Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia-Romagna, insieme alle rispettive strutture territoriali di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna, si costituiranno parte civile nel procedimento contro la ‘Ndrangheta che scaturirà dall’inchiesta della Dda “Aemilia” che ha portato all’arresto nei giorni scorsi di 117 persone e circa 300 indagati.
I protocolli per la legalità, e in particolare quello relativo alla ricostruzione dopo il terremoto del maggio 2012 – hanno spiegato i tre sindacati – ci hanno permesso di intraprendere un’azione contrattuale nei territori e nei luoghi di lavoro di contrasto al malaffare e all’illegalità. Le segnalazioni alle autorità preposte e la collaborazione con le istituzioni rappresentano i cardini fondamentali della nostra azione contro la criminalità organizzata e contro il mancato riconoscimento dei diritti di lavoratrici e lavoratori.
“Siamo di fronte all’espandersi dei settori a rischio o oggetto di infiltrazione, ben oltre quello delle costruzioni – hanno spiegato Cgil, Cisl e Uil -. Siamo di fronte ad un’enorme anomalia per quanto attiene le dinamiche degli appalti e le filiere dei subappalti, a forme di cooperazione spuria sempre più diffuse, all’aggravamento dei dati relativi alle segnalazioni di riciclaggio e dell’usura, oltre alla crescita del lavoro nero ed irregolare, soprattutto in questa fase di crisi”.
Per questo “tutte le forze sane di questa regione” devono mobilitarsi “per riuscire ad innalzare il livello di prevenzione nella lotta agli affari mafiosi”. I sindacati chiedono perciò “alla politica e alle istituzioni di fare un salto di qualità” nell’affrontare il tema della legalità in Emilia-Romagna.
“Avanzeremo nelle prossime settimane specifiche proposte, con l’obiettivo di far si che il ‘Patto per il Lavoro’ indicato dalla Regione divenga un vero e proprio patto per la legalità”.
Serve in particolare un “testo unico” sugli appalti, e sulla filiera dei subappalti, riguardante l’insieme dei settori pubblici e privati, che attui, rafforzi ed estenda l’attuale legislazione regionale; gli strumenti di lotta alla corruzione, per una effettiva applicazione della Legge 190/2012; la gestione dei beni sequestrati e poi confiscati alle mafie; la creazione di strumenti che facilitino l’accesso al credito per le imprese; la lotta all’evasione fiscale e contributiva; la regolarità e le corrette applicazioni contrattuali nei rapporti di lavoro.