La Rete degli studenti medi, Unione degli Studenti e Unione degli Universitari scenderanno in piazza venerdì 7 ottobre per una mobilitazione nazionale sul diritto allo studio.
“Vogliamo una legge nazionale sul diritto allo studio – dichiarano le Unioni – perché migliaia di studentesse e studenti, sono esclusi dall’accesso ad un’istruzione gratuita e di qualità.”
Tra i motivi della protesta, una forte opposizione alla scuola-azienda, all’alternanza scuola-lavoro “come sfruttamento”, “al preside manager: vogliamo decidere insieme in assemblee partecipate da tutti coloro che vivono la scuola ogni giorno”, alla privatizzazione dei luoghi del sapere, alla riduzione degli spazi di decisione di giovani e studenti, a un futuro precario e “all’imposizione di logiche di mercato nei luoghi della formazione, perché ostacolano la libera scelta dei percorsi di studi”.
“Dobbiamo riconoscere che la Buona Scuola si lega al Jobs Act per connettere formazione privatizzata e lavoro precario– continuano le organizzazioni -, concretizzando politiche d`austerità nel Paese; in ultimo luogo bisogna intercettare nella riforma della Costituzione la ‘ciliegina sulla torta’ che funge da irremovibile sigillo con cui si chiude l`era della possibilità di decidere.”
Il 21 ottobre, inoltre, i sindacati Usb, Unicobas, Usi hanno indetto uno sciopero generale di docenti e personale Ata, per una manifestazione “in difesa dei diritti del lavoro e dello stato sociale.”
“Crediamo che oggi sia fondamentale ricostruire una coscienza critica nel nostro paese” dichiara Giammarco Manfreda il coordinatore nazionale delle Rete degli studenti medi “Ripartendo dalla voce degli studenti, da quelle che sono le loro esigenze per poter avere riconosciuto il loro ruolo nella società, come il Lavoro, che oggi vediamo sempre più come qualcosa di difficile da raggiungere al termine del percorso di studio, l’Inclusione e l’Integrazione, il Welfare e il Diritto allo Studio, il persiste de divario tra Nord e Sud del paese, ma sopratutto vogliamo parlarne in quanto cittadini europei, ripensando un’Europa che rimetta al centro le persone ed i loro bisogni. Per queste ragioni è per noi fondamentale tradurre i problemi individuali in rivendicazioni collettive e raccontare una generazione che vuole dare forma e concretezza alle risposte che cerca.”
Continua Manfreda: “Abbiamo poi l’intenzione di costruire un manifesto generazionale che raccolga le nostre rivendicazioni e sia in grado di raccontare la condizione precaria in cui viviamo.Crediamo che la risposta alle diseguaglianze possa essere soltanto l’affermazione di diritti, e lo rivendicheremo con forza nella manifestazione del 7 Ottobre”