A partire da questa mattina, circa 200 dipendenti dell’Alcar di Vaie sono entrati in sciopero a seguito dell’interruzione del tavolo di trattativa, avvenuto nella serata di ieri, riguardante la vicenda dell’affitto dell’azienda in concordato preventivo. In particolare, a far scattare lo stato d’agitazione, è stato l’aut aut aziendale: “o si concorda in base a quanto previsto dalla richiesta aziendale, o l’Alcar Industrie, entro 48 ore, ritirerà la propria offerta rimettendo l’Alcar alla decisione del tribunale fallimentare di Lecce”.
L’Alcar, carpenteria fornitrice di componenti per le macchine di movimento da terra, con due stabilimenti in Italia (Vaie e Lecce), entrò in crisi nel 2008, quando la Cnh, allora principale cliente del gruppo facente capo alla famiglia Montinari, interruppe improvvisamente il piano di commesse. Da lì la decisione del concordato preventivo, ma, ad oggi, l’unico soggetto interessato a rilevare le produzioni è stata l’Alcar Industrie, nuova società che vede ancora la partecipazione della famiglia Montinari di Lecce, in un nuovo mix societario costituito con alcuni dirigenti dell’Alcar.
“Nel mese di marzo – spiega la Fiom Torino in una nota – si sarebbe dovuto perfezionare l’affitto dalla curatela da parte della società Alcar Industrie; tale perfezionamento l’Alcar Industrie l’ha però vincolato ad un accordo sindacale nel quale si sarebbe dovuto concordare il taglio del costo del lavoro dei dipendenti, in un range compreso tra il 9 e il 25%; cifre insostenibili da parte delle lavoratrici e dei lavoratori che già percepiscono salari contenuti. A ciò – prosegue il comunicato – si aggiunga che questi stessi lavoratori hanno già effettuato sacrifici economici, rinunciando a parte del salario accessorio (ticket e premio di risultato), oltre all’essersi visti il salario nel frattempo falcidiato dal ricorso continuo ad ammortizzatori sociali”.
Le organizzazioni sindacali Fiom e Fim di Torino, e Fiom, Fim e Uilm di Lecce, hanno dato disponibilità a discutere del contenimento dei costi, avanzando anche proposte alternative di congelamento temporaneo di alcune voci salariali per i prossimi dodici mesi, con una restituzione certa a fine percorso, ma con meccanismi più contenuti, equi ed economicamente sostenibili dalle lavoratrici e dai lavoratori coinvolti, di quanto previsto dalla proposta aziendale.