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Tre milioni di persone sono in attesa del nuovo contratto da oltre un anno. Per loro, arriva una mezza buona notizia: la trattativa, interrotta sei mesi fa, potrebbe adesso riaprirsi, con l’obiettivo di arrivare in porto. Lo annuncia al diario del Lavoro Francesco Rivolta, direttore generale di Confcommercio, nel corso della terza puntata di Duel. Nel confronto con Maria Grazia Gabrielli, segretario generale della Filcams Cgil, Rivolta ha affermato: ‘’sono ottimista: dopo alcuni mesi di black out, le organizzazioni sindacali ci hanno chiesto di riprendere il negoziato. La nostra disponibilita’ al riguardo e’ totale: nei prossimi giorni ci saranno i primi contatti per verificare se ci sono le condizioni per riaprire il confronto’’.
Rivolta ha ricordato l’importanza di un contratto che riguarda ben tre milioni di persone, in pratica il piu’ grosso del settore privato, e sottolinea che, data la particolare situazione economica e sociale, e’ ancor piu’ fondamentale che le parti sociali diano risposte ai loro rappresentati. E tuttavia, il direttore generale di Confcommercio ricorda che tra le cause che hanno portato allo stop del confronto c’e’ stata, anche, da parte dei sindacati, la ‘’mancata comprensione della situazione economica del paese, che non puo’ non riflettersi nei contenuti del nuovo contratto. Infatti, abbiamo chiesto ai sindacati di tenerne conto: oggi, il problema non e’ tanto quello di ampliare le tutele, quanto di conservare i livelli occupazionali’’.
I dati del settore, del resto, sono quelli noti: nei primi otto mesi del 2014 il saldo tra le imprese che aprono e quelle che chiudono e’ stato negativo per 30 mila unita’, che si sommano alle 40 mila del 2013 e alle 30 mila del 2012. Un’ecatombe,‘’e non si puo’ pensare che il contratto non ne tenga conto’’, insiste Rivolta.
Ribatte Gabrielli: ‘’conosciamo bene le difficolta’ del settore, che tuttavia, in alcuni casi, sono da attribuire a politiche di espansione errate messe in atto dalle stesse aziende’’. Rispondendo alle sollecitazioni di Massimo Mascini, che gli chiedeva cosa effettivamente serva alle aziende del settore per ripartire, Rivolta ha affermato: ‘’abbiamo di fronte due strade possibili: la compressione dei salari o l’aumento della produttivita’. Noi non siamo per la prima soluzione, che avrebbe oltretutto effetti ancor piu’ depressivi sui consumi, penalizzando ulteriormente il nostro settore. Dunque, non resta che l’aumento di produttivita’, ma questo e’ un tema che va affrontato molto seriamente, iniziando con lo sciogliere alcune rigidita’ che ancora permangono”.
Replica Gabrielli: ‘’abbiamo adeguato le nostre richieste, tenendo conto della crisi e delle esigenze delle imprese. Concordiamo che l’obiettivo debba essere quello di salvaguardare l’occupazione, ma non puo’ essere il motivo per dimenticare la difesa dei diritti e della dignità del lavoro’’. A sua volta, Rivolta osserva: “quello che stiamo cercando di fare non e’ un contratto ‘da amare’, ma un contratto da applicare: frutto di un compromesso difficile, che deve coniugare l’inflazione zero con le esigenze, legittime, di dare dinamicita’ ai salari. Un’operazione complicata, ma del resto e’ il contratto della crisi. Dunque, e’ possibile anche pensare che si tratti di un contratto di passaggio, provvisorio: sperando, naturalmente, che questa crisi prima o poi finisca’’.
Quanto al Jobs Act, i rappresentanti di imprese e lavoratori concordano: non e’ la risposta giusta. Gabrielli ribadisce il giudizio negativo della Cgil: ‘’si e’ intrapresa la strada sbagliata, non servira’ ad assumere, e aumentera’ proprio quelle differenze che dichiarava di voler ridurre’’. Altrettanto deciso Rivolta: ‘’sono assolutamente d’accordo con Gabrielli. Non e’ con strumenti come il Jobs Act che si puo’ fare occupazione. E’ positivo che il governo abbia messo al centro il lavoro, ma il fatto che questa riforma sia avvenuta senza il confronto con le parti sociali rappresenta un vulnus insanabile’’.