Con la scadenza del contratto collettivo alle porte, il convegno “Dagli elettroni ai bit”, organizzato da Enel e tenutosi oggi a Roma, è stata l’occasione per fare il punto sulle trasformazioni del lavoro che stanno interessando il settore elettrico.
Più che in altri comparti, il mono della produzione elettrica sta facendo i conti con i cambiamenti della quarta rivoluzione industriale. Innovazione, formazione, evoluzione nei modelli di partecipazione sono quei punti indispensabili per orientarci all’interno di un settore in continua evoluzione.
La ricerca, realizzata dal Politecnico di Torino e presentata durante il convegno, ha poste in particolare rilievo il ruolo della formazione e delle governance dei processi innovativi all’interno delle aziende.
Se da una parte le cosiddette “élite professionali” hanno risentito meno dell’avanzare dei cambiamenti tecnologici, questi, invece, potranno costituire uno scossone per la maggior parte della forza lavoro. Ecco che l’apprendimento continuo e nuovi modelli partecipativi possono costituire le principali soluzioni da adottare.
Ma come tenere insieme tutti questi elementi? Attraverso una “via alta” delle relazioni industriali. I sindacati di settore presenti al dibattito hanno più volte ribadito la centralità del contratto collettivo, capace di mettere in campo quegli strumenti utili per coniugare formazione, retribuzione e coinvolgimento dei lavoratori, e porsi come argine alla potenziale decostruzione delle tutele, che l’innovazione tecnologia, se mal governata, può portare con sé.
Tuttavia la realtà racconta anche di una riduzione del perimetro del contratto collettivo. Da una parte, infatti, la contrattazione decretata e aziendale costituisce sempre di più l’unità di misura con la quale analizzare le relazioni di lavoro. Dall’altra, il settore elettrico, come detto, è attraversato da mutamenti profondi.
L’avanzare delle nuove fonti energetiche, l’attenzione da parte di molte aziende del settore verso nuove fette di mercato, come i servizi o lo sviluppo di nuove piattaforme gestionali digitalizzate, hanno reso il contratto collettivo un abito “stretto”.
Non è un caso che molte aziende, soprattutto di piccole e medie dimensioni, abbiano adottato altri contratti, come, appunto, quello dei servizi e dei metalmeccanici. Un blend contrattuale che si riscontra anche al livello delle competenze.
L’internet of things e i big data richiederanno figure professionali non più strettamente specializzate in un settore, ma capaci di operare trasversalmente, rendendo così il settore elettrico estremante flessibile e fluido.
Tommaso Nutarelli
@tomnutarelli