Le confederazioni sindacali hanno inviato in settimana a tutte le controparti imprenditoriali il loro documento sulla contrattazione. Un invio massiccio, con quasi quaranta indirizzi ad altrettanti interlocutori, coprendo tutti i settori economici. Qualcosa che ha ricordato l’altrettanto massiccia, ancorché inutile, presenza di sigle datoriali alle ultime riunioni di concertazione. L’intenzione delle centrali sindacali è infatti quella di avere un’interlocuzione con tutte le possibili associazioni di imprese. Risultati però ancora non ce ne sono stati, nel senso che risposte dirette per il momento non se ne sono viste. L’unica che ha espresso un parere al riguardo è stata la Confcommercio, criticando il documento sindacale e affermando, nella sostanza, che il sistema contrattuale in vigore è perfettibile ma sicuramente valido e che non si vede un motivo per dare maggiore spazio alla contrattazione di secondo livello, dal momento che il contratto nazionale è già sufficiente a garantire efficienza alle imprese. Un “grazie, ma non siamo molto interessati”, che non era proprio quello che i sindacati si aspettavano.
Nessuna reazione invece ancora da Confindustria. Giorgio Squinzi non ha ritenuto per il momento di rispondere a Cgil, Cisl e Uil e non è detto che lo faccia nei prossimi giorni. E’ ancora forte infatti la delusione per il mancato avvio del confronto, quando subito dopo la pausa estiva fu Confindustria a invitare i sindacati al dialogo, ma questi, soprattutto Cgil e Uil, non ritennero utile accettare e non si presentarono all’appuntamento. Una mossa sbagliata, quella delle confederazioni sindacali, che puntavano a salvaguardare la stagione dei rinnovi contrattuali posticipando la riforma; ma di fatto, solo i chimici e il settore gomma hanno rinnovato il loro contratto, mentre tutte le altre categorie sono rimaste al palo, anche quelle, come gli alimentaristi, che sembravano in dirittura d’arrivo.
Squinzi esita a rispondere alle confederazioni perché sa bene che sarebbe molto difficile arrivare a un accordo così importante adesso che siamo a un passo dall’elezione di un nuovo presidente di Confindustria. L’iter che condurrà all’indicazione del nuovo leader è già avviato, sono già in campo i primi candidati alla successione. Inoltre, Confindustria è ancora una volta profondamente divisa tra falchi e colombe per cui, nonostante i primi siano, si dice, molto più numerosi delle seconde, solo l’effettiva conta dei numeri porterà a una scelta. E, dal momento che la Confindustria non ha al momento una sua strategia condivisa, è inutile che si avvii un negoziato così impegnativo.
Le novità potrebbero venire semmai dai tavoli dove si stanno trattando i rinnovi contrattuali, ma anche questa partita sembra difficilmente risolutiva. Anche i metalmeccanici, verso i quali sono puntati tutti gli occhi, stanno infatti ancora fermi al palo. Come giustamente ha notato in un articolo su Il diario del lavoro Fernando Liuzzi, la decisione di lasciare da un canto il problema vero, quello del salario, e avviare una serie di riunioni in ristretta sugli altri temi per fare poi il punto della situazione alla fine di febbraio, denota la volontà di non arrivare a una rottura, ma l’assoluta impossibilità di affrontare il centro della trattativa e magari dare delle utili indicazioni a chi dovrebbe dettare nuove regole per la contrattazione. Il fatto che la Fiom di Maurizio Landini voglia a tutti i costi arrivare a un accordo, evidentemente non basta per superare le difficoltà create dal fatto che Federmeccanica vuole sancire delle forti innovazioni nella struttura contrattuale, che però contrastano in maniera altrettanto forte con l’impostazione che i sindacati, pur nelle loro diversità, vogliono perseguire.
Insomma, tutto sembra irrimediabilmente fermo e non si vede come sarebbe possibile smuovere questa morta gora. La verità è che le parti sociali non hanno la forza per cambiare le regole, si stanno progressivamente indebolendo, sia per responsabilità loro, ma anche e soprattutto a causa della politica avviata dal governo contro tutti i corpi intermedi. Una politica abbastanza ottusa, dettata dalla volontà di non avere intralci politici, ma che trascura il ruolo dei corpi intermedi e la loro capacità di assicurare coesione sociale, che altro non è che il sale di una civile convivenza.
Un’ulteriore prova di questa debolezza è venuta in questi giorni con l’iniziativa del presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, che con una lunga lettera al ministro Giuliano Poletti ha stabilito che i fondi interprofessionali per la formazione continua devono essere considerati come organismi di diritto pubblico, e in quanto tali devono applicare la normativa in materia di appalti pubblici anche quando procedono all’affidamento di contratti di formazione. E di conseguenza questi fondi saranno sottoposti alla vigilanza dell’Anac, quindi allo stesso Cantone. La conseguenza immediata è stata che i fondi, Fondimpresa per prima, stanno sospendendo le loro attività di formazione, e non si sa quando né in che condizioni questa potrà essere ripresa. Un danno incalcolabile per la formazione, e di conseguenza per l’occupabilità dei lavoratori; quindi, in sostanza, per tutta la politica attiva del lavoro sulla quale pure il governo ha puntato tanto attraverso il Jobs Act. Un atto che avrà conseguenze molto gravi per l’economia del paese e in palese contrasto con la politica del governo, ma che il presidente dell’Anac non ha esitato a compiere; in altri tempi, nei quali le parti sociali avevano un diverso ruolo, simili errori non sarebbero stati nemmeno concepibili. Ma, appunto, pesa il degrado dei corpi intermedi. A tale riguardo è molto interessante leggere su Il diario del lavoro uno scritto di Carlo Callieri, per molti anni un forte vicepresidente di Confindustria al fianco di Luigi Abete e Giorgio Fossa, che scrive appunto sui motivi di questo degrado dei corpi intermedi e sugli interventi che sarebbe opportuno mettere in campo per evitare che i guasti siano sempre più devastanti.
Contrattazione
Questa settimana è ripresa la trattativa tra Fincantieri e sindacati metalmeccanici in merito al rinnovo del contratto aziendale, che riguarda circa 7.500 lavoratori. Sempre sul tema della trattative, a Palermo si è avviato un confronto tra Ance e sindacati di categoria per il rinnovo del contratto territoriale degli edili. Infine, la Braccialini, azienda fiorentina di pelletteria, ha siglato con le parti sindacali un accordo per l’attivazione della cassa integrazione.
Opinioni
Carlo Callieri, ex vicepresidente di Confindustria, affronta il tema delle relazioni industriali alla luce della crisi che avvolge le organizzazioni sindacali e imprenditoriali. Bruno Ugolini, a proposito del decreto appena varato del governo sul licenziamento dei “furbetti” della pubblica amministrazione, ricorda come già nel 1987 il sindacato, nella persona di Bruno Trentin, si fosse mobilitato per affrontare il tema.
Interviste
Alessia Pontoriero ha intervistato per Il diario del lavoro il direttore delle relazioni industriali di Ania, Luigi Caso, in merito alle trattative per il rinnovo del contratto nazionale del personale dipendente delle imprese assicuratrici.
La nota
Nunzia Penelope analizza il rapporto tra fisco e investimenti, partendo dalla decisione della Apple di investire in Italia, annuncio arrivato a meno di un mese dall’ accordo fiscale che ha costretto Cupertino a versare alla nostra Agenzia delle Entrate 318 milioni di tasse evase. Infine, Fernando Liuzzi ha messo in luce la “Carta” dei diritti universali del lavoro presentata dalla Cgil. Inoltre, Liuzzi si è occupato della seconda fase della trattativa tra Federmeccanica, Assistal e sindacati di categoria sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici.
Documentazione
È possibile consultare sul nostro giornale il testo integrale della Carta dei diritti universali del lavoro della Cgil. Inoltre, è disponibile il rapporto Uil sulla cassa integrazione nell’anno 2015; la lettera di Raffaele Cantone al ministro Poletti sui Fondi Interprofessionali; le Slide del governo sugli 11 decreti della riforma sulla P.A; la lettera di Confcommercio a Cgil, Cisl e Uil in merito alla riforma contrattuale presentata dalle confederazioni.
Video
È possibile visionare sul nostro canale Youtube la presentazione della Carta dei diritti universali del lavoro tenuta da Susanna Camusso a piazza dei Cinquecento a Roma e una video-inchiesta sul vertice degli esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil all’auditorium di via Rieti.