Sono bastate poche ore per distruggere e polverizzare l’immagine della più grande democrazia occidentale. L’assalto dei sostenitori di Trump a Capitol Hill ci ha restituito un’America debole, divisa da lacerazioni economiche, sociali e razziali. Un’America messa in ginocchio dalla pandemia e da un presidente che nei suoi quattro anni di mandato non ha mai dimostrato di avere cura delle istituzioni democratiche del suo paese.
L’irruzione nelle sale del Congresso è l’ultimo atto di un’escalation che si è conclusa nel peggiore dei modi. Trump ha giocato con il fuoco, bruciandosi. La sua persona ne uscirà inevitabilmente compromessa, e gli appelli alla calma e al rispetto delle forze dell’ordine, dopo aver fatto scappare i buoi dalla stalla, alimentano ancor di più il ritratto di un uomo totalmente dissociato dalla realtà. Un bambino un po’ troppo cresciuto, che nella sua cameretta dipinta di bianco, invece dei trenini e dei peluche, ha accesso a codici nucleari, e innesca la miccia del risentimento e del rancore con la stessa inconsapevolezza con la quale un infante accende un petardo a per l’ultimo dell’anno.
Un episodio che deve farci innalzare il livello di guardia sulla fragilità delle nostre democrazie in un momento così cruciale e drammatico. Nel pieno di un’emergenza molti tendono a vedere la ritualità e la prassi della democrazia come una perdita di tempo. La libertà diventa un’occasione dar sfogo alle più triviali manifestazioni di dissenso. La pandemia ha maledettamente messo a nudo le contraddizioni di una società dilaniata da diseguaglianze e ingiustizie. Il covid non ha ancora presentato interamente il suo conto, ma sappiamo che sarà salatissimo, con gravi ricadute sulla tenuta sociale. I sostenitori di Trump che assaltano il cuore della democrazia americana sono il monito più forte di ciò che può accadere quando il senso di comunità viene meno.
Con il nuovo anno paura e preoccupazione non sono scomparse. C’è forte incertezza per il futuro. Il vaccino segna un punto di svolta, ma è ancora troppo presto per tirare il fiato. Passata l’emergenza sanitaria, si dovrà affrontare quella economica, riscostruendo una società diversa e mettendo all’angolo una certa idea di politica che cavalca l’insofferenza e l’astio delle persone. In quattro anni Trump ha saputo solo dividere, e l’unica cosa che ha provato a erigere è stato un muro, peraltro con scarsi risultati. Ha accarezzato i complottisti e i negatori del virus. Si è fatto portavoce di cure smentite dalla comunità scientifica, salvo poi ricorrere alla più innovative terapie una volta aver contratto il covid. Il motto “Make America Great Again” è stato un boomerang, e gli ultimi giorni del suo mandato hanno reso la nazione tutt’altro che grande.
Se la pandemia è stata in grado di mettere in ginocchio la più grande democrazia del mondo, che cosa potrebbe accedere ai piccoli stati del Vecchio Continente se decidessero di muoversi in ordine sparso. Teniamoci dunque stretti la nostra cara Europa, teniamoci stretti la vittoria di Biden e soprattutto teniamoci stretti la democrazia, ripartendo dall’anno zero dell’America.
Tommaso Nutarelli