Causa crisi, un nuovo disoccupato su tre in Italia è straniero. E’ quanto emerge da una indagine della Fondazione Leone Moressa. L’altro dato interessante riguarda la costante l`etnicizzazione delle professioni: rumeni e albanesi nell`edilizia, ucraini e moldavi nell`assistenza alla persona.
Entrando più nel dettaglio: In Italia nel 2011 si contano complessivamente 2,2 milioni di occupati stranieri, il 9,8% di tutti i lavoratori. La nazionalità più rappresentata tra i lavoratori stranieri è la Romania con oltre mezzo milione di soggetti, un quarto di tutta la manodopera straniera. Seguono albanesi (232 mila) marocchini (147 mila) e ucraini (132 mila). A fronte di questi 2,2 milioni, 310 mila stranieri sono disoccupati, vale a dire il 12,1% di tutta la popolazione straniera. Tale disoccupazione ha conosciuto un incremento quasi del 50% dal 2008 al 2011.
DISOCCUPAZIONE PER REGIONI: La crisi ha fatto aumentare il livello della disoccupazione maggiormente tra la popolazione straniera rispetto a quella italiana. Nel 2011, il tasso di disoccupazione straniero mostra valori più elevati al Nord (17,4% in Piemonte e Val d`Aosta, 11,5% in Lombardia) rispetto alle aree meridionali ( 8,1% in Campania, 9,4 in Calabria).
Dall`inizio della crisi ad oggi, i nuovi disoccupati stranieri sono 148 mila e rappresentano un terzo della nuova disoccupazione in Italia. Incidenze più elevate dei disoccupati stranieri si rilevano in Liguria (88,2%), Sicilia (62,2%) e Umbria (55,5%).
OCCUPATI PER NAZIONALITA’: I romeni sono i primi occupati in termini di numerosità tra gli stranieri con 561 mila lavoratori che costituiscono il 24,9% della popolazione straniera occupata complessivamente. Al secondo posto si collocano gli albanesi (10,3%) i marocchini (6,5%) e gli ucraini (5,9%).
PROFESSIONI PER SESSO: Gli stranieri sono generalmente occupati in mansioni umili, come dimostra il fatto che più della metà degli uomini (54,0%) e oltre i tre quarti delle donne (77,5%) ricoprono mansioni dalla bassa qualifica. Tra gli uomini, le professioni più diffuse sono legate all`ambito delle costruzioni (15,7%), quindi muratori, carpentieri e ponteggiatori, a seguire facchini, magazzinieri e addetti alle consegne (5,4%) e esercenti o addetti nelle attività di ristorazione (5,3%). La metà delle donne è impegnata in lavori di cura o di assistenza, di cui il 30,6% non richiede nessuna qualifica. L`8,2% delle donne è occupato come esercente o addetto alle attività di ristorazione e il 7,2% nelle pulizie come personale non qualificato.
PROFESSIONI PER NAZIONALITA’: In generale gli stranieri provenienti da alcuni Paesi dell`est Europa (come rumeni, albanesi) sono occupati in mansioni legate in prevalenza al settore delle costruzioni, mentre altri cittadini dell`Europa nord orientale (come ucraini, moldavi, polacchi) mostrano delle specializzazioni maggiori nei settori dei servizi alla persona e domiciliari, siano esse professioni qualificate e non. Anche per filippini, indiani o per alcuni stranieri provenienti dall`America Latina (come peruviani o ecuadoregni) l`assistenza alla persona è la professione più ricoperta.
Se si osserva per ciascuna etnia la concentrazione per le prime 3 professioni più ricoperte, si scopre come vi siano delle vere e proprie specializzazioni professionali: per gli ucraini o per i filippini, rispettivamente, il 68,0% e il 77,4% di tutti i lavoratori di quelle nazionalità sono concentrati nelle prime 3 professioni che, in questo caso, consistono nei servizi domestici o alla persona: addirittura il 63,4% degli occupati filippini ricopre una professione non qualificata nei servizi domestici.
“I dati sulla disoccupazione e soprattutto gli andamenti dal 2008 al 2011 – viene sottolineato nell’indagine della Fondazione Leone Moressa – mostrano come la crisi abbia ingrossato anche le fila dei disoccupati stranieri. Il peso che gli immigrati hanno tra i nuovi disoccupati risulta consistente al di là delle differenze regionali. Gli stranieri che riescono a fronteggiare la crisi, lo fanno in virtù delle nicchie professionali in cui ormai sembrano essersi stabilizzati e su cui si concentrano in base a genere e nazionalità. Gli stranieri soddisfano, infatti, sia la domanda di lavoro a cui ancora pochi italiani rispondono, sia le esigenze delle famiglie italiane che non trovano nel welfare adeguati servizi di cura e di assistenza alla persona”.
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