Niente da fare, l’Italia non cresce. Unico paese d’Europa affetto da nanismo economico, se va proprio bene nel 2016 il Pil nazionale segnerà al massimo un + 0,6%. Lo dicono i dati Istat, diffusi in questi giorni, lo ha detto, la scorsa settimana, il neo presidente di Confindustria, e lo ha ripetuto dal pulpito più autorevole il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco.
La ripresa dell’economia italiana è ancora debole, ha detto leggendo le considerazioni finali nel corso dell’assemblea annuale dell’Istituto: “Usciamo lentamente, con esitazione – ha scandito- da un lungo periodo di crisi, non solo finanziaria ed economica. La ripresa è ancora da consolidare. Le previsioni di consenso indicano per l’Italia il ritorno ai livelli di reddito precedenti la crisi in un tempo non breve; sono deludenti le valutazioni sul potenziale di crescita della nostra economia. Si deve, e si può, fare di più”. Un preciso segnale al governo, ma, come vedremo, anche al mondo delle imprese.
Visco e i presidente di Confindustria Vincenzo Boccia concordano infatti nell’indicare in che cosa consista quel ‘’fare di più’’: investimenti, investimenti, investimenti. Nient’altro. Pubblici, per fungere da volano allo sviluppo e creare nel contempo condizioni favorevoli allo sviluppo stesso, come infrastrutture e altro. Ma anche e soprattutto privati. Invece, osserva il governatore, malgrado il costo del denaro bassissimo, investimenti non se vedono affatto: “in rapporto al Pil gli investimenti restano ancora molto al di sotto dei valori osservati prima della crisi, su livelli minimi nel confronto storico”.
Colpa, anche, delle scarne dimensioni delle imprese nazionali: “L`alta incidenza delle aziende di piccola dimensione nel nostro sistema produttivo resta un elemento di debolezza”. Specie nei confronti dell’export: “Dall`inizio dello scorso decennio, le esportazioni delle imprese con meno di 50 addetti non sono più riuscite a tenere il passo di quelle delle aziende di dimensione maggiore. Le imprese italiane non solo nascono mediamente più piccole di quelle degli altri principali paesi europei, ma hanno anche maggiori difficoltà a espandersi”. Dunque, crescere, ma anche innovarsi:
“Va favorito l`avvio di iniziative imprenditoriali innovative – dice Visco – il loro sviluppo nelle prime fasi di vita e uno spostamento più rapido delle risorse produttive verso le aziende con migliori prospettive di crescita”.
Parole molto simili a quelle pronunciate da Boccia meno di una settimana fa quando, forse per la prima volta da decenni, un presidente di Confindustria aveva bacchettato i propri associati invitandoli ad aprire i cordoni della borsa. E infatti, al termine della lettura delle considerazioni finali, il leader degli industriali, ha osservato che tra le idee di Bankitalia e quelle di Viale dell’Astronomia vi sono “molti punti di convergenza”, proprio sui i temi della produttività e della crescita delle imprese: “Ci sembra molto in sintonia col nostro pensiero, una bellissima relazione’’.
D’accordo, Boccia e Visco, anche sull’occupazione: qualcosa si e’ fatto, qualcosa si muove, ma ancora non basta. Commentando i dati Istat sul lavoro, Boccia dice: “Sì, la disoccupazione torna a crescere. Ed e’ una grande sfida interna ed esterna alle nostre fabbriche”. Parole che riecheggiano quelle che nelle stesse ore affermava Cesare Romiti, ad di Fiat negli anni ruggenti, alla cerimonia in ricordo di Luciano Lama a venti anni dalla scomparsa. Lama, aveva detto l’imprenditore, “servirebbe adesso al paese, perché adesso ci mancano il suo coraggio e la sua lungimiranza, oggi che il paese soffre per la mancanza di lavoro, perché i problemi del paese non si risolvono con buone leggi, ci vuole ben altro”. E così anche il governatore nelle considerazioni finali all’assemblea della Banca d’Italia, afferma che la disoccupazione ‘’e’ ancora troppo alta’’, e dunque occorre intervenire ancora sul cuneo fiscale, tagliandolo ulteriormente.
Contrattazione
Questa settimana è stato sottoscritto un accordo tra Asstel e sindacati di categoria sulla disciplina dei cambi d’appalto, in attuazione della legge n°11 del 2016. Per il settore tessile, invece, brutte notizie. Si è infatti rotta la trattativa tra sindacati e parti datoriali per il rinnovo del contratto nazionale delle lavanderie industriali, che coinvolge oltre 20.000 lavoratori. Infine, la vertenza Almaviva si è conclusa positivamente: sindacati di categoria e parti datoriali, infatti, hanno siglato un accordo che salva 3.000 posti di lavoro e prevede lo stop dei licenziamenti per 18 mesi.
Analisi
Maurizio Ricci ha messo in luce le dinamiche relative alla caduta della produttività nel nostro paese, analizzando le sue origini e i suoi percorsi.
La nota
Il direttore di Il diario del lavoro, Massimo Mascini, scrive in merito al discorso dell’ex ad di Fiat Cesare Romiti, in occasione del convegno del Senato organizzato per celebrare i venti anni dalla scomparsa di Luciano Lama. Per quanto riguarda le recenti Considerazioni finali del Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, svolte durante l’appuntamento annuale dell’Istituto, ne scrivono su Il diario del lavoro Nunzia Penelope e Fernando Liuzzi.
I Blogger del Diario
Rocco Palombella, Fare breccia nel muro di Federmeccanica
Giuliano Cazzola, Lama, il riformatore
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare il testo contenente le Considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia Vincenzo Visco; l’indagine rapida del Centro Studi di Confindustria sulla produzione industriale; il testo dell’accordo Asstel; il testo dell’accordo interconfederale sull’apprendistato tra Confindustria e Cgil, Cisl, Uil. Infine, le schede sugli esuberi e sulla cassa integrazione dei lavoratori della Lombardia, elaborata dalla Fiom regionale.