Anche gli oltre 500mila collaboratori che operano nel settore dello sport siano tra i beneficiari del sostegno al reddito così come contemplato per i tutti gli altri lavoratori dagli interventi normativi adottati dal Governo per fronteggiare l’emergenza coronavirus. E’ questa la richiesta che i sindacati di categoria Slc Cgil, Fisascat Cisl e Uilcom, insieme alle federazioni del lavoro atipico Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp, si apprestano a trasmettere al ministro dello Sport Vincenzo Spadafora – con il quale è aperta una interlocuzione – alla luce delle ultime disposizioni dell’Esecutivo sulla chiusura di tutte le attività sportive su tutto il territorio nazionale, misura che, se pur utile a contrastare l’epidemia Covid-19, rischia di trasformarsi in una vera emergenza sociale per decine di migliaia di addetti.
In particolare le organizzazioni sindacali accendono i riflettori sulla situazione degli istruttori, dei preparatori sportivi e dei personal trainer nonché degli addetti alla riabilitazioni ma anche del personale amministrativo, allo stato privi da ogni tutela legislativa e tradizionalmente esclusi dal sistema degli ammortizzatori sociali ordinari e straordinari. “Oltre ai dipendenti delle strutture sportive per cui si dovranno stanziare risorse in deroga, non avendo questi lavoratori accesso alla cassa integrazione – sottolineano i sindacali – esiste un mondo nascosto fatto di collaboratori sportivi per cui la normativa non prevede alcuna contribuzione e quindi nessuna tutela”.
“Questi lavoratori – evidenziano – se chiude la palestra semplicemente non percepiranno reddito fino a ché non riapre. Per loro non ci sono ferie, permessi, congedi parentali o di malattia eppure vengono affidati loro la cura e lo sviluppo motorio dei nostri ragazzi, come se il benessere fisico di chi usufruisce del servizio prescinda dalla serenità di chi se ne occupa”.
La richiesta dei sindacati verte dunque sull’inclusione dei lavoratori fra coloro che potranno beneficiare di un sostegno come già previsto per i lavoratori dipendenti, i lavoratori autonomi e i professionisti, in attesa che, anche in fase di conversione del collegato allo sport, siano definite norme di tutela ad hoc con il superamento dell’anacronistica discriminazione operata dalla normativa esistente (Legge 91/81).
E.G.