Dal palco della Repubblica delle idee, a Napoli, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti spiega e difende la sua riforma del lavoro, a cominciare dalla questione dei contratti a termine. Secondo il ministro non è corretto parlare di “liberalizzazione” dell’uso del contratto a tempo determinato, ma piuttosto di semplificazione. L’operazione che il governo sta facendo ha infatti come obiettivo quello di rendere più facile, ma soprattutto più vantaggioso, alle imprese, assumere con questa tipologia, piuttosto che usare forme di “non-contratto” che favoriscono il lavoro precario: “Noi facciamo del contratto a termine un contratto buono, ma questo è solo il punto di partenza”.
La line strategica del ministro è apparsa chiara: “Per creare lavoro servono imprese che crescano, ne sono convinto. E le nostre regole dicono alle imprese: non avete più scuse per non assumere. Anche gli 80 euro rientrano nelle nostre intenzioni di aiutare la domanda, i consumi e quindi la produttività”. E in merito all’analisi generale delle condizioni del lavoro attuali italiane, il ministro ha precisato: “La colpa è delle imprese, del sindacato, della politica e delle istituzioni. Non aver affrontato i problemi ha fatto sì che dopo hanno pagato tutti i cittadini. Ma l’Italia era già ferma da dieci anni, la crisi lo ha solo evidenziato”.
In quanto alle pensioni e alla questioni degli esodati, Poletti ha affermato di non voler aumentare l’età, ma di voler creare un “contratto equità” che permetta ai lavoratori vicini alla pensione e che perdono il lavoro, di arrivare all’età pensionabile.
Anche riguardo all’allarmante situazione della disoccupazione giovanile, il ministro ha ribadito le colpe: “sono state le nostre politiche. L’Italia ha pensato di poter risolvere i problemi scaricando i costi delle decisioni sui cittadini non decidendo. Ma questo governo non vuole piangere, vuole fare. Per rendere l’Italia un paese di grandi opportunità, spazzando via l’Italia dei piccoli privilegi e delle piccole enclavi” e invita i giovani a registrarsi sulla pagina del sito del Ministero dedicata al progetto europeo “Garanzia Giovani”: “Le agenzie pubbliche vi chiameranno entro 4 mesi e vi faranno una proposta: tornare a scuola, apprendistato, servizio civile, attività formative. Ma adesso sul sito c’è anche un’altra pagina: è dedicata alla registrazione delle imprese disponibili a servirsi di questi giovani, che oggi sono in 70mila a essersi registrati. Per me è un successo”.
E quando dall’uditorio del Salone d’Ercole, a Palazzo Reale, si sono sollevate voci di dissenso in merito ad un altro drammatico dato, quello della mancata integrazione sociale dei lavoratori over 50, Poletti ha risposto secco: “L’Europa ha fatto un regolamento che comprende la fascia 15/25 anni. L’Italia ha ottenuto di ampliare la fascia fino ai 29 anni. Poi possiamo mettere in campo incentivi per chi assume lavoratori su con l’età. Ma, ancora una volta, ripeto che la risposta è nell’economia e nelle imprese. Possiamo dare tutti gli incentivi che si vogliono, ma se non si crea lavoro, il lavoro non c’é”.