Mads Nissen vinse nel 2021 il World press photo con uno scatto che ritraeva un’infermiera e una paziente strette una all’altra, in una confusione di mascherine e di protezioni, durante la pandemia. “Il primo abbraccio”, annunciava con speranza e tenerezza la didascalia. Pochi giorni fa, il fotografo danese ha ottenuto di nuovo il premio, stavolta con un’immagine “terribile e dolorosa”. Così l’ha definita l’Osservatore Romano, unico giornale al mondo che ha deciso di pubblicarla con grande evidenza in prima pagina “per sottrarre alla coltre dell’indifferenza le tante, troppe storie di dolore che incontriamo nelle periferie del mondo. Quello sguardo non si può oscurare. Deve raggiungere i nostri occhi, deve poterci ferire”.
A trafiggerci è il volto di Khalid Ahmad. Un giovane afghano di 15 anni al quale è stato asportato un rene. Non per una malattia ma per bisogno. Suo padre Mohammad, operaio edile, perso il lavoro e non riuscendo più a portare a casa cibo e medicine per la moglie e i 12 figli, aveva chiesto prestiti ad amici e conoscenti. Tornati i talebani al potere, dopo il ritiro degli Stati Uniti e della Nato a fine agosto 2021, i creditori hanno preteso con la forza di riavere i propri soldi. L’uomo, nell’illusione di offrire una speranza al resto della famiglia, ha accompagnato il ragazzo in ospedale e venduto il suo rene per 3500 dollari. Un gesto incredibile, inaccettabile ai nostri occhi, ma con tutta evidenza la fame, gli stenti e la violenza hanno obnubilato ogni scrupolo.
In Italia il traffico di organi è punito con la reclusione da 3 a 12 anni ma ancora nel 2007, durante un’indagine nel torinese su una vicenda di estorsione, vennero fuori casi di espianti illegali per pagare gli usurai. E nel 2016 una donna disperata mise su un sito di e-commerce un’offerta di questo tipo, certa di trovare un qualche acquirente. Il mercato clandestino frutta un miliardo e mezzo di dollari ogni anno fornendo materiale per circa 180 mila interventi. In Bosnia, Serbia e Croazia fino a qualche anno fa era possibile leggere annunci on line di questo tipo: “Rene in vendita a metà prezzo, 25 mila euro, possibilità di pagamento a rate”.
E chi può dire che succede in Paesi dilaniati da conflitti come lo Yemen o la Siria? Che avverrà in Sudan? Siamo certi che in Ucraina non stia accadendo qualcosa del genere? Nei Paesi sconvolti da guerre, fame, miseria, i corpi umani diventano una merce a tariffe scontate. Cina, India, Nepal sono zone grige. In gran parte dell’Africa, terra di nessuno, tutto appare possibile.
L’Iran è l’unica nazione nella quale si può decidere di mettere legalmente sul mercato propri organi. C’è poi la tratta degli esseri umani: bambini, donne, uomini rapiti per essere tagliati e venduti a pezzi. Si calcola che dal 2006 al 2019 (ultimo dato disponibile) siano state oltre 700 le vittime di questo macabro e infame commercio, ma il numero, in realtà, è superiore e sfugge ad ogni possibile calcolo. Fegato, cuore, polmone, pancreas. Non si butta via niente.
Mads Nissen ha titolato la sua opera “Il prezzo della pace”. Spiega: “La mia speranza con questo lavoro è più di ogni altra cosa creare non solo consapevolezza, ma impegno per i milioni di afghani che hanno un disperato bisogno di cibo e aiuti umanitari”.
In Afghanistan il 97% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e non ha abbastanza da mangiare. Oltre un milione di bambini è gravemente malnutrito. E la crisi può solo peggiorare.
Tra gli affogati nel naufragio di Cutro c’era anche Meysam Ghasemi, 15 anni come Khalid Ahmad, anch’egli di Herat. Aveva il corpo martoriato da ecchimosi, lo zio lo ha riconosciuto per un tatuaggio sul petto.
Scarti umani. Da respingere. Perché dovremmo proteggerli? Vogliono prendere il nostro posto, sostituirci. Invece di venire da noi, si vendessero un rene! Quello possiamo sempre comprarlo, al bisogno. Mica siamo razzisti.
Marco Cianca