Ma quante linee strategiche di relazioni industriali esistono? Sono tre, forse quattro? E’ questa la realtà come è emersa in questi giorni in occasione della presentazione del recente libro di Paolo Rebaudengo, per molti anni responsabile delle relazioni industriali in Fiat, quando ancora non si chiamava Fca. In questa occasione, che sapeva un po’ d’antan, anche perché si svolgeva nel Parlamentino del Cnel, ormai in via di dismissione, si sono scontrati due classici avversari, portatori di idee tra loro conflittuali. Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei deputati, ex ministro del Lavoro, ha sostenuto la validità della tesi che poggia su due livelli di contrattazione e una solida piattaforma di regole condivise.
Si dibatteva della storia della Fiat, dal contratto per Pomigliano in avanti, fino all’uscita da Confindustria e al contratto di gruppo, e Damiano è stato netto nell’affermare che non lo convinceva la tesi del contratto su misura. Il contratto nazionale può prevedere delle deroghe, ha detto, ma non troppe o si cade nel pericolo di dumping sociale, a tutto danno dei lavoratori. Allo stesso modo ha criticato il governo che ha rinunciato alla concertazione e più in generale al dialogo sociale: così, ha sostenuto, si indeboliscono i corpi intermedi e questo è controproducente, per l’efficienza dell’apparato produttivo oltre che per la democrazia. Insomma, le relazioni industriali devono essere rinnovate perché tante cose non vanno bene, ma senza esagerare, senza dare mano libera alle parti sociali in azienda.
Di diverso, opposto avviso Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro del Senato, anche lui ex ministro del Lavoro. Il quale ha criticato la “rigidità centralistica” che, ha detto, è stata utile nel 1984 per abbattere l’inflazione a due cifre, e poi strutturata con gli accordi del 1993, quando però era già stata superata dagli eventi. Il gioco delle parti sociali, ha detto Sacconi, non deve essere mai bloccato o la realtà delle relazioni industriali non evolverà mai. Per questo ha ribadito la validità dell’articolo 8 della legge dell’agosto 2011, quello che consente alle parti sociali in fabbrica di raggiungere accordi che derogano ai contratti nazionali e anche alle disposizioni di legge. Libertà quasi assoluta, l’opposto di quanto chiedeva Damiano.
Due linee opposte, inconciliabili? In realtà esistono anche altre vie. Per esempio quella sostenuta e praticata dalla Fiat e poi dalla Fca. Perché, lo ha spiegato Rebaudengo nella stessa occasione, la Fiat quando ha avviato le trattative per l’accordo di Pomigliano non aveva in testa nessuna rivoluzione strategica. Aveva un problema, non voleva chiudere lo stabilimento campano, 5.000 lavoratori diretti e nessuna altra alternativa occupazionale in zona, ma la fabbrica “non stava in piedi”, era nelle stesse condizioni di quella di Termini Imerese, che infatti è stata chiusa. Serviva flessibilità aggiuntiva e questa ha chiesto ai sindacati, il dialogo è stato intenso, difficile, e così, passo passo, si è arrivati all’accordo per Pomigliano, poi agli altri, fino all’accordo di gruppo di qualche settimana fa. Ma, appunto, nessuna rivoluzione, solo molta aderenza alla realtà e molto coraggio. Una linea che non ha nulla di ideologico, risponde solo ai bisogni.
Tre possibilità, quindi, che diventano subito quattro se si prende in considerazione anche quella proposta dalla Fiom, che non a caso non ha firmato nessun accordo con la Fiat e poi con la Fca. Una strategia fatta tutta di rigidità, di centralismo, di regole da non abbandonare mai, nemmeno di fronte alla realtà dell’economia e al pericolo di perdere posti di lavoro. Una strategia molto diversa da quella portata avanti da Damiano, che non a caso , sempre al Cnel, ha fatto presente come quando era dirigente della Fiom, segretario generale aggiunto, fu “accompagnato fuori”, come ha detto, dalla Fiom, accusato di” trattare troppo”. Infatti Damiano crede nelle regole stabilite con gli ultimi accordi tra Confindustria e Cgil, Cisl e Uil per cui alle trattative partecipano i sindacati che raccolgono almeno il 5% della rappresentatività e gli accordi valgono erga omnes se votati dal 50% più uno dei lavoratori o dalla maggioranza delle rappresentanze, mentre la Fiom ha combattuto e combatte ancora queste stesse regole.
Su queste quattro linee strategiche si collocano parti sociali, governi, istituzioni, a volte trovandosi, a volte scontrandosi, cercando e facendo accordi. Una sintesi è impossibile, per lo più si tratta di linee tra loro inconciliabili. E forse proprio questo è il motivo per cui le relazioni industriali nel nostro paese a dir poco languono.
Contrattazione
Questa settimana è stato firmato l’accordo per il trasferimento dei lavoratori da ex Lucchini ad Aferpi, acronimo di Acciaierie e Ferriere Piombino, che attuerà il piano industriale con investimenti per 700 milioni di euro. Inoltre, è stato firmato l’accordo definitivo tra sindacati, la Franco Tosi e la Bruno Presezzi Spa; l’accordo è propedeutico alla definitiva cessione delle attività alla società brianzola, già disposta dal ministero. Sulla vertenza Tenaris Dalmine, sindacati e rappresentanti dell’azienda hanno raggiunto una intesa che prevede l’avvio di un contratto di solidarietà per tutti i lavoratori di Dalmine, esclusi gli addetti alle attività commerciali e i lavoratori del sito di Sabbio, per un massimo di 1.614 dipendenti sul totale dei 1.782 in organico. Cattive notizie invece per i lavoratori di Labisi, azienda di autotrasporti turistici su gomma. L’azienda, infatti, ha annunciato con una nota il licenziamento di 18 lavoratori, motivandolo con la crisi del settore e con la diminuzione delle commesse. Infine, la regione Toscana ha siglato un con Federsanità Anci un protocollo di intesa per aderire al progetto “Italiastarbene”, per la promozione dell’offerta internazionale integrata dei servizi sanitari e turistici della Toscana.
L’editoriale
Il direttore de Il diario del lavoro Massimo Mascini ha messo in luce le idee e le opinioni espresse da Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, riguardo il mondo del lavoro, in particolare le dinamiche delle relazioni industriali e della contrattazione.
La nota
Su Il diario del lavoro un articolo di Fernando Liuzzi, riguardante le ultime considerazioni di Federmeccanica sulle previsioni e i consuntivi produttivi dell’industria metalmeccanica.
Opinioni
Maurizio Ricci ha esaminato le ultime dinamiche del sindacato Usa, che torna ad avere seguito tra i lavoratori. E, a detta dell’autore, cresce anche la consapevolezza che per alimentare la crescita devono salire prima i salari. Ancora, Roberto Polillo ha analizzato l’esito delle regionali in Italia, che ha messo in difficoltà il Premier Matteo Renzi.
Documentazione
Sono disponibili per la consultazione la 134° edizione dell’indagine trimestrale sulla congiunturale nell’industria metalmeccanica condotta da Federmeccanica; il testo del discorso di apertura alla conferenza stampa di presentazione della stessa indagine tenuto da Alberto Bombassei; il testo della Congiuntura Flash di Confindustria.