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Sindacati e Confindustria scendono in campo per i vaccini

Nunzia Penelope
Marzo04/ 2021
Autore Foto: Christian Emmer Ringraziamenti: emmer.com.ar

In un paese in preda al panico, le parti sociali tornano in campo e, come accaduto esattamente un anno fa, cercano di dare il loro contributo. Ma se un anno fa l’obiettivo era consentire alla produzione di non chiudere completamente i battenti, oggi è quello di  accelerare la campagna vaccinale, decisamente in panne. E’ questo il senso del tavolo tecnico che si è aperto oggi al ministero del Lavoro, guidato dal nuovo ministro Andrea Orlando, che ha convocato sindacati e imprese con l’obiettivo di aggiornare quel protocollo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro stipulato tra il Governo e le parti sociali ad aprile 2020. Un patto che, vale sempre la pena di ricordarlo, consentì al paese di non fermarsi del tutto, mettendo in campo una serie di misure, definite con la consulenza di virologi e scienziati, che poi lo stesso governo Conte fece proprie.

Dodici mesi dopo, pero’, siamo al punto di partenza. Nel tragico gioco dell’oca della pandemia, l’emergenza è tutt’altro che finita, e alla necessità di arginare i contagi, in costante aumento, si unisce oggi quella di definire un piano vaccinale sensato e, soprattutto, rapido: unica strada per raggiungere l’immunità di gregge, consentendo all’economia di ripartire e agli italiani di tornare a una vita normale. Dunque, e’ evidente che il protocollo di aprile 2020 va aggiornato alle necessità di marzo 2021. Tra le quali, per esempio, la certificazione di avvenuta negativizzazione per il rientro nei luoghi di lavoro di coloro che sono stati colpiti dal Covid, una miglior definizione per il lavoro agile, la garanzia dei dispositivi di protezione individuale per tutti i lavoratori, e, appunto, soprattutto, il piano vaccinale.

Su questi terreno i sindacati e la Confindustria sono pronti a dare una mano concretamente, grazie alle loro strutture logistiche ”naturali”: per esempio, effettuando i vaccini direttamente nei luoghi di lavoro. Tuttavia, come giustamente avverte il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini,  occorre “una regia nazionale”, e il ruolo centrale dovra’ comunque spettare al servizio sanitario nazionale, anche nel gestire le priorità sui lavoratori più esposti. In ogni caso, garantisce Landini, “la Cgil è pronta a mettersi a disposizione, per favorire e gestire in tempi rapidi un piano di vaccinazione di massa nel Paese”.

Una posizione condivisa dalle altre confederazioni, a partire dalla Cisl fresca di cambio della guida al vertice. Luigi Sbarra conferma che la Cisl è d’accordo, dunque, sulla prospettiva di avviare un tavolo tecnico finalizzato all’aggiornamento del protocollo del 2020, anche perché in questi mesi, osserva, sono emerse nuove questioni da approfondire. Ma soprattutto, anche per la Cisl è indispensabile definire un protocollo nuovo, o quanto meno una integrazione del precedente, proprio per quanto riguarda il piano vaccinale nei luoghi di lavoro. Al di là dei noti motivi del rallentamento, che vanno dalle disorganizzazioni delle regioni alle difficoltà nell’approvvigionamento, alla necessità di nuove assunzioni di personale dedicato, non c’è dubbio che i sindacati possano svolgere un ruolo fondamentale per quanto riguarda l’organizzazione della vaccinazione nei luoghi di lavoro: utilizzando la contrattazione aziendale, o anche solo individuando gli spazi adatti alla necessità, le cose che le organizzazioni dei lavoratori possono fare, su questo piano, sono molte e molto concrete.

Ma anche le imprese sono pronte e disponibili a essere ‘parte attiva’ nella campagna vaccinale, mettendo a disposizione della macchina organizzativa pubblica i luoghi di lavoro che le autorità sanitarie riterranno adeguati. Calcolando che sono circa 5 milioni e mezzo i dipendenti delle imprese associate a Confindustria, è possibile, attraverso di loro, e considerando anche i famigliari, raggiungere un bacino di circa 12 milioni di persone: garantendo così – afferma l’associazione degli industriali, “un supporto fondamentale allo sforzo del Paese”. E considerando che altri 12 milioni sono gli iscritti a Cgil, Cisl e Uil, anche se in buona parte sovrapponibili alle cifre censite da Confindustria, e’ evidente che stiamo parlando di una platea che comprende, in pratica, la stragrande maggioranza della forza lavoro nazionale.  L’obiettivo – delle imprese così come dei sindacati – è ancora una volta, come un anno fa,  lo stesso: avere tempi e condizioni certi per un graduale ritorno alla normalità. Nell’aprile funesto del 2020 il loro sforzo congiunto è riuscito a salvare il salvabile, in termini di produzione e di Pil. La speranza di tutti è che, oggi, l’impegno comune delle forze sociali contribuisca a risolvere anche il caos dei vaccini.

Nunzia Penelope

Nunzia Penelope

Giornalista

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