Inclusività, equità nella contribuzione e sostenibilità economica. Queste le caratteristiche principali contenute nella proposta di riforma degli ammortizzatori sociali presentata dalla Cgil questa mattina nella sede nazionale della Confederazione. Una riforma “necessaria”, secondo la Cgil, per ovviare ai limiti e alle esclusioni che l’attuale sistema produce nei confronti dei giovani, dei precari, dei migranti e delle donne e per poter assicurare risorse e misure adeguate per la copertura almeno dell’anno 2011. La riforma, se applicata, secondo il sindacato di Corso d’Italia potrebbe estendere le tutele degli ammortizzatori sociali ad oltre 500mila lavoratori che oggi non ne possono usufruire.
L’ipotesi di riforma prevede innanzitutto una drastica semplificazione degli strumenti normativi per tutti i settori che dai 7 attuali, si ridurrebbero a soli 2: la cassa integrazione guadagni e la disoccupazione, con aliquote unificate per tutte le qualifiche. Una sola differenziazione resterebbe per le imprese fino a 15 dipendenti (aliquote più basse) e nei settori dell’Edilizia e dell’Industria, per i quali le aliquote cig sono maggiorate. La riforma prevede inoltre, la riduzione dei ‘modelli di contribuzione’ da 24 attuali a 6.
Una proposta che, secondo Epifani, “rientra nell’ambito delle grandi riforme di tutela dei paesi europei”, rispondendo alla necessità di costruzione di “uno strumento universale degli ammortizzatori sociali come negli altri paesi del vecchio continente”.
La riforma, ha detto Epifani, “offre maggiori certezze sia alle imprese che ai lavoratori”. Le aziende, ha spiegato il leader della Cgil “avranno una possibilità di strumenti molto più organica, rispetto alla attuale e quindi più efficiente rispetto ai cicli produttivi e ai processi riorganizzativi e agli elementi di crisi settoriali e territoriali”. I lavoratori, ha aggiunto, “potranno avvalersi di una logica più inclusiva, vale per la disoccupazione e vale per la riformata strumentazione della cassa integrazione”.
Rivolgendosi poi al governo e alle altre forze sociali, Epifani ha concluso “bisogna ora far vivere la proposta e costruire insieme percorsi di coinvolgimento”. (FRN)