In questa intervista al Diario del lavoro Maria Emanuela Basti, responsabile delle relazioni industriali di Ania, l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, spiega i contenuti principali dell’ipotesi di accordo raggiunta con i sindacati per il rinnovo del contratto e fa il punto sullo stato di salute e le sfide future che attendono il settore.
Con i sindacati avete raggiunto l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto. Come è stato il percorso che ha portato all’intesa?
È stata una trattativa sicuramente influenzata dalla situazione socio-economica che stiamo vivendo, con un’inflazione ormai pericolosamente alta. Tutto questo ha determinato una forte volontà di arrivare al più presto a un accordo per dare una risposta responsabile da parte delle imprese alle istanze economiche dei lavoratori del settore
Qual è lo stato di salute delle relazioni industriali?
Il nostro settore si caratterizza per relazioni industriali altamente collaborative e incentrate sul dialogo. Il sindacato rappresenta lavoratori con professionalità evolute, e il confronto non si muove mai in maniera rivendicativa, nel senso peggiorativo del termine, ma punta a una contrattazione di qualità.
Quali sono i contenuti principali del documento?
Siamo intervenuti sul sistema classificatorio del personale, prevedendo per i dipendenti appartenenti ai livelli 5 e 6, ossia i più alti, la piena fungibilità delle attività, esigibili da parte delle imprese. Questo permette una maggiore flessibilità del lavoro utile a far fronte ai bisogni dettati dall’organizzazione del lavoro. Abbiamo poi modificato il fondo di solidarietà, totalmente autofinanziato, mettendo in campo nuove prestazioni e rendendo più efficace l’accesso alle prestazioni straordinarie del fondo. C’è poi tutta la parte dedicata ai diritti sociali e civili, attraverso i quali abbiamo puntato a migliorare il benessere dei lavoratori, con una più efficace conciliazione tra vita e lavoro, o con un’attenzione alle tematiche di genere e all’inclusione e valorizzazione delle diversità.
Che sfide si prospettano per il settore?
La pandemia ci ha lasciato in eredità lo strumento dello smart working, che oggi non ha più una valenza emergenziale, ma strutturale. Questo non solo ha portato a una profonda trasformazione nell’organizzazione del lavoro, ma ha cambiato anche la percezione delle grandi aziende sull’impatto che possono avere, soprattutto nelle grandi città, anche in termini di rispetto dell’ambiente. C’è poi il cambiamento innescato dalla transizione tecnologica, e per il quale abbiamo dato vita all’Osservatorio nazionale sulla digitalizzazione. Si tratta di uno strumento di confronto che consentirà di anticipare e gestire le evoluzioni tecnologiche e le loro ricadute.
Con quali strumenti si possono affrontare?
La formazione è il principale strumento che possiamo mettere in campo per governare queste trasformazioni e non subirle.
Che risposte chiedete alla politica?
Ci confronteremo con il Ministero del Lavoro sull’accordo appena sottoscritto di modifica del fondo di solidarietà, con l’auspicio che la volontà delle parti sociali del settore, espressa attraverso tale intesa, sia considerata meritevole di essere attuata e che ciò porti all’emanazione al più presto del decreto attuativo per renderlo operativo. Ci sono poi altri temi, che interessano in modo trasversale tutti i settori merceologici, come il taglio del cuneo fiscale, la riforma delle pensioni, gli sgravi contributivi.
Tommaso Nutarelli