Brexit ha colto tutti di sorpresa, senza nemmeno lasciare il tempo di capire cosa veramente è successo. Le ultime previsioni, ieri sera, erano a favore del remain, ma forse influenzate, più che da dati certi, dal sentimento collettivo che si cullava della speranza della soluzione meno pesante. Si credeva nel no perché si sperava che così fosse. Per questo il risveglio è stato ancora più duro. Soprattutto perché si rafforza il sentiment che aleggiava in queste settimane e mesi, la sensazione di vivere in Europa una situazione molto vicina a quella degli anni Trenta, della fine degli anni Trenta. Nazionalismi esasperati, xenofobia, sentimenti antirazziali, c’era un po’ di tutto in questi ultimi tempi in Europa e la sensazione, appunto, era quella, di un disastro imminente.
Brexit forse non sarà un disastro, forse qualcosa, o qualcuno, riuscirà a ritrovare quello spirito europeistico che si viveva in altre epoche, forse si tornerà a capire che assieme si può stare meglio. Ma il rischio terribile è che invece Brexit faccia scuola e qualcuno dei paesi più forti pensi che tutto sommato da soli si può stare meglio e decida di seguire il Regno Unito. E il rischio ancora più forte è quello che l’Europa si divida in due, da una parte i paesi ricchi, al Nord, dall’altra quelli poveri, naturalmente al Sud, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, forse la Francia, nonostante quello che possano pensare i francesi.
Se si vuole essere ottimisti si può anche credere però che l’Europa possa avere un soprassalto di coraggio e di forza e ritrovi la via per cambiare la politica dell’Unione per far ritrovare tutti assieme gli orfani della Gran Bretagna. Servirebbe però un’Europa diversa, che tenga conto delle ragioni sociali, che guardi ai bisogni dei popoli e non solo alle esigenze di far tornare tutti i conti. Servirebbe generosità, altruismo, capacità di guardare lontano, doti che per nostra sfortuna sembrano scarseggiare.
Se l’Europa deve cambiare, la linea è già segnata e si deve riconoscere a Matteo Renzi che e’ stato lui a segnare per primo questa linea, sostenendola con convinzione. Le sue continue esortazioni all’Europa perché tenga conto anche delle esigenze sociali, e non solo di quelle economiche scandite dai parametri del rigore, dovrebbero essere maggiormente ascoltate e condivise dall’Europa stessa. Quanto all’Italia, sta al nostro paese sempre di più tenere alte queste bandiere, perché diventino comuni a tutti gli stati membri. Ed e’ peraltro esattamente questo il concetto che il premier ha ribadito stamattina, nel primo commento ufficiale del governo italiano su Brexit.
E tuttavia, per ottenere un risultato concreto occorre un Matteo Renzi forte, mentre in questi giorni il premier è apparso notevolmente indebolito. Pesano i risultati delle amministrative, e pesano le diatribe interne al Pd stesso. Una situazione che rischia di riflettersi sul referendum di ottobre, che Renzi non può permettersi di perdere se non perdendo, anche, la leadership. Di qui, la necessità di cercare alleanze che gli consentano di rafforzarsi. Nelle ultime settimane – forse ci avrete fatto caso- il premier sembra diventato ‘’più buono’’: riscoprendo, perfino, la forza e l’importanza della concertazione. Infatti, il dialogo tra il governo e i sindacati su pensioni e mercato del lavoro sta andando avanti: forse fin qui senza grandi risultati, ma procede. E ancora, il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, si reca in casa Cgil e qui annuncia che, nel giro di pochi giorni, il governo aprirà la trattativa per rinnovare, finalmente dopo sette anni, i contratti del pubblico impiego. Infine, tutto il governo sta trattando con i comuni per riaprire i cordoni della borsa, e si parla di miliardi di euro che potrebbero tornare nelle casse delle amministrazioni locali per far ripartire le loro attività e, di conseguenza, l’economia.
Renzi, ovviamente, negherebbe fino alla morte di essere diventato ‘’buono’’ perché ha paura del referendum di ottobre sulle riforme costituzionali: sosterrebbe che non e’ assolutamente per questo che cerca di riallacciare, se è ancora in tempo, con quelle forze sociali che fin qui non ha mai tenuto in gran considerazione, ma che a ottobre potrebbero fare la differenza tra la vittoria del ‘’si’’ e quella del ‘’no’’ (e a questo proposito, vale la pena di ricordare che giovedì scorso la Confindustria, all’unanimità, si e’ schierata ufficialmente a favore del ‘’si’’). Renzi direbbe invece, e infatti dice, che se oggi i rinnovi contrattuali, così come le nuove risorse per i comuni, sono possibili, e’ grazie all’economia che migliora, aumentando le disponibilità necessarie alle coperture. In realtà, di e nella crisi ancora stiamo vivendo, ma a questo punto le motivazioni contano poco. La verità è che si comincia a respirare un’aria un po’ diversa e che forse qualche risultato sociale potrebbe anche verificarsi. E se l’Italia fosse in condizioni migliori, avrebbe più forza per cercare anche in Europa un cambiamento in positivo, per sventare le ombre e cercare un po’ di luce.
Contrattazione
Questa settimana, Assovetro-Confindustria e i sindacati di categoria Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil hanno riaperto le trattative per il rinnovo del contratto del vetro che coinvolge 27.000 lavoratori dipendenti in circa 1.400 imprese. Anche gli elettrici sono ancora impegnati nel tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto 2016/2019. Il 28 giugno è prevista la verifica delle pozioni sindacali e aziendali. Buone notizie sul fronte call center. E’ stato siglato l’accordo sulla gestione dei contratti di collaborazione di circa 2.000 lavoratori atipici operanti nel settore, tra i sindacati, Nidil Cgil e Felsa Cisl e Aio, l’associazione che riunisce aziende di call center che operano nel recupero credito e nelle attività di marketing,. E’ stata approvata l’ipotesi di piattaforma per il rinnovo del contratto degli addetti alle industrie conciarie. La richiesta dei sindacati di categoria Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil è di 105 euro mensili per il triennio 2016-2019. Inoltre, è stato rinnovato il contratto nazionale per il triennio 2016-2018 per tutti i dipendenti da aziende esercenti la lavorazione, il commercio e il trasporto, l’esportazione e l’importazione all’ingrosso di fiori freschi recisi, verde e piante ornamentali per imprese commerciali, consortili o cooperative e G.E.I.E. Tra i traguardi raggiunti con il rinnovo, l’obbligo del datore di lavoro ad avere un preventivo confronto con i sindacati in caso di riorganizzazione aziendale, da 150 a 180 giorni del periodo di aspettativa per i lavoratori affetti da patologie oncologiche e un aumento di € 75,00 al terzo livello, erogato in tre tranches. Infine, Fim Cisl e Uilm Uil hanno sottoscritto l’ipotesi di accordo integrativo Fincantieri. L’ipotesi prevede il ripristino del premio efficienza pari a 1.500 euro e l’istituzione di un premio di partecipazione di 1.208 euro, suddiviso in parti uguali su indicatori di commessa e qualità. Nei prossimi giorni le RSU di tutti i siti dovranno esprimere il loro assenso all’ipotesi di accordo.
Diario della crisi
Dopo l’annuncio della scorsa settimana di circa 385 esuberi da parte di Ericsson, centinaia di lavoratori dello stabilimento di Genova sono scesi in piazza e hanno scioperato per chiedere l’intervento del governo dopo il rifiuto della multinazionale svedese di prendere parte al tavolo che era stato convocato martedì scorso nella sede del Mise. Alla manifestazione erano presenti anche il sindaco di Genova, Marco Doria, l’assessore comunale allo sviluppo economico, Emanuele Piazza e l’assessore regionale allo sviluppo economico, Edoardo Rixi. Sempre nel campo dell’Ict, anche l’azienda Sistemi informativi del gruppo Ibm, il 16 giugno, ha aperto una procedura di licenziamento per 156 dipendenti. Secondo i sindacati questa è la conseguenza di un lungo processo di disivenstimento di Ibm in Italia.
Analisi
Da marzo ad oggi proteste, scioperi, manifestazioni, cortei hanno invaso le strade delle principali città francesi, per chiedere il ritiro della legge di riforma del codice del lavoro. Ma cosa propone la riforma? Maria Concetta Ambra, punto per punto, ci descrive la loi travail di El Hhomri e le posizioni di tutte le parti sociali.
La nota
Nunzia Penelope firma un ricordo dell’ultimo dei grandi industriali italiani, Vittorio Merloni, morto lo scorso 18 giugno.Massimo Mascini analizza i possibili esiti del braccio di ferro tra Federmeccanica e sindacati. Entrambi rimangono fermi sulle loro posizioni per questo il conflitto si inasprisce: i sindacati annunciano nuovi scioperi ma soprattutto hanno deciso di attuare il blocco totale di tutti gli straordinari e tutte le flessibilità di orario. Sullo stesso tema, Fernando Liuzzi descrive nel dettaglio le iniziative di lotta di Fiom, Fim e Uil, che hanno annunciato: ‘’la vertenza non fa in ferie’’. Sempre Liuzzi, riferisce sul convegno organizzato dalla Cgil nel corso del quale il ministro della PA Marianna Madia ha annunciato l’avvio delle trattative per il rinnovo dei contratti pubblici, dopo sette anni di blocco. Sull’argomento, vedere anche il servizio video realizzato per il Diario da Emanuele Ghiani. Infine, Roberto Polillo si cimenta in un’analisi delle ragioni che hanno portato il Pd a perdere i sindaci di Roma e Torino a favore del Movimento 5 Stelle.
Documentazione
Questa settimana è possibile visionare l’8° analisi congiunturale dell’Alleanza cooperative; l’analisi di Unioncamere dell’export lombardo; il terzo rapporto nazionale sull’imprenditoria femminile e i rapporti Istat sul commercio al dettaglio, sulle retribuzioni contrattuali e sui profili organizzativi e manageriali delle grandi imprese. Sempre di Unioncamere, insieme a Symbola, è possibile trovare il rapporto 2016 – “Io sono cultura: l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” e le slide che sintetizzano il rapporto e che hanno accompagnato la presentazione ufficiale dell’analisi annuale. E Infine, il rapporto del Centro Studi Confindustria sull’immigrazione in Italia.