A seguito di una telefonata fra il presidente americano Barack Obama e quello cubano, Raul Castro, gli Stati Uniti hanno deciso di ripristinare le relazioni diplomatiche con Cuba, interrotte mezzo secolo fa. Oggi, entrambi i presidenti, ne hanno dato l’annunciato in un intervento pubblico alle rispettive nazioni.
I presidenti dell’America Latina che fanno parte del Mercosur, mercato comune che riunisce Brasile, Argentina, Venezuela, Uruguay e Paraguay, hanno salutato con entusiasmo l’annuncio sul ripristino delle relazioni diplomatiche tra Cuba e gli Stati Uniti. “Una storica correzione” ha affermato il leader venezuelano Nicolas Maduro scatenando l’applauso dei presidenti riuniti a Parana (nord dell’Argentina) per il 47esimo vertice del Mercosur
Primo segnale del disgelo è stato lo scambio di detenuti fra le due nazioni: Alan Gross, cittadino americano arrestato cinque anni a Cuba fa, è oggi tornato negli Stati Uniti, mentre i tre detenuti cubani (Gerardo Hernández, Ramón Labanino e Antonio Guerrero) detenuti negli Usa con l’accusa di spionaggio, hanno fatto ritorno anch’essi al proprio paese d’origine.
Gli Stati Uniti hanno deciso di porre fine a un approccio “datato” verso Cuba, ha annunciato il presidente Barack Obama, aggiungendo che “Isolare l’isola cubana ha avuto pochi effetti”, dato che “i Castro e il partito comunista” sono ancora al potere.
L’amministrazione del presidente americano Barack Obama sottolinea come sia chiaro che “decenni di isolamento di Cuba voluto dagli Usa hanno fallito nel raggiungere il nostro obiettivo per la promozione e la crescita di Cuba come una nazione democratica, prospera e stabile”.
Il riconoscimento dei limiti dell’approccio di Washington Dc verso L’Aavana porta la Casa Bianca a dire che non può “continuare a fare la stessa cosa e ad aspettarsi gli stessi risultati”. Per quanto piena di “buone intenzioni”, la strategia americana ha pochi effetti oggi, così come li aveva nel 1961: “Cuba è governata dai Castro e dal partito comunista”.
Anche per questo, continua la nota della Casa Bianca, “non è nell’interesse degli americani, o del popolo cubano, la spinta di Cuba verso il collasso…E’ meglio incoraggiare e sostenere le riforme che imporre politiche che faranno fallire la nazione”.
Allentando le ostilità esistenti da oltre 50 anni, gli Usa premono sull’isola caraibica affinché “liberi il potenziale” del suo popolo. Come? “Mettendo fine a inutili restrizioni sulle loro attività politiche, sociali ed economiche”. E’ in questo spirito, spiega la Casa Bianca, “che non dobbiamo permettere alle sanzioni Usa di aggiungere altro peso sulla popolazione cubana”.
Per quanto riguarda la questione, principale, dell’embargo il presidente cubano Raul Castro ha comunque sottolineato che, con il presidente americano, è stato raggiunto un “accordo sul ripristino delle relazioni diplomatiche” tra i due Paesi, interrotte da più di mezzo secolo. Tuttavia, “questo non vuol dire che il problema principale, l’embargo economico, sia stato risolto”, ha aggiunto in un discorso trasmesso dalla tv di stato.
Ci sarebbe, fra i primi segnali di questa storica svolta, anche lo sblocco dell’import e dell’export da e verso Cuba tra le misure annunciate oggi dalla Casa Bianca volte a normalizzare le relazioni tra gli Stati Uniti e l’isola cubana.
Con l’intento di dare slancio al “nascente settore privato” cubano, gli Stati Uniti potranno esportare verso Cuba materiali per le costruzioni, beni che possono utilizzare gli imprenditori locali e attrezzature agricole per piccoli agricoltori. “Questi cambiamenti”, recita una nota della Casa Bianca, “renderanno più facile per i cittadini cubani l’accesso a determinati beni a prezzi contenuti al fine di migliorare i loro standard di vita e ottenere una maggiore indipendenza economica dallo Stato”.
I cittadini americani che, provvisti dell’opportuno permesso, viaggeranno a Cuba potranno fare ritorno nella loro nazione con beni cubani per un valore massimo di 400 dollari di cui non più di 100 dollari possono derivare da tabacco e alcolici.
F.P.