Per la Germania è crisi sempre più grave, tra disoccupazione record, economia stagnante e pesanti conflitti istituzionali a livello europeo.
Agli occhi dell’opinione pubblica internazionale, con il passare dei giorni, si propone lo spettacolo di un paese assediato dall’esterno, dilaniato al suo interno e, soprattutto, incapace di venire a capo dei suoi problemi.
Sul fronte della politica estera, ha destato non poco stupore il duplice pesante attacco lanciato, in questi ultimi giorni, dal cancelliere Schroeder alla Commissione europea in materia di conti pubblici e di liberalizzazione delle vendite auto.
Ma l’offensiva internazionale non è che un sintomo della situazione interna sempre più difficile, che rischia di diventare ingestibile a causa delle numerose rigidità strutturali che caratterizzano il sistema-paese. Prima fra tutte, quella relativa al mercato del lavoro che, mese dopo mese, evidenzia dati sempre più preoccupanti.
A gennaio, secondo quanto comunicato oggi dall’Ufficio federale per il lavoro, i disoccupati hanno toccato un nuovo record a quota 4,3 milioni, pari al 10,4% della popolazione attiva. E nei prossimi mesi la situazione potrebbe peggiorare.
“Non si può escludere un incremento marginale della disoccupazione a febbraio”, ha dichiarato Bernhard Jagoda, presidente dall’Ufficio federale per il lavoro. In ogni caso, secondo la maggior parte degli economisti, tempi migliori si vedranno solo a 2003 inoltrato.
Come se non bastasse, sull’ente che gestisce il settore dell’occupazione si è abbattuta in questi giorni una furibonda polemica. Un rapporto della Corte dei conti ha rivelato infatti che, dalle ricerche effettuate in alcuni uffici di collocamento, emerge che almeno il 70% delle dichiarazioni relative alla creazione di nuovi posti di lavoro sono false.
Sul fronte macroeconomico, alla clamorosa frenata del prodotto interno lordo nel 2001, che ha fatto impennare il rapporto deficit-pil al 2,7%, un valore molto vicino al livello di guardia del 3% sancito dal Patto di stabilità, non corrispondono prospettive di una ripresa economica repentina e consistente. Anche quest’anno, secondo la maggior parte degli istituti di ricerca, il prodotto interno lordo tedesco crescerà dello 0,7-0,8% e il rapporto deficit-pil continuerà quindi ad attestersi pericolosamente intorno al 3%.
È vero che l’indice Ifo di gennaio, in lieve crescita rispetto a quello dei mesi precedenti, ha riacceso le speranze.
Ma gli stessi economisti dell’istituto di ricerca di Monaco hanno messo in guardia da interpretazioni troppo ottimistiche del dato, sottolineando che la locomotiva tedesca riprenderà a marciare a ritmi accettabili solo nella seconda metà dell’anno.
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