Concertazione e una governance condivisa per mettere a profitto tutte le risorse del Pnrr. È questa la ricetta di Antonio Castellucci, segretario generale della Cisl Puglia. La crisi pandemica, afferma Castellucci, ha dimostrato come la manifattura e le competenze dei lavoratori siano il vero motore della ripresa. E su Taranto e il destino della siderurgia in Italia afferma: “basta slogan, ma bisogna ragionare su soluzioni concrete”.
Quante sono le risorse destinate alla Puglia nell’ambito del Pnrr e quali sono i progetti già pronti?
Ad oggi sono già stati destinati alla Puglia, nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, due miliardi e 631 milioni di euro. I due miliardi sono per le infrastrutture di trasporto, la mobilità sostenibile, il rinnovo del parco bus e dei treni, l’edilizia residenziale, interventi sui porti e le Zone economiche speciali. I restanti 631 milioni di euro circa dovranno essere utilizzati per il sistema sanitario: reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina. A queste risorse saranno aggiunte quelle per progetti relativi a transizione verde, istruzione e ricerca. In particolare si tratta di 94,2 milioni per la Qualità dell’Abitare (PinQua) ovvero 21 progetti in 48 Comuni per la riqualificazione urbana e l’edilizia residenziale sociale, la riorganizzazione del nodo ferroviario di Bari, per i quali sono previsti circa 100 milioni di euro. Altri 159,1 milioni di euro serviranno per il Bus Rapid Transit, di Bari con bus elettrici. Con 40 milioni di euro sono previsti per la strada camionale di collegamento tra l’A14 e il porto di Bari. Nel Pnrr rientra anche la linea ferroviaria Bari-Napoli. Tutti questi interventi al momento sono ancora prevalentemente in fase di avvio e molti di progettazione.
Quale metodo dovrà essere adottato per dar seguito ai progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza?
Come Cisl Puglia, attraverso un confronto in atto con i vari livelli istituzionali e della politica, stiamo chiedendo insistentemente una governance, una cabina di regia partecipata regionale e territoriale, per monitorare le ricadute economiche e sociali che avranno queste risorse con la realizzazione di tali opere e infrastrutture. Siamo convinti che solo con una costante partecipazione e concertazione a tutti i livelli sarà possibile non sprecare risorse e finalizzare ogni intervento ad un concreto sviluppo e rilancio della Puglia. Per questo abbiamo lavorato, con l’impegno di tutte le nostre strutture categoriali regionali e territoriali all’elaborazione di uno studio che partendo da una disamina del Pnrr nazionale potesse essere declinato in chiave Puglia attraverso una serie di proposte, missione per missione, affrontando in concreto le tematiche dei singoli progetti e la loro traduzione effettiva.
Quali sono le prospettive lavorative e sociali per la Puglia?
Il problema è che non ci sono risposte semplici basate sugli slogan buoni per tutte le stagioni. Per esempio, negli ultimi anni, è stata data per assunta un’economia che non avesse una forte componente manifatturiera e industriale, quasi fosse un retaggio cambiato da una globalizzazione marcata. Al contrario, la pandemia e la crisi hanno dimostrato invece che la ripresa è avvenuta grazie e soprattutto al boom del comparto manifatturiero e dell’export, oltre ad un modello produttivo estremamente diversificato e flessibile di centinaia di piccole e medie imprese leader in questi settori in particolare strutturate in filiere e distretti. Tale strutturazione è risultata più resiliente ed in grado di reagire per una elevata componente di competenze tecniche e creative, un know how, di cui depositaria principale è la forza lavoro qualificata, che non si è dispersa con le delocalizzazioni e i processi di internazionalizzazione avvenuti, in tanti casi purtroppo, nella sola prospettiva della riduzione del costo del lavoro.
Qual è la situazione del polo siderurgico di Taranto dell’ex-Ilva, oggi di Acciaierie d’Italia?
Crediamo che sia arrivato il momento di affrontare in maniera sistemica il tema della siderurgia, a cominciare dalle Acciaierie d’Italia, soprattutto oggi che costituisce un asset prevalentemente pubblico. Dobbiamo ragionare su tutelare tutto il sistema industriale manifatturiero del Paese, di cui non possiamo fare a meno, coniugando contestualmente la difesa della salute, dell’occupazione, della sicurezza e dell’ambiente. Questo non vuol dire limitarsi agli slogan, ma entrare nel dettaglio chiedendo la localizzazione in Puglia, per esempio, della ricerca per l’utilizzo dell’idrogeno che potrebbe innescare una svolta definitiva per l’industria. Per questo oggi occorre avviare concretamente un percorso nuovo in cui ricerca, innovazione, industrializzazione sostenibile, qualità del lavoro e rapporto con il territorio, devono essere affrontati sistemicamente in maniera sinergica con l’impegno e la responsabilità di tutti: imprese, istituzioni e parti sociali.
Quale ruolo può avere il sindacato per il rilancio del territorio e in che stato di salute si trovano le relazioni industriali in Puglia?
Da mesi in Puglia, la Cisl propone un patto sociale tra istituzioni e parti sociali rispetto a tutta la progettazione e le risorse da “mettere a terra” del Pnrr. Parliamo di concertazione, di fare squadra. Ma al di là delle dichiarazioni d’intenti e di qualche riunione con la cabina di regia della Regione Puglia, in alcuni casi si va in ordine sparso, con il timore che la spesa delle risorse possa rallentare. La Cisl attraverso il suo lavoro sul territorio è presente con le idee e le proposte, non limitandosi a indicazioni di principio ma con la voglia del confronto costruttivo su una visione di futuro sui temi dello sviluppo e della tutela del lavoro. La strada da percorrere anche per le relazioni industriali è quella del rimboccarsi ancor più le maniche e lavorare insieme. Non a caso da mesi parliamo di patto sociale per il lavoro perché alla fine l’obiettivo per tutti non può che essere quello di un processo di sviluppo sostenibile con una tenuta sociale e con una riduzione delle diseguaglianze, base necessaria per la crescita. In questa fase lo sviluppo economico è imprescindibile ma non può essere un alibi di una riduzione delle tutele, a cominciare dalle garanzie sulla sicurezza nei posti di lavoro che non a caso sembra far segnare picchi particolarmente preoccupanti.
Tommaso Nutarelli