Il tema delle aperture domenicali degli esercizi commerciali è stato discusso durante un tavolo di confronto con i sindacati di base presso il ministero del lavoro lo scorso giovedì, 12 luglio.
Il Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali, Claudio Cominardi, ha ribadito la volontà del governo di porre rimedio agli effetti negativi delle liberalizzazioni introdotte dal governo Monti Ed ha sottolineato che comunque “”la base di partenza resta l’originaria proposta di legge di Michele Dell’Orco”.
Le intenzioni espresse dal sottosegretario sono state accolte con favore dai sindacati per i quali, tuttavia, i contenuti del disegno di legge “continuano a non convincerci”, come espresso dalla Filcams Cgil.
“Come abbiamo già avuto modo di chiarire – spiega il sindacato -, in questa proposta le aperture festive sarebbero comunque consentite e non sarebbe prevista alcuna limitazione circa le aperture domenicali”. Secondo quanto definito dallo stesso disegno di legge, inoltre, “i comuni, consultate le associazioni di rappresentanza dei lavoratori, delle imprese e dei consumatori, potrebbero definire regole diverse, in realtà senza alcun vincolo per le imprese”.
In questo modo, per la Filcams non si farebbe altro che aggravare l’attività dei comuni di ulteriori impegni, “con il rischio, in aggiunta, di agevolare concorrenza sleale tra aziende che responsabilmente rispetterebbero tali indicazioni e altre che invece le ignorerebbero”.
La Filcams sostiene con forza che, “partendo da una cornice nazionale, è alle istituzioni locali che deve essere nuovamente riconosciuta la facoltà di definire la regolamentazione delle aperture ed è attraverso la contrattazione che deve essere regolamentata l’organizzazione del lavoro domenicale, per evitare che continuino ad esserci lavoratori costretti a turni e carichi di lavoro inconciliabili con la vita privata e facendo in modo che siano loro riconosciute retribuzioni adeguate, a compensazione del disagio”.
Inoltre, il sindacato ritiene necessario riconsegnare alle istituzioni locali anche la prerogativa di determinare quali e quanti nuovi insediamenti commerciali è possibile avviare poiché, “questi anni di liberalizzazioni indiscriminate hanno inevitabilmente contribuito ad aumentare i metri quadri di area vendita in tutte le province d’Italia, generando una concorrenza selvaggia i cui costi si stanno scaricando sull’occupazione e sulle condizioni di lavoro, incentivando ulteriori processi di consumo del territorio”.
“Su queste posizioni – conclude il sindacato – è nostra intenzione confrontarci con il Governo e sono queste le motivazioni per le quali nei giorni scorsi abbiamo provveduto a formalizzare unitariamente una richiesta di incontro al Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico”.