Parti sociali favorevoli a un governo Monti, ma con sfumature profondamente diverse. La Cgil fa sapere che la strada maestra restano comunque le elezioni e che l’eventuale nuovo governo dovra’ restare lo stretto necessario per ridare credibilità al paese sui mercati finanziari. Il sindacato di Corso Italia, inoltre, sostiene che una nuova credibilità richieda subito un segno di discontinuità, attraverso misure di equità fiscale come la patrimoniale e una maggiore attenzione al lavoro, a partire dai giovani.
Diversa la posizione della Cis, che da tempo sostiene la necessita’ di un governo di unità nazionale che riscriva le regole del gioco. Il segretario generale Raffaele Bonanni considera una “soluzione importante” l’avvio di un nuovo esecutivo in tempi brevi, e sottolinea come la scelta di Mario Monti quale presidente del Consiglio sia ‘’auspicata da tempo dalla Cisl”.
Anche la Uil e’ per un governo di emergenza nazionale, “con un’ampia base parlamentare, purché non sia un governo che serve solo a galleggiare”. Il segretario generale Luigi Angeletti sottolinea infatti che occorre ‘’un Governo che sappia prendere delle decisioni pèrchè la fiducia, che è il nostro vero deficit, non la si riacquista con gli annunci. In Italia esiste una questione che si chiama costi della politica, che non è solo un aspetto morale, è anche un problema economico. La politica controlla quasi la metà della ricchezza del paese, se la politica fosse in grado di ridurre i propri costi, questo significare dare un messaggio di fiducia e di governabilità”. “Un Governo – ha aggiunto – che invece serve semplicemente a galleggiare, perché magari la maggioranza dei deputati non vuole elezioni anticipate non farebbe bene al Paese”.
Il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, a sua volta, aggiunge che “una soluzione alla crisi di governo e’ indispensabile, soprattutto per evitare elezioni anticipate. “Ma – aggiunge – non illudiamoci: con un esecutivo tecnico, ulteriori sacrifici per lavoratori e pensionati non sono assolutamente scongiurati”. Per il sindacalista “non vi sono dubbi sulle qualità professionali e morali del senatore Mario Monti. Tuttavia, qualora diventasse presidente del Consiglio, sarà chiamato a dare le risposte che l’Europa si aspetta dall’Italia e avrà la possibilità di farlo con maggiore libertà rispetto ad un esponente politico più legato al nostro Paese. Per questo e per evitare il frammentarsi delle posizioni all’interno di maggioranza e opposizione, al quale stiamo purtroppo assistendo, avremmo preferito un governo di larghe intese”.
Molto soddisfatta dell’ipotesi Mario Monti, è il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, per la quale tale opzione risponde all’appello delle imprese per un governo nazionale di emergenza.
Del tutto opposto, invece, il giudizio dell’attuale ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: “un governo partecipato e sostenuto dalla sinistra -afferma- rappresenterebbe solo l’illusione di una maggiore stabilità politica ed economica”. Per Sacconi, “la stessa guida di un tecnocrate finirebbe presto con l’evidenziare la sua distanza dalla prevalente dimensione popolare della nostra società per soddisfare solo èlite che non hanno mai saputo farsi classe dirigente. Per non dire -conclude – di quei valori fondamentali della tradizione nazionale, come la vita e la famiglia, cui era stata data una doverosa dimensione pubblica perché sono alla base di ogni questione sociale, che verrebbero quantomeno cancellati dall’agenda del Governo e del Parlamento”.
Luca Fortis