“Il municipio VI, in quanto istituzione, avrebbe il dovere di far rispettare le leggi, compresa la 194, invece di promuovere sui propri canali social la raccolta di firme a sostegno della legge d’iniziativa popolare per obbligare i medici a mostrare il nascituro alla donna prima di effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza”. Così, in una nota, la Cgil di Rieti Roma est Valle dell’Aniene.
“Troviamo inaccettabile questa presa di posizione – continua la nota-. Una scelta che non ha niente a che vedere con la promozione della sana partecipazione della cittadinanza alla vita democratica del Paese e che rappresenta l’ennesimo attacco ai diritti delle donne, continuando a proporre un modello di società patriarcale, misogino e retrogrado del quale crediamo la società non senta il bisogno. Se davvero si vogliono sostenere le donne e la maternità sono ben altre le decisioni da prendere, iniziando dagli investimenti sul welfare e costruendo le condizioni che superino il divario di genere occupazionale, retributivo e di carriera. Scelte che l’attuale Governo, nonostante gli annunci, non sta facendo, come pure il governo regionale, che taglia i servizi sanitari e aumenta le tasse ai cittadini e alle cittadine con i redditi medio-bassi”.
“Lo stesso dicasi per il municipio VI che si sta intestando una battaglia ideologica e lesiva della dignità delle donne che consapevolmente e liberamente scelgono di interrompere una gravidanza non desiderata. Tale presa di posizione da parte di chi interpreta la libertà non come un valore costituzionale ma come un concetto personale non solo non tiene conto di quanto rinunciare alla maternità sia sempre una scelta dolorosa, che lascia segni indelebili, ma ha l’effetto di riportare le donne a ricorrere non più alle strutture pubbliche ma a quelle clandestine, mettendo a rischio la propria vita”.
“Non consentiremo tale deriva – conclude la nota – e anche per queste ragioni il prossimo 17 novembre sarà sciopero generale e scenderemo in piazza”.
e.m.