Da un’analisi del “centro studi Uilca Orietta Guerra” emerge che le banche italiane hanno oltre un terzo dei dipendenti, al 31 dicembre 2018, oltre i 50 anni e solo il 7,0% sotto i 30 anni. Dall’analisi dei dati fornita nel Rapporto 2018 sul mercato del lavoro nell’industria finanziaria dall’ABI risulta che il 4,5% dei lavoratori, circa 12 mila persone hanno oltre i 60 anni e potrebbero avere i requisiti per utilizzare le varie nuove opzioni per andare in pensione, come quota 100.
In Intesa Sanpaolo, per esempio, 5.492 sono le lavoratrici e i lavoratori con una età inferiore ai 30 anni, 50.888 tra i 30 e i 50 anni e 35.146 coloro che hanno più di 50 anni. “È una situazione preoccupante perché la speranza che per ogni lavoratore che va in pensione ne verranno assunti due è stata ampiamente disattesa.” – così Massimo Masi, segretario generale Uilca si esprime a riguardo. “Non vi sono studi che danno la certezza che chi andrà̀ via sarà̀ rimpiazzato. E non solo a livello bancario”.
Secondo lo studio della Uilca nei prossimi 5 anni un quinto degli addetti potrebbe uscire dal settore. “Diventa importante comprendere cosa succederà nell’organizzazione del lavoro anche a causa delle trasformazioni in atto per le innovazioni tecnologiche” – continua Masi. “Per non parlare dei continui cambiamenti dei requisiti per aver accesso al sistema pensionistico che comportano difficoltà oggettive nella programmazione a lungo termine, motivo per il quale le imprese evitando poi gli investimenti, se non strettamente necessari”.
Come Uilca segnaliamo che nel settore bancario avere il 36,6% dei dipendenti oltre i 50 anni è una delle sfide maggiori nella ridefinizione di un nuovo sistema bancario. Sfida che va affrontata necessariamente in quanto non si prevede un’inversione di rotta.
Masi evidenzia come quota 100 stia creando un paradosso. “Le uscite non verranno rimpiazzate con nuove assunzioni. Tantomeno di giovani e spesso verranno sostituite da soluzioni di machine learning e artificial intelligence. Caso virtuoso è quello di BNL, dove con l’accordo firmato il 16 aprile, a chiusura del confronto sindacale sulla ennesima riorganizzazione aziendale, si è arrivati ad un accordo per favorire nel triennio 2019/2021 l’uscita volontaria di massimo 950 Colleghe e Colleghi a fronte del quale verrebbero assunti/stabilizzati 350 giovani. Questo è ciò su cui il Sindacato deve misurarsi, anche e soprattutto nel rinnovo del Contratto del Credito. È arrivata l’ora di chiederci che banca vogliamo e dove vogliamo andare, una volta capito, dobbiamo lavorare per andare in quella direzione.”
La Uilca domani sarà impegnata nell’incontro con l’Abi per il rinnovo del Contratto del Credito e proprio in questa occasione verranno ribadite le richieste per affrontare le sfide del Settore, come l’attenzione ai giovani. “Tanto è già stato fatto anche grazie al Fondo che ha consentito la buona occupazione prevedendo un’agevolazione che consente, al momento dell’assunzione in banca, di ottenere un anticipo per pagare i contributi dovuti dal datore, con l’impegno che, trascorsi i 3 anni di apprendistato, sia garantito il mantenimento del posto di lavoro; se il giovane non viene confermato, la banca è tenuta a restituire i soldi da noi anticipati.” – dichiara Massimo Masi.
“Vogliamo fare di più e meglio. Vogliamo innovarci e abbiamo delle istanze per le Lavoratrici e i Lavoratori che domani porteremo sul tavolo. Per esempio se esce una persona che ha già̀ una certa età̀ e può̀ andare in part-time, vogliamo che entri un giovane cui sono pagati i contributi attraverso il nostro Fondo”. – conclude Masi.
TN