Sta camminando speditamente il dialogo interno alle tre confederazioni sindacali per mettere a punto una proposta sulle nuove regole per la contrattazione. I tre segretari confederali Cgil, Cisl e Uil che stanno lavorando a questo progetto confermano la possibilità di rispettare il ruolino di marcia che si sono dati, che prevede di arrivare entro la fine dell’anno a uno schema condiviso, almeno nelle parti generali, le più importanti. Subito dopo il documento che avranno messo a punto sarà presentato alle tre confederazioni perché ciascuna organizzazione convalidi le scelte fatte. E così a gennaio potrebbe partire il confronto con le controparti imprenditoriali. Una corsa contro il tempo perché sta per scadere il margine lasciato alle parti dal governo prima di intervenire direttamente su questa materia con un provvedimento di legge. Date certe per questo intervento non ce ne sono, ma è evidente che se si va avanti a lungo senza un accordo l’esecutivo interverrà, nonostante queste siano materie di stretta competenza delle parti sociali.
Il documento sul quale i tre segretari confederali stanno lavorando sarà composto di tre parti. La prima verterà sui temi specifici della contrattazione e presenterà una proposta specifica per tutti i settori. La seconda tratterà invece il tema della partecipazione, che ad avviso delle confederazioni avrà un ruolo importante nell’equilibrio delle responsabilità. Infine il tema della rappresentanza. Per questa il più è già fatto, perché le regole del Testo unico del gennaio del 2014 non sono messe in discussione, ma ci sono alcuni problemi da risolvere sui quali si sta lavorando. In particolare sul protocollo con l’Inps per l’espletamento dei compiti che inizialmente si era pensato di affidare al Cnel, il bilanciamento dei diversi parametri per calcolare così l’effettiva rappresentatività di ogni organizzazione. Non ci sono problemi con l’Inps, ma la messa a punto del protocollo comporta una serie di adempimenti e scelte che comunque richiederanno del tempo. Forse non si riuscirà a chiudere entro dicembre, ma per gennaio tutto sarà pronto. Parallelamente sta procedendo la raccolta delle informazioni date dalle aziende sulle adesioni dei lavoratori alle singole organizzazioni. Raccolta che procede ancora lentamente, finora sembra siano stati raccolti i dati relativi a 21 mila imprese (per un totale di un milione 600 mila lavoratori), per cui c’è ancora un buon cammino da fare, ma nelle confederazioni si spera che il flusso di informazioni acceleri nelle prossime settimane.
E poi, naturalmente, ci sono tutti i problemi da sciogliere sul modello contrattuale. Qui difficoltà sono tante perché deve essere messo a punto un progetto che abbia la possibilità di diventare un accordo generale, e in quanto tale accettato da tutti. Dalla Confindustria, ma anche dalle altre confederazioni datoriali, perché Cgil, Cisl e Uil hanno l’intenzione di far firmare questo accordo non solo alla rappresentanze dell’industria, ma da tutte le controparti, i commercianti, le cooperative, forse anche gli artigiani.
E, appunto, questo è un compito molto complesso. I problemi sono numerosi, primo tra tutti quello salariale. Il dialogo interno alle tre confederazioni ha portato finora a una certezza: il sindacato pensa che gli aumenti salariali decisi in sede di contrattazione nazionale non debbano mirare solo al mantenimento del potere di acquisto, ma anche far crescere le retribuzioni in sintonia con la crescita del sistema economico. Una vera e propria svolta, perché finora gli aumenti decisi in sede nazionale dovevano solo recuperare quanto eroso dall’inflazione. In realtà il protocollo del 1993 prevedeva anche un aumento delle retribuzioni appunto sulla base dell’andamento del settore, ma non se ne era mai fatto nulla, al punto che questa parte dell’accordo tutti se l’erano dimenticata. L’accordo del 2009 poi non prevedeva esplicitamente altro che il recupero dell’inflazione, e nemmeno tutta perché quella che derivava dalla crescita dei prodotti energetici importati non era computata.
Adesso invece i sindacati vorrebbero cambiare registro e puntare ad aumenti superiori all’inflazione. Ma si scontreranno con gli imprenditori, che al contrario pensano che qualcosa in più dell’inflazione possa esser dato solo in presenza di un aumento della produttività, quindi per lo più in sede aziendale. Anzi, Confindustria ha detto esplicitamente che gli aumenti dovrebbero essere concessi solo dopo aver accertato la crescita della produttività, quindi ex post. Una differenza notevole che però deve essere superata se si vuole raggiungere l’accordo.
Appunto, se si vuole raggiungere un accordo. Ma tutti indistintamente vogliono questo accordo? O solo pensano che sia possibile raggiungerlo? Su questo ci sono molti dubbi, sia per la difficoltà a mettersi d’accordo, sia perché c’è sempre chi pensa che tutto compreso un provvedimento di legge sarebbe meglio, quanto meno per non prendersi la responsabilità di aver voluto dei cambiamenti. Ma questo sarà possibile capirlo solo nel proseguo dei confronti. Adesso in scena c’è il sindacato e la voglia di arrivare a un accordo interno al mondo della rappresentanza dei lavoratori è indubbio. Nei dialoghi di questi giorni prevale sempre la ricerca del consenso, nessuno porta avanti le tesi della propria organizzazione, si cerca di smussare gli attriti invece di provocarli. E forse per il sindacato raggiungere un accordo al proprio interno per poterlo presentare alle controparti è già un ottimo risultato: quanto meno nessuno potrà dire che è il solito sindacato indolente e neghittoso a frenare il rinnovamento.
Contrattazione
Questa settimana sono stati raggiunti importanti accordi, a cominciare dall’Itacementi per la quale sono stati firmati due accordi: uno per l’applicazione della cassa integrazione, l’altro per la cessazione di due stabilimenti. Per la Michelin è stato inoltre siglato l’accordo che scongiura gli annunciati licenziamenti, prevedendo la ricollocazione dei lavoratori in altre strutture del gruppo, in Italia e all’estero. Anche per la difficile vertenza della Pininfarina l’accordo siglato prevede il ricorso all’uscita e al part time volontari, scongiurando anche in questo caso il rischio esuberi. Per la Blutec, ancora, si è svolto un incontro di monitoraggio sullo stato delle attività per la deindustrializzazione del sito di Termini Imerese. Infine prosegue la vertenza sul rinnovo del contratto collettivo dei metalmeccanici.
La nota
Il commento di Fernando Liuzzi sul confronto fra due libri dedicati ai mutamenti nelle relazioni industriali del gruppo Fiat, avvenuti mentre l’azienda torinese si trasformava in multinazionale.
Opinioni
Partendo dai dati di una ricerca Prometeia sul ‘’capitalismo manageriale’’, una riflessione del presidente del CIDA Giorgio Ambrogioni.
L’editoriale
Il direttore del Diario del Lavoro Massimo Mascini analizza il confronto interno a Cgil, Cisl e Uil sulla riforma dei contratti.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare il rapporto Istat sull’economia non osservata, il testo della lettera dei leader di Cgil, Cisl e Uil al premier Matteo Renzi sulla vertenza Eni, lo studio della Fondazione Di Vittorio Cgil sugli effetti della crisi nel primo semestre 2015.