La ripresa è una speranza, certo, ma non ancora una certezza. “Se dovessimo guardare ai dati che abbiamo, tutto si vede tranne che segnali di ripresa” dice Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ospite del Videoforum di Repubblica Tv . “Siamo all’ottavo trimestre di seguito in recessione e il tendenziale del pil segna comunque un -2% nel secondo trimestre. La situazione è molto pesante. Ci sono poi osservatori che cominciano a dire che più in fondo non si possa andare, mi auguro abbiano ragione”. Il segretario ha poi affrontato i nodi politici che dovrebbero essere affrontati in questa fase: “Una situazione economica così difficile richiede segni che la contrastino e attualmente non ne vediamo abbastanza – afferma – la disoccupazione continua a salire, le imprese in crisi aumentano ci vogliono scelte politiche che ancora non vediamo”.
“La situazione del Paese è così difficile che il tema vero è che cosa bisogna fare? Letta prova spesso a parlare di occupazione come uno dei temi centrali, ma poi non ne vediamo la coerenza. Perché i vari piccoli provvedimenti non servono. Nessun di questi segna un vero cambio di fase. Allora la domanda che farei al governo è: ‘Quale provvedimento a settembre potrebbe segnare un cambio di fase e dare risposte agli italiani?” Quello che chiede Camusso è “un cambio di passo. Letta deve cambiare passo, i provvedimenti che sono stati fatti non sono iniqui, né negativi come altri in passato, ma non bastano, con piccole cose non si fa una grande strada”. E se così non fosse “bisogna trarne le conseguenze, ma se neanche ci prova non sapremo mai” se è possibile farlo.” Per la sindacalista “più che dibattito infinito sulle formule” bisognerebbe “misurarsi” su grandi temi come “la ridistribuzione del reddito e la riforma fiscale”. Mentre l’ipotesi di vendere quote di Eni, Enel, Finmeccanica la definisce un’idea forse dovuta “all’eccessivo caldo”, chi lo ritiene praticabile “ci ripensi. Sono una fondamentale leva di investimento”.
Quello delle pensioni è un “nervo scoperto del Paese” dice la leader della Cgil che chiede due interventi legislativi in questo campo. Uno per legare il tipo di lavoro all’accesso alla pensione perché “ogni lavoro è diverso” e l’altro “che assicuri la pensione ai giovani. “Siamo ancora in tempo per correggere la riforma – spiega – ci sono due interventi da fare: garantire un accesso per i giovani e legare il sistema pensionistico al lavoro. Non è possibile che ci sia un sistema basato solo sull’età che non tiene conto della differenza che esiste tra i lavori. Siamo sicuri di voler un vigile del fuoco che si arrampichi su una scala a 70 anni o un’infermiera in sala operatoria sempre di 70 anni?”. E poi aggiunge “è importante far rimanere in piedi il sistema pubblico”.
Camusso ammette che sono stati fatti “errori” sul tema della precarietà del lavoro. “Abbiamo fatto un grave errore nell’immaginare che la precarietà non sarebbe dilagata” dice la sindacalista “era sufficiente contrastarla sul piano legislativo, adesso ci vuole una risposta adesso in tal senso e sul piano dell’inclusione sociale”. Perché “ormai il confine tra lavoro dipendente e autonomo si è perso – continua la leader Cgil – e questo pone tema nuovo. Ci sono dei diritti che devono essere universali, faccio l’esempio della maternità: possibile che ci sia differenza se sei lavoratore dipendente o lavoratore autonomo? Ci dovrebbe essere una normativa parificata, dobbiamo recuperare il tempo perduto in tal senso. Renderci conto degli errori e provare a correggerli”.
E sul rapporto con la Fiat e la questione spinosa della rappresentanza il segretario della Cgil ha precisato che dall’azienda torinese non è arrivato “nessun cenno né formale né informale” per un incontro con la Cgil. E, aggiunge Camusso, “non stupisce visto l’esito dell’incontro con la Fiom”. Il Lingotto, osserva la sindacalista, “per rispettare le leggi ha bisogno di molte pressioni. Fiat mi pare vuole una legislazione, ma noi siamo contrari a leggi ad personam e ad aziendam. C’è una sentenza della Corte che rappresenta un criterio di universalità, e se anche questo non fosse sufficiente c’è l’accordo confederale firmato tra sindacati e Confindustria sulla rappresentanza, e Fiat potrebbe applicare quello”. Che poi l’intesa tra le parti sociali sulla rappresentanza sia “tradotta in legge sarebbe un’ottima operazione, sarebbe una regola generale che le parti sociali hanno man mano costruito con accordi, e non una legge ad aziendam”. Quanto alle prospettive per gli stabilimenti italiani del Lingotto, “è indubbio che su alcuni stabilimenti ci siano stati investimenti – dice Camusso – ma quello che lascia perplessi è che per alcuni grandi stabilimenti non ci siano notizie. Ci piacerebbe avere rassicurazioni”.
Ma è sull’emergenza del lavoro e sulla mancanza di un piano ad ampio raggio che insiste Camusso: “Ci vuole una politica industriale ampia – dice -penso al costo dell’energia, ci sono imprese che se ne vanno perché nel nostro Paese l’ energia costa il trenta per cento in più. Allora è anche su questo che si deve intervenire”. Da questo si deve ripartire anche per creare lavoro. “Il lavoro che c’è oggi in Italia – ribadisce – è troppo poco rispetto agli abitanti. Il lavoro bisogna crearlo. Non bastano gli incentivi per le assunzioni in assenza di investimenti strutturali, solo questi possono infatti risolvere il problema”.
. Un altro aspetto affrontato dal segretario è quello dei rapporti con l’Ue: “Se l’Europa non decide di rivedere patto di stabilità e allentare i vincoli si riducono i margini di azione che abbiamo e avremo sempre più problemi, bisogna cambiare”. Poi continua: “Questa commissione è quella dell’austerity del fiscal compact, i temi sociali e del lavoro non sono una loro fondamentale preoccupazione”. A questo proposito Camusso sottolinea che C’è un grave problema di tagli per la spesa corrente, ma non si possono fare su sanità e servizi, piuttosto tagliamo i costi standard per approvvigionamenti”.