Federmanager e Confapi hanno voluto analizzare l’impatto che potrà avere la quarta rivoluzione industriale sulle p.m.i e sui manager con una indagine realizzata da G&G Associated. “Come stanno rispondendo le pmi italiane alla quarta rivoluzione industriale? – sottolinea il rapporto – Quali sono i fattori di sviluppo per traghettare queste aziende verso l’innovazione? Quali attività hanno già messo in campo e quali invece gli interventi da avviare? E quale sarà il contributo dei manager?”.
Dall’indagine, risulta che il 71,6% delle pmi conosce il piano Industria 4.0 e l’87,2% ha avviato attività per affrontare il cambiamento. Tali dati si differenziano se analizziamo le aziende che hanno fino a 50 dipendenti (il 55% conosce il piano Industria 4.0 e il 71,7% ha avviato attività) ed oltre i 50 dipendenti (77,8% e 93%). Per quanto riguarda le attività avviate la formazione del personale è l’attività privilegiata da pmi (82,1%) mentre, gli investimenti in ricerca e innovazione sono stati avviati dal 61,3% delle aziende con oltre 50 dipendenti e dal 46,5% delle aziende con meno di 50 dipendenti.
In generale tutte le pmi intervistate concordano sulla necessità di avere figure manageriali per essere più competitive e innovative (65,1%) e valutano positivamente (8,4 su scala 1-10) i risultati conseguiti dal management aziendale.
“Imprenditori e manager lavorino insieme, per non disperdere il patrimonio industriale del paese – ha sottolineato Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager – l’indagine conferma che le pmi hanno bisogno di figure manageriali per essere più competitive e innovative. La sinergia tra pmi e manager, contaminatori digitali indispensabili per la crescita delle aziende, rappresenta la chiave di volta del progetto Industria 4.0.”
“Le Pmi sono chiamate, oggi più che mai, a grandi sfide – ha sottolineato Maurizio Casasco, Presidente Confapi – le aziende dovranno avvalersi di persone in grado di gestire i cambiamenti che abilitano un nuovo modo di organizzare le attività di produzione globali. Saranno sempre più richieste professionalità di spessore, con abilità critica nella selezione dei processi. Nell’attesa che le nostre industrie siano finalmente supportate da un piano industriale di sistema che, partendo dall’oggi, sappia guardare anche al futuro, non possiamo restare fermi. E quindi, Confapi che firma ben 13 contratti di lavoro nazionali, ha in un certo senso anticipato i tempi mettendo in campo, insieme a Federmanager, strumenti contrattuali moderni e innovativi anche in termini di formazione intesa come manutenzione programmata delle competenze e di welfare attivo”.