Le relazioni industriali sono sempre più governate da soggetti diversi dalle parti sociali. Nello specifico, ci riferiamo ai giudici della Corte Costituzionale. Il che non è una cosa negativa a priori, ma certamente crea uno squilibrio in un campo dove normalmente vincono altre ragioni. La Consulta, mercoledì, ha bollato come incostituzionale il blocco dei contratti del pubblico impiego, che si protrae ormai da 6 anni. E tuttavia, la Corte ha precisato che questa sentenza non sarà retroattiva. In altre parole: il governo dovrà avviare al più presto le trattativa per il rinnovo dei contratti pubblici, ma non sarà obbligato a rifondere ai dipendenti dello Stato quanto perso di salario negli anni scorsi a causa del blocco dei contratti. Una cifra che, secondo alcuni calcoli, ammonterebbe a 35 miliardi, meno secondo altri, ma in ogni caso sufficiente a sballare i conti dello Stato, contravvenendo quindi l’articolo 81 della Carta, che obbliga al pareggio di bilancio. Di qui, la prudenza dei giudici, dopo le polemiche scaturite dalla precedente decisione sulle pensioni.
Giovanni Faverin, segretario generale dei pubblici dipendenti della Cisl, ha spiegato a Il diario del lavoro perché gli appaia almeno molto singolare questa sentenza, dal momento che se il blocco è illegale non può esserlo solo a partire da una certa data. Intanto, la sentenza obbliga però il governo a rinnovare i contratti pubblici. Ma come, con quali priorità, secondo quali canoni? Questo è tutto da scoprire. L’Aran, l’Agenzia che tratta con i sindacati per conto del governo, seguirà una via meritocratica o riprenderà la vecchia abitudine di praticare aumenti lineari, un tanto a tutti mantenendo così lo status quo? In ogni caso, la trattativa che si aprirà – i sindacati fanno sapere di avere già pronte le piattaforme- si collocherà all’interno di una stagione di rinnovi più ampia, che, come abbiamo già più volte osservato in questi mesi, non sarà affatto facile.
La notizia della Consulta va di pari passo con un altro fatto non di poco conto: a quanto pare, si ricomincia a parlare di unità sindacale. Notizia che fa sobbalzare il cuore di chi segue da tanti anni le relazioni industriali, perché è davvero un eco del passato. Sta di fatto che Susanna Camusso ha scritto una lettera ai colleghi di Cisl e Uil Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, sollecitandoli ad aprire una discussione sulla base di un assunto incontrovertibile: se continuiamo divisi, conteremo sempre di meno. E la risposta è stata immediata e positiva: a breve, tempo qualche giorno, i tre si incontreranno e cercheranno di ritrovare la strada dell’unità. Compito facile o difficile? Difficilissimo, come ha spiegato a Il diario del lavoro Pietro Larizza, che è stato segretario generale della Uil e presidente del Cnel.
Difficilissimo perché non basta decidere di tornare all’unità sindacale. E’ necessario che le confederazioni sindacali trovino tra loro un accordo vero sui problemi che in questi anni le hanno allontanate. L’unità è caduta per ragioni precise (e quasi sempre anche politiche, non solo di strategie sindacali differenti) e su queste è necessario che si faccia chiarezza e si ritrovi un comune sentire. Altrimenti, dice Larizza, è solo l’ennesima chiacchiera, una perdita di tempo. La domanda quindi e’: Cgil, Cisl e Uil sono davvero in grado di compiere questo sforzo, di recuperare questo comune sentire? Facile o difficile, sembra oggi una strada obbligata.
Di unità sindacale ha parlato anche Maurizio Landini, inaugurando giovedì a Bologna la Festa annuale della Fiom. Il segretario dei metalmeccanici Cgil ritiene che non sia utile, oggi, tentare di riproporre una semplice ‘’somma’’ delle tre confederazioni, e infatti rilancia proponendo qualcosa di ben più drastico. In sintesi, secondo Landini occorrerebbe procedere a una vera e propria “rifondazione” del sindacato, superando le strutture oggi esistenti e dando vita a un soggetto completamente nuovo, basato su principi di democrazia dal basso e ad ampio raggio. I lavoratori, dice Landini, devono poter contare, devono potersi esprimere su ogni singolo atto che li riguardi, ma anche sugli stessi gruppi dirigenti: che non devono più essere ‘nominati’ dai vertici confederali, come di fatto oggi accade, ma eletti direttamente dalla base stessa. Inoltre, la riforma del sindacato dovrebbe comportare da un lato l’inclusione di tutte quelle forme di lavoro che da ormai vent’anni sfuggono al rapporto con la rappresentanza –precari, professionisti, ecc- e dall’altro una drastica riduzione del numero dei contratti, oggi arrivati a oltre 400, costituendo ormai una vera e propria giungla dagli intrecci surreali.
Un progetto ambizioso, come minimo, e che appare difficilmente praticabile, almeno a breve scadenza. Ma se non si procederà sulla strada di un rinnovamento radicale, avverte il leader Fiom, la conseguenza sarà la sparizione del sindacato dalla scena sociale e politica. O quanto meno, come afferma a sua volta Larizza, la sua trasformazione in un ‘’ente’’ se non inutile, certamente inoffensivo. Del resto, una prova e’ gia’ in quello che si diceva all’inizio di questa newsletter: in pochi giorni, due sentenze della Consulta sono intervenute a dirimere questioni – il taglio delle pensioni, il blocco dei contratti pubblici- che riguardano la materia sindacale, prima ancora che giuridica. Dunque, già è una cosa positiva che il discorso sull’unità sia stato ripreso: onore alla Camusso che lo ha tirato fuori dal cassetto chiuso da troppo tempo.
Contrattazione
Questa settimana è stato siglato l’accordo tra Eni e i sindacati di categoria sul premio di partecipazione 2014-2016 per i 28.000 dipendenti del gruppo. L’accordo comprende sia l’area contrattuale energia e petrolio che chimica. Sulla vertenza Whirpool, la trattativa prosegue: l’azienda ha presentato il nuovo piano industriale al ministero per lo Sviluppo Economico, nel quale sono inseriti alcuni punti condivisi con le organizzazioni sindacali. Sul fronte Alcatel Lucent, sono stati fatti alcuni passi avanti, con la sottoscrizione di una ipotesi di accordo per la cessione del sito di Trieste a Flextronics. Inoltre, la Flextronics ha assunto l’impegno di non procedere a licenziamenti collettivi almeno per tutto il quinquennio di durata dell’accordo commerciale. In Sicilia invece è stato firmato un contratto di servizio tra Trenitalia e Regione, che prevede 111 milioni di finanziamenti l’anno e l’integrazione da parte di Regione e Trenitalia. Infine, il comune di Piacenza e sindacati hanno siglato un accordo che prevede nei punti fondamentali il ripristino del fondo anticrisi finanziato per 100mila euro e un riordine dell’amministrazione per la lotta all’evasione fiscale.
Opinioni
Roberto Polillo ha analizzato il nostro sistema sanitario nazionale, fotografando una situazione, a detta dell’autore, “impietosa”. Aldo Amoretti si è invece occupato della situazione di Alitalia e in particolare dell’uso crescente e costante della cassa integrazione, “sforando ogni limite”. Nicola Cacace si è concentrato sulla disinformazione che regna intorno alle notizie delle ondate migratorie, spiegando come il fenomeno non sia in realtà quello che i mass media raccontano. Mauro Soldera invece ha analizzato tutte le novità intervenute con i decreti attuativi, mettendo in luce non solo le novità ma anche i dubbi che il Jobs Act porta con se. Infine, Ferdinando Uliano, segretario della Fim Cisl, rivendica la scelta della sua organizzazione di aver saputo condividere accordi sindacali anche quando tutto il paese era contro.
La nota
Emanuele Ghiani ha dato conto del convegno, promosso dalla FenealUil, sul settore edile, durante il quale il sindacato ha lanciato la proposta della creazione di un contratto unico per le costruzioni: il “contratto di cantiere”. Nunzia Penelope riflette invece sul tema dell’unità sindacale a seguito della vicenda epistolare che ha visto coinvolti i tre leader delle confederazioni sindacali. Infine, Fabiana Palombo, ha riportato i principali contenuti emersi durante il VI annuale convegno Asstel, dedicato allo stato delle telecomunicazioni in Italia.
Interviste
Il direttore del Diario del Lavoro, Massimo Mascini, ha intervistato Pietro Larizza, segretario generale della Uil e presidente del Cnel, sullo stato riguardante le divisioni interne al mondo del sindacato italiano.
Documentazione
Disponibile sul sito, questa settimana, la sintesi del VI Rapporto Asstel, lo studio Cresme sul “contratto di cantiere”, la nota flash dl ministero del Lavoro sulle dinamiche dei contratti di lavoro in maggio 2015, il testo della piattaforma della p.a. ‘Contratto subito’, e la lettera aperta dei lavoratori della Olivetti al premier Matteo Renzi.