Non c’e’ pace per il Jobs Act. Appena varati i nuovi decreti sono emersi nuovi problemi. Il più esplosivo, sollevato da tutti i sindacati, è quello del controllo a distanza dei dipendenti attraverso l’utilizzo di strumenti aziendali come cellulari e Pc.
In sostanza, il decreto della scorsa settimana abolirebbe l’articolo 4 dello statuto dei lavoratori, che prevede, appunto, il divieto di controllare i dipendenti se non dopo adeguate consultazioni e trattative con i sindacati. Questo, però, solo per quanto riguarda computer e cellulari, mentre resta in vigore il divieto dell’uso di telecamere. In pratica, qualunque datore potrebbe quindi oggi ‘’spiare’’ i propri lavoratori, intrufolandosi nel web attraverso il ‘’cavallo di Troia’’ di uno smartphone, di un Ipad? Non esattamente: il ministero del Lavoro ha, infatti, smentito che sia questo il risultato, e lo scopo, del provvedimento. Spiegando, in sintesi, che è del tutto ovvio che una azienda abbia il controllo sui propri mezzi tecnici messi a disposizione dei dipendenti, senza dover per questo chiedere il consenso ai sindacati, e che si tratta, semplicemente, di adeguare le norme dello Statuto ai tempi, rispettando nel contempo quello che prescrivono le leggi sulla privacy. Del resto, quando lo Statuto dei lavoratori è stato scritto smartphone e computer non esistevano, e tantomeno esistevano internet, le geolocalizzazione, la possibilità di controllare un device da remoto, ecc. Dunque il problema non si poneva affatto. Oggi il mondo è completamente diverso, e forse un aggiornamento che tenga conto dell’uso delle nuove tecnologie sarebbe ragionevole. Se non fosse che poi, a ben scavare, viene fuori la magagna. A metterla in mostra è stato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che rispondendo alle critiche sindacali sul decreto, ha scandito: ‘’chi ha la coscienza pulita, non deve temere i controlli’’. In pratica, ammettendo che lo scopo ultimo delle aziende sarebbe, per l’appunto, controllare cosa combina il dipendente. E dunque, per tornare al punto, non hanno tutti i torti, i sindacati, a protestare contro il decreto: se a ispirarlo è stata davvero la mancanza di fiducia delle imprese nei confronti dei loro dipendenti.
Sta di fatto però che un adeguamento al “nuovo che avanza” e’ necessario: la tecnologia, il web, sempre più saranno centrali nel lavoro, e dunque ci sta che le leggi seguano le nuove modalità di prestazione. Per esempio: negli ultimi tempi si è tornati a parlare di smart working, e si sta addirittura progettando di rispolverare e attualizzare la legge presentata tre anni fa dall’euro parlamentare Pd Alessia Mosca, rimasta in un cassetto malgrado tutte le rivoluzioni sul lavoro di questi ultimi mesi. E che cos’e’ lo smart working, se non un misto tra estrema libertà di prestazione e, nello stesso tempo, uso di tecnologie che consentono il controllo a distanza? Il lavoratore che presta la sua opera in modalità smart può farlo dal luogo che preferisce: a casa, al bar, in palestra, in campagna. L’azienda, in questi casi, controlla solo due cose: che siano rispettate alcune norme di sicurezza (un incidente durante la prestazione in smart working vale comunque come incidente sul lavoro, con le conseguenze legali del caso) e che si ottenga il risultato previsto e richiesto. Lo smart working è un sistema che sta prendendo piede in tutto il mondo, e perfino in Italia ormai e’ una piccola realtà, sopratutto grazie a multinazionali estere, come Vodafone, che lo stanno sperimentando da anni con soddisfazione: dell’azienda e del dipendente. Si tratta però di un rapporto basato sulla fiducia reciproca, che presume un rapporto ‘’adulto’’, leale e paritario tra le parti. Come è giusto che sia. Per diffondersi davvero, tuttavia, lo smart working avrebbe bisogno di una cornice legislativa e di un accordo tra le parti sociali che ne regoli le norme di base. Ma se le premesse sono le polemiche sul decreto al Jobs Act -e cioè da un lato sindacati che temono un sistematico spionaggio stile Stasi, e dall’altro imprese stile Padrone delle Ferriere, che non vedono l’ora di poter beccare i presunti “fannulloni” grazie a cellulari e pc- sarà molto dura arrivarci.
Anche per queste considerazioni, varrebbe la pena di consigliare la lettura della bella Lectio Magistralis tenuta dal governatore di BANKITALIA, Ignazio Visco, sabato scorso a Firenze, nell’ambito delle Giornate del Lavoro della Cgil (gli amici del Diario lo possono trovare in versione integrale nella sezione documentazione del nostro giornale). Un discorso ad ampio raggio, quello di Visco, basato ampiamente sugli effetti, presenti e soprattutto futuri, della diffusione delle tecnologie, a partire da internet. Osserva il Governatore che in tutti i paesi l’avvento di internet e della tecnologia determina rivoluzioni nel mondo del lavoro, e siamo appena agli inizi: “La rivoluzione digitale e’ ancora lontana dall’aver pienamente dispiegato i suoi effetti sulla produttivita’’”, e’ in continua evoluzione, ma un fatto e’ già evidente:, e cioe che l’automazione e l’informatica stanno avanzando “molto più velocemente rispetto a qualsiasi altra tecnologia introdotta dalla prima rivoluzione industriale”, tanto da prefigurare ‘’una seconda epoca delle macchine’’. Basti pensare che ‘’un computer superveloce nel 1975 costava cinque milioni di dollari, mentre un Iphone, che esattamente ha la stessa potenza di calcolo, costa solo 400 dollari’’. In questa rivoluzione ci sono rischi e opportunità, ovviamente. Ma una cosa è certa: non possiamo far finta che non ci sia.
Oltre al discorso del Governatore, la settimana porta con sé anche un altro importante (ancor più) testo, quello dell’enciclica Laudato Sii di Papa Francesco Bergoglio (i nostri lettori lo troveranno integrale in documentazione). Enciclica “ecologica’’, e’ stata definita: e si, effettivamente, e’ centrata sulla difesa dell’ambiente, della ‘’casa comune”, la Terra.
Ma è anche un gran trattato di politica economica, o meglio, un atto d’accusa a un certo modo di intendere lo sviluppo dell’economia. Bergoglio non risparmia nessuno: la finanza e le banche, che hanno causato crisi gravisime poi ripagate dai cittadini, la stessa politica, che dopo la crisi del 2008 non ha saputo prendere le contromisure, riformando l’economia e la finanza in chiave piu’ etica.
Bergoglio sostiene varie tesi economiche di questi tempi: dalla decrescita felice, portata avanti da Serge Latouche, alla critica del liberismo e del mercato che solo teoricamente ‘’si autoregola’’, mentre in realtà crea solo diseguaglianze, tesi che appartengono a Nobel come Paul Krugman o Joseph Stiglitz. “No alla politica dominata dall’economia”, dice Bergoglio, che richiama la necessità di “ridimensionare poteri che talvolta sono maggiori degli stessi Stati”. E ancora, muove accuse specifiche all’industria che ‘’inquina’’ il mondo in quanto si preoccupa “solo del profitto”, e alla politica, che nei confronti di questo potere si mostra debole, quando non complice. Mai, scrive Francesco, “abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli” e oggi “potremmo lasciare alle prossime generazioni troppe macerie, deserti e sporcizia”. Insomma, dice molte cose ‘’di sinistra’’, questo Papa, tanto che è stato già criticato dai repubblicani Usa e dall’Economist, che lo hanno accusato di ‘’marxismo’’, mentre a sinistra lo hanno ribattezzato Francesco “Che” Bergoglio. A questo punto, sarebbe interessante sapere cosa ne pensa della “Laudatato Sii” la nostra Confindustria.
Contrattazione
Settimana ricca di incontri e accordi. È stato siglato, infatti, l’accordo sui contratti di solidarietà per il centro logistico Fca di Nola tra sindacati metalmeccanici, Fiom inclusa, e l’azienda. Sempre sul fronte Fca, sono stati definiti a Torino i sistemi premiali ed è stato siglato il testo sull’orario di lavoro. In merito al settore degli alimentaristi è stata raggiunta la firma dell’accordo tra la società Inalca del gruppo Cremonini e le sole federazioni Fai Cisl e Uila Uil esclusa la Flai Cgil, astenutasi dalla firma, per la tutela dei circa 1000 lavoratori che operavano nel Consorzio Euro 2000. È stato inoltre siglato un nuovo contratto integrativo per 430 addetti di Data Management Hrm, società italiana di servizi per l’amministrazione e la gestione integrata delle Risorse Umane. Sulla vertenza Redi, la situazione è ancora in sospeso: l’azienda ha incontrato le organizzazioni sindacali, avanzando una proposta che prevede trasferimenti e mobilità, ma il sindacato l’ha respinta, proponendo contratti di solidarietà per i 69 dipendenti. Per quanto riguarda la vertenza per lo stabilimento Bottero di Trana, leader mondiale per la produzione di macchinari e impianti per l’industria del vetro e per l’industria elettronica, si è conclusa con la sigla di un accordo separato, firmato dalla sola Fim Cisl. Infine, è stato sottoscritto tra sindacati di categoria dei trasporti e Fs un verbale di accordo che avvia le prime concrete iniziative di contrasto al fenomeno delle aggressioni al personale.
La nota
Massimo Mascini, direttore de Il diario del lavoro, analizza i primi risultati relativi alle elezioni Fca dei rappresentanti per la sicurezza, che danno la Fiom in testa alle altre organizzazioni metalmeccaniche. Ma la stessa Fiom sottolinea che i dati presentati si riferiscono solo a un terzo degli stabilimenti e dei lavoratori del gruppo Fca, mancando all’appello stabilimenti importanti come Pomigliano e Melfi, che potrebbero ribaltare la situazione. Inoltre, Fernando Liuzzi ha analizzato le dinamiche intorno al caso Uber, partendo dalla decisione della Labor Commission dello Stato della California che ha stabilito che gli autisti che utilizzano l’app fornita dalla compagnia vanno considerati come lavoratori dipendenti. Inoltre, Liuzzi analizza l’intervento con cui Fabio Storchi, presidente di Federmeccanica, ha aperto ad Ancona l’assemblea generale della sua associazione, affermando che il contratto nazionale di categoria ha ancora un ruolo.
Opinioni
Pubblichiamo un articolo di Aldo Amoretti, dove sono esaminate e spiegate le varie “trappole” del Jobs Act. Per Amoretti, nel decreto attuativo sul tempo parziale ci sono norme poco chiare e dannose, sfuggite ad ogni analisi.
Interviste
Fabiana Palombo ha sentito Giorgio Caprioli, responsabile Osservatorio Contrattazione Cisl Lombardia, in merito alle tendenze e limiti della contrattazione in Italia.
Documentazione
Questa settima sono disponibili per la consultazione i testi sul Jobs Act, in particolare su: decreto semplificazioni, decreto politiche attive e Agenzia Nazionale per il lavoro, decreto riordino normativa ammortizzatori sociali, decreto razionalizzazione attivita’ ispettiva; la Lectio magistralis del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, il testo della sentenza del tribunale di Roma per il ricorso Usb sul Testo Unico, i testi della I testi della V fiera regionale della contrattazione della Cisl Lombardia, Il testo integrale dell’Enciclica ” Laudato si” di Francesco Bergoglio, la nota del Ministero del Lavoro sui controlli a distanza, la valutazione della Cgil sui decreti attuativi del Jobs Act, la relazione annuale 2015 dell’Agcm, il testo dell’appello dei sindacati e associazioni sul ddl Scuola “‘La scuola che cambia il paese’“.