Anche la contrattazione non è stata risparmiata dal covid. È questo il filo rosso del Terzo rapporto sulla contrattazione di secondo livello realizzato dalla Cgil e della Fondazione Di Vittorio. L’indagine, che tiene conto di 2.168 contratti, abbraccia un arco di tempo che va dal 2019 al 2021, e divide la contrattazione in tre fasi. Una prima, pre-pandemica, con caratteristiche e tematiche molto simili agli anni precedenti, dove relazioni sindacali e salario sono gli aspetti più contrattati. Un secondo segmento, che copre i mesi di emergenza del 2020, che ha richiesto alle parti sociali la rapida adozione di protocolli per ridurre il contagio, e la gestione di nuove modalità organizzative spinte dal lavoro agile. Un ultimo stadio, che va dalla seconda metà del 2020 fino a tutto il 2021, contrassegnato dalla ripartenza, che se da un lato è stato testimone del ritorno a una contrattazione più ortodossa, dall’altro ha visto il consolidamento di prassi introdotte dal covid.
Per quanto riguarda la tipologia contrattuale più diffusa e le aree geografiche di maggior dinamismo, il 54% sono contratti multi territoriali, stipulati da gruppi aziendali su tutto il territorio nazionale, con le regioni del Nord, 29%, a fare da apripista. Il manifatturiero è il settore nel quale la contrattazione di secondo livello trova maggior terreno fertile, 41,5%, seguito dal terziario 27%. Altro dato in linea con le precedenti indagini riguarda la tipologia di aziende. Degli 862 soggetti datoriali presi in esame, la metà sono imprese medie e grandi.
Relazioni e diritti sindacali (44%), organizzazione del lavoro (35%) e trattamento economico (29%) sono le tre aree di maggior impatto presenti negli accordi aziendali. Lo zampino del covid si fa sentire sottoforma di nuovi temi nella dimensione contrattuale, come gli accordi per il Fondo nuove competenze e i protocolli per la prevenzione del contagio, o nel rafforzamento di alcuni istituti, come lo smart working, che è passato 4% del 2017, quando è stato disciplinato con la legge 81, al quasi il 27% del 2020. Un balzo non solo quantitativo ma anche qualitativo.
Tra le sfide future che attendono la contrattazione, sia di primo che di secondo livello, spicca la governance dell’intera catena del valore, per cui non solo contrattare con la società che gestisce un aeroporto, ma anche con le aziende che hanno in appalto i servizi dello scalo, senza dimenticare che molte filiere, come quella dell’automotive, hanno una strutturazione sovranazionale, che richiede appunto contratti di tale natura. Altro tema riguarda la definizione di uno statuto di protezione che accompagni la persona nelle transizioni lavorative non più e non solo riconducibile alle tutele fornite dal contratto, da parte non solo della legislazione ma anche della contrattazione.
Tommaso Nutarelli