“Trovare oggi la modalità per diventare soggetto intercettore di persone e di esigenze nuove, in un progetto che incarni la speranza di una nuova condizione umana”. Questa, in sintesi, la sfida che la Fim si è posta e di cui si è trattato nella due giorni di Assemblea organizzativa dedicata al futuro del sindacato nell’era dell’industria 4.0.
Nella relazione a cura del segretario generale nazionale Marco Bentivogli, si toccano diversi temi: dalla maggiore responsabilizzazione e autonomia dei delegati delle Rsu, alla necessità di ridurre “l’eccessiva frammentazione industriale” attraverso la promozione della bilateralità e della contrattazione territoriale; dalla valorizzazione del “luogo di lavoro” come “baricentro” dell’azione sindacale, alla riduzione del numero dei contratti nazionali, “arrivati a quota 712, con almeno il 70% di parti comuni”. Su questo punto Bentivogli interpella direttamente Confindustria, invitandola a “superare il ‘nuovismo da convegno’”, abbattendo le “resistenze delle associazioni di Impresa” e andando verso “il contratto del settore industriale”.
Sullo stato attuale del sindacato, inoltre, Bentivogli sottolinea come, in due anni, gli under 25 siano cresciuti del 238%: “Erano anni che non avevamo un risultato così importante, che non dipende da un aumento delle assunzioni, ma dall’aver mostrato un’immagine più giovane e combattiva del nostro sindacato contro lo ‘sconfittismo’ prevalente”. Una dimostrazione della “vitalità” e della “capacità attrattiva” del sindacato dei metalmeccanici.