“L’uscita di Fiat di Confindustria, rende necessario definire un contratto nazionale aziendale unico per tutto il gruppo, indispensabile per assicurare a tutti lavoratori Fiat trattamenti salariali e regole contrattuali e normative comuni”. Lo ha detto il segretario nazionale della Fim Cisl, Giuseppe Farina, per il quale “la decisione dell’uscita di Fiat dalla Confindustria è stata una scelta che non abbiamo condiviso ne capito, ma resta un fatto con cui oggi bisogna fare i conti”.
“I contenuti del nuovo contratto aziendale – ha aggiunto – non potranno che essere costruiti sulle condizioni che Fiat ha posto sin dall’inizio come vincolanti per poter attuare il progetto Fabbrica Italia e che hanno avuto una prima applicazione negli accordi di Pomigliano , Mirafiori e Grugliasco, ovvero : una nuova organizzazione del lavoro e la disponibilità ad una flessibilità negli orari; la riduzione dell’assenteismo anomalo; la piena esigibilità degli accordi sindacali”.
“L’attuazione del nuovo contratto aziendale – ha poi detto – stabilirà un quadro generale di regole che sarà successivamente implementato e gestito negli stabilimenti sulla base delle specificità e delle esigenze produttive di ogni sito. Dovrà prevedere trattamenti salariali omogenei e migliorativi rispetto a quelli del Ccnl vigente, un migliore inquadramento professionale e saranno inoltre definite regole di partecipazione sindacale alla gestione e monitoraggio dei progetti industriali”.
“Resta il problema che la Fiom – ha sostenuto – non essendo più firmataria del Ccnl dei metalmeccanici e non avendo firmato gli accordi Fiat (legittimati anche dalla sentenza del Tribunale di Torino) dal gennaio 2012 rischia di non poter più nominare, come i Cobas, i propri rappresentanti sindacali in Fiat.
La rigidità dell’azienda nel pretendere il pieno rispetto delle condizioni poste per l’avvio degli investimenti e la radicalizzazione ideologica della Fiom e il suo rifiuto di accettare la volontà e le decisioni della maggioranza delle RSU e dei lavoratori negli accordi sottoscritti, hanno reso impossibile, nonostante i tentativi fatti, scongiurare questa situazione”.
“Se la Fiom – ha concluso – è interessata, come dichiara, allo sviluppo e alla gestione di Fabbrica Italia ha una sola cosa da fare, accettare le regole interconfederali unitarie del 28 di giugno e dichiararsi disponibile a firmare gli accordi Fiat. Senza di ciò, la Fiom fa solo chiacchiere e demagogia, sfugge alla realtà e tenta di scaricare come al solito sugli altri i propri errori e le proprie contraddizioni”. (LF)
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