Potremmo tranquillamente dire che il negoziato per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici non è mai iniziato. Almeno nel senso classico della parola, perché c’è negoziato quando si negozia, si tratta, ci si confronta con l’evidente obiettivo di arrivare a una posizione che accontenti tutti. In questo caso tutto ciò non c’è stato. Le parti si sono incontrate tantissime volte, è vero, ma solo per presentare le proprie posizioni, prima quelle dei sindacati, poi quella della Federmeccanica. E da allora è rimasto tutto fermo. Ci sono stati incontri in cui in verità si è trattato, su tutti gli argomenti al di là del salario, ma, a parte che non è stato trovato un grande accordo nemmeno su questi temi, pure importanti, quello che conta in questa vertenza è il salario e non altro. Federmeccanica si è impuntata su una nuova struttura salariale, che però i sindacati respingono recisamente. Perché, affermano, secondo le regole indicate dagli imprenditori avrebbero degli aumenti retributivi solo il 5% dei lavoratori, e i sindacati non sono in grado di far accettare ai lavoratori una cosa del genere. Anche volendo, sarebbero poi messi in mora dai loro stessi rappresentati e questo sarebbe un bel guaio.
Si era pensato che il negoziato sarebbe entrato nel vivo, cioè sarebbe davvero iniziato secondo la nostra interpretazione, quando dopo una pausa abbastanza lunga e dopo uno sciopero generale della categoria, il 20 aprile scorso, Federmeccanica ha chiesto di riaprire il confronto. Non c’era stata una vera e propria rottura (ormai non si rompono più le trattative, si preferisce dire che sono state interrotte) e lo sciopero non era stato poi molto duro, solo 4 ore, e del resto nemmeno gli scioperi fanno ormai paura, specie in recessione.
Però la realtà era quella: il confronto era interrotto e gli imprenditori chiedevano di riprenderlo. Se ne poteva dedurre che qualcosa era cambiato nella posizione tattica e strategica di Federmeccanica. E invece non è stato così. la rappresentanza imprenditoriale si è limitata a proporre che le nuove regole venissero applicate con una certa gradualità, ma ha mantenuto le sue posizioni di principio. Di qui il riacutizzarsi delle posizioni dei sindacati, che hanno minacciato di riprendere le agitazioni.
A questo punto c’è da chiedersi davvero cosa sta succedendo e cosa è possibile che accada nel futuro prossimo venturo. E’ indubbio che questo allungamento dei tempi può essere attribuito almeno in parte al fatto che la Confindustria è al momento acefala, con un presidente che sta per uscire, quindi non ha più poteri, e un presidente designato che non ha ancora i poteri. E tanto più questa situazione ha pesato considerando che la parte che non ha sostenuto e non sostiene Vincenzo Boccia è quella più dura verso i sindacati. Forse dopo l’assemblea di Confindustria del 26 maggio qualcosa si muoverà. Anche se non si capisce perché Federmeccanica debba attendere Confindustria per chiudere un contratto: non lo ha mai fatto, l’autonomia è sempre stata una caratteristica precipua di questa associazione e non si capisce perché dovrebbe avvenire il contrario proprio adesso.
E’ evidente che dentro Federmeccanica c’è al momento un gran lavorio, e i segnali sono tutti in questa direzione, mostrando un’associazione che deve prendere decisioni importanti, ma incontra difficoltà. Un motivo in più forse per cui i sindacati potrebbero piegarsi ancora al gioco dell’allungamento dei tempi, aspettando che la situazione si chiarisca. Il pericolo è sempre lo stesso infatti, indicato da Federmeccanica fin dall’inizio: che non si arrivi a un accordo e si rinunci al rinnovo del contratto. E questo sarebbe un problema vero, per tutti.
Contrattazione
Nuovo impasse nella trattativa sul contratto dei metalmeccanici: dopo due dei quattro incontri tecnici programmati in maggio, Fiom Fim e Uilm hanno diffuso una nota unitaria con la quale danno una sorta di ultimatum alla Federmeccanica: o uscirà dall’immobilismo, consentendo di negoziare davvero, oppure ci sara’ una nuova ondata di mobilitazione dei sindacati.
E’stato invece raggiunto l’accordo alla Jabil Circuit Caserta sul contratto di solidarietà. L’accordo, arrivato dopo una lunga trattativa, prevede una riduzione dell’orario di lavoro del 25% fino a settembre. Buone notizie per le aziende culturali: Federculture, insieme a istituzioni pubbliche e soggetti privati hanno infatti siglato l’accordo per il rinnovo del contratto nazionale del settore. Ancora, è stato siglato un accordo aziendale tra Federmanager e Mazzucchelli 1849, azienda leader nella produzione e distribuzione di acetato di cellulosa. Nel settore agricolo, Regione Basilicata, comune di Venosa e sindacato Usb hanno siglato un accordo che garantisce ai braccianti agricoli stagionali una serie di diritti, come l’apertura di un centro di accoglienza, una sistemazione abitativa e servizi sanitari. Brutte notizie per la vertenza Sda Express Courier: dopo l’incontro tra sindacati di categoria e azienda, i sindacati hanno proclamato uno sciopero generale di tutti i lavoratori, turnisti compresi. Infine, sulla vertenza Alstom i sindacati e la Regione Lombardia si sono incontrati, rimandando però il prossimo incontro a fine mese.
L’editoriale
Il direttore de Il diario del lavoro Massimo Mascini interviene sul ruolo della politica industriale che manca nel nostro Paese ma che resta la condizione imprenscindibile per ottenere una vera crescita dello sviluppo e dell’occupazione.
L’analisi
Giovanni Pino, nell’anniversario della morte di Massimo D’Antona, propone una riflessione sull’eredita’ che il giuslavorista ucciso dalle Br ha lasciato nel sistema legislativo e dei diritti del lavoro. A firma di Marco Traini, una analisi sulla crisi delle Marche che sta cancellando i distretti industriali, modello sui quali si era costruito lo sviluppo della regione.
La nota
Fernando Liuzzi torna a riferire sulla trattativa per il contratto dei metalmeccanici, e in particolare sulla situazione di stallo resa palese dalla nota unitaria con cui Fim, Fiom e Uilm hanno lanciato a Federmeccanica un ultimatum: se non inizia a trattare davvero, ci saranno nuove mobilitazioni.
Diario della crisi
Settimana incandescente per Poste Italiane, a causa della mobilitazione dei dipendenti contro la riorganizzazione aziendale: a Genova hanno scioperato i lavoratori di Sda Express Courier, mentre in Emilia Romagna i lavoratori incroceranno le braccia il 26 maggio. A tal proposito, l’Assemblea regionale della Sicilia ha dichiarato l’emergenza sociale per i ritardi nella consegna della posta che superano i due mesi.
A Palermo continua la protesta dei lavoratori di Fincantieri che hanno organizzato un sit-in davanti l’assessorato delle politiche produttive per richiedere una distribuzione più equa delle commesse. Inoltre, nel capoluogo siciliano, in stato di agitazione anche il personale poligrafico del Giornale di Sicilia per il ridimensionamento dell’organico, i lavoratori di Almaviva che hanno scioperato per due giorni durante questa settimana e i dipendenti di Sviluppo Italia Sicilia.
Nel Lazio, l’azienda di Finmeccanica, Electron, probabilmente sarà messa in vendita, ragione per cui sono a rischio circa 68 lavoratori dello stabilimento. A Roma, l’Usb ha indetto lo sciopero di tutti i dipendenti del comune, che si uniranno alla protesta di educatrici, maestre di nidi e scuole dell’infanzia di diverse città, sotto il ministero della Pubblica Amministrazione. La protesta e’ innescata dalla delibera del commissario di Roma Capitale, Francesco Paolo Tronca, che prevede il licenziamento di 5.000 precarie dei servizi scolastici comunali.
Il presidente della Regione Basilicata, Marcello Pittella, ha formalmente chiesto al Ministero dello Sviluppo la convocazione di un tavolo sulla vertenza Eni-Val D`Agri, mentre si sta svolgendo, in queste ore, lo sciopero di otto ore convocato dai sindacati di categoria del gruppo Eni con manifestazione nazionale a Roma. In Campania, la crisi si fa sentire con l’ipotesi di chiusura dell’impianto ippico di Agnano in provincia di Napoli, contro il quale è stato convocato lo stato di agitazione. Infine, continua lo sciopero del personale delle autostrade A24 e A25 contro le esternalizzazioni della manutenzione e dello smantellamento delle strutture di sede, con la riduzione degli addetti alla viabilità.
I Blogger del Diario
Gaetano Sateriale, Chiesa e Cgil discutono di lavoro. E il governo?
Valerio Gironi, Uniti si vince, ma anche no
Claudio Negro, Dell’america, del libero scambio e della Cgil
Massimo Fiaschi, Tfr, obbligatorio pensare al futuro
Documentazione
Nella sezione è possibile visionare la versione definitiva del contratto collettivo nazionale degli addetti agli impianti di trasporto a fune; il report sulle piccole e medie imprese del Mezzogiorno e del Centro Nord di Confindustria e Cerved; la lettera contro i paradisi fiscali che 300 economisti hanno inviato al Summit anticorruzione di Londra; il supplemento di maggio al bollettino statistico di Bankitalia “Finanza pubblica, fabbisogno e debito” .
Dalla Biblioteca
Questa settimana vi segnaliamo il nuovo libro pubblicato dalla casa editrice Ediesse, Agromafie e Caporalato – Terzo rapporto a cura di Flai Cgil.