Tagli alle tasse per 18 miliardi, riduzione delle spese per 15 miliardi, la conferma del bonus di 80 euro, l’abolizione dell’Irap per quanto si riferisce alla componente lavoro, lo sgravio per tre anni dei contributi per chi viene assunto a tempo indeterminato, la riforma degli ammortizzatori sociali, un nuovo regime di sgravi per le piccole partite iva. La manovra varata da Matteo Renzi, per un valore di 36 miliardi, è certamente la più cospicua degli ultimi anni, raggiungendo per entità quelle storiche degli anni novanta. E’ una scommessa sulla crescita che il premier ha fatto, forse un po’ avventatamente: se l’economia riprende, tutto torna, se le cose dovessero continuare ad andare male, sarebbero guai. Ma Renzi a queste scommesse ci ha abituati, ad andare avanti costi quel che costa.
Il piatto forte è tutto per l’occupazione. Adesso cadono gli alibi per non assumere. Non c’è quasi più l’articolo 18, puoi fare contratti a termine come ti pare, quasi per quanto tempo vuoi, i contratti a tempo indeterminato costano molto di meno, non sale nemmeno l’Irap se assumi troppe persone. Molte di queste misure sono le stesse che venivano invocate da anni, dagli imprenditori come dai sindacati. Adesso la parola è agli imprenditori, che dovrebbero ricominciare a investire e ad assumere. Lo faranno? Forse non basta quanto fatto finora, ma di più non era possibile.
Non è un caso se il giudizio più positivo sia venuto da Giorgio Squinzi, il presidente di Confindustria, che vede finalmente coronato il sogno di eliminare l’Irap almeno per la parte relativa all’occupazione. Ma c’è anche il rovescio della medaglia, perché se non si invertisse il flusso, se non cominciassero gli investimenti e le assunzioni, allora non sarebbe più colpa di nessuno se non degli stessi imprenditori, che mostrerebbero di essere miopi e timorosi di mettersi in avventure che rischiano di non controllare. Forse un po’ di pessimismo non è fuori luogo, perché gli imprenditori di casa nostra, specialmente le seconde generazioni, non hanno dato grande prova di loro; al contrario, sono apparse pigre, poco fantasiose, poco serie, portate più a vendersi i gioielli di famiglia che a rischiarli come hanno fatto in altri tempi i loro padri. Bisogna però aspettare per dare giudizi, specie se negativi.
Del tutto diverso il parere dei sindacati, specie quello della Cgil, impegnata nella preparazione della grande manifestazione del 25. Che riuscirà certamente, come nei desideri degli organizzatori. La macchina della confederazione sta marciando a ritmo fortissimo ed è improbabile che sia un flop. La gente è seriamente preoccupata da quanto sta accadendo, teme che anche questa manovra si risolva in un aggravio di oneri imposti, se non dal governo, dagli enti locali: quelle regioni e quei comuni che sono stati torchiati pesantemente dalla manovra e minacciano aumenti della tassazione territoriale.
Il punto è che non si sa cosa accadrà dopo la manifestazione. Renzi ha deliberatamente rinviato a dopo il 25 la prosecuzione del dialogo con le parti sociali sui temi della contrattazione, della rappresentanza e del salario minimo. L’interpretazione che va per la maggiore è che abbia voluto attendere il risultato della manifestazione per decidere come comportarsi, che peso dare al dialogo con il sindacato. Ma è difficile pensare a un Renzi che vedendo tanta gente sfilare per Roma cambi il senso del suo confronto con il sindacato. E’ più semplice che non abbia voluto accentuare le distanze che lo separano dalle confederazioni per non accentuare i malumori e quindi la portata della manifestazione stessa, salvo riprendere subito dopo con lo stesso piglio il confronto (o non confronto), cioè senza concedere più di una distratta attenzione per un periodo di tempo assai limitato. Come ha fatto nel primo incontro, quando ha dato appuntamento alle confederazioni sindacali alle 8 del mattino, per darne un altro alle organizzazioni imprenditoriali alle nove della stessa mattinata. In pratica ha concesso dieci minuti di tempo per organizzazione. E risulta che quando Carmelo Barbagallo, il prossimo segretario generale della Uil, ha chiesto la parola per dire qualcosa, Renzi lo ha stoppato dicendo che era inutile che parlasse, tanto era stato già rappresentato da Luigi Angeletti che aveva parlato poco prima. Insomma, sembra difficile che il vento cambi.
Per questo non sarà facile decidere come comportarsi dopo il 25. Susanna Camusso è quella che rischia di più. Se le distanze con la Cisl e la Uil dovessero allargarsi, se cioè la Cgil accentuasse la sua opposizione al governo, e non a caso già si parla di un possibile sciopero generale, e le altre due confederazioni dovessero al contrario cercare comunque il dialogo con l’esecutivo, la segretaria generale della Cgil pagherebbe il prezzo più salato. Perché Cisl e Uil diverrebbero in qualche misura il sindacato “buono”, quello che dialoga, quello attento ai problemi reali del paese, e la Cgil al contrario il sindacato “cattivo”, rissoso e barricadiero, alternativo e protestatario. Ma a quel punto ci sarebbe in Cgil un leader più capace di lei di essere rissoso e protestatario, ci sarebbe Maurizio Landini che non aspetta altro che di dimostrare di essere più efficace della Camusso per succederle appena si dovesse liberare il posto. Ma questa è fantacronaca sindacale e non ci interessa.
Contrattazione
Settimana densa di avvenimenti sul fronte della contrattazione. A cominciare dal sito ex-Fiat di Termini Imerese, per il quale la possibilità di essere rilevato dalla Grifa s.p.a. si fa sempre più concreta grazie alla firma di un’ipotesi d’accordo fra le parti sindacali e la società. Anche sui 300 dipendenti del sito avellinese dell’ex-Irisbus è stato formalizzato un accordo: i lavoratori verranno assorbiti, a partire dal 1° gennaio 2015, dalla newco italo-cinese “Industria Italiana Autobus”. La Salini Impregilo, che proprio oggi ha deciso di regalare alla città di Genova il progetto esecutivo del terzo lotto della copertura di Bisogno, ha invece sottoscritto con i sindacati di categoria un accordo quadro internazionale per la promozione e il rispetto, in tutti i cantieri del gruppo, dei principi fondamentali dei diritti dell’uomo, così come definiti dall’Ilo e dall’Onu. Per quanto riguarda le scuole non statali, l’Ugl ha sottoscritto con la Filins, la Federazione italiana licei non statali, dei contratti collettivi inerenti il lavoro subordinato e a progetto. È stato inoltre rinnovato l’accordo integrativo 2014-2016 del gruppo Campari per l’azienda vinicola “Tenute Sella & Mosca”, riguardante 300 addetti, di cui 80 a tempo determinato, che prevede un rafforzamento delle norme riguardanti relazioni sindacali, formazione professionale e sicurezza. È stata infine siglata l’intesa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale per i dipendenti delle aziende grafiche, multimediali e affini.
Interviste
Per Il diario del lavoro, questa settimana Emanuele Ghiani ha intervistato il segretario generale di Fillea Cgil, Walter Schiavella, sulle dinamiche che hanno portato al disastro di Genova. Il sindacalista, da sempre attento alle problematiche istituzionali connesse alle opere di bonifica, solo una settimana prima dell’alluvione, aveva chiesto alla prefettura genovese di accelerare i tempi per l’avvio delle opere di messa in sicurezza del territorio.
Opinioni
Roberto Polillo offre invece una sua analisi relativa alla manifestazione della Cgil del prossimo 25 ottobre, definendola un “momento di importante verifica” per il sindacato e “una sfida altrettanto impegnativa” per il suo leader, Susanna Camusso.
Documentazione
Sul Diario del Lavoro è possibile leggere il documento prodotto dalla Uil Abruzzo a commento del Dpefr (documento di programmazione economico-finanziaria regionale), dal quale emerge che “l’analisi della crisi è sbagliata, perché non coglie il gravissimo fenomeno in atto di divergenza tra Mezzogiorno e Centro-Nord”. Sono inoltre disponibili il testo della ricerca realizzata da Tecnè sulla fiducia nel sindacato e due relazioni Istat, una sui dati relativi al commercio estero e l’altra sull’andamento del mercato immobiliare. Infine, nella sezione, si potrà trovare il testo dell’accordo integrativo del gruppo Heineken e il documento realizzato da Confcommercio e Censis su consumi e fiducia, contenente una previsione sulle modalità che le famiglie italiane adotteranno per spendere il bonus da 80 euro previsto dalla manovra finanziaria.