Scatta oggi lo sciopero a oltranza dei dipendenti Volkswagen proclamato dal sindacato dei metalmeccanici tedeschi Ig Metall contro i 15mila licenziamenti annunciati dal gruppo a seguito della chiusura di tre stabilimenti in Germania dovuta a uno stato di perdurante crisi del marchio. La ristrutturazione per il rilancio ha un costo di 4 miliardi di euro e prevede un taglio del 10% degli stipendi nonché il congelamento dei salari per gli anni 2025 e 2026, il tutto con l’obiettivo di risparmiare per migliorare la propria competitività. Alla base il calo della domanda dei consumatori, il costo del passaggio ai veicoli elettrici e la concorrenza della Cina.
La lotta “più dura che Volkswagen abbia mai visto”, minaccia il sindacato al termine del periodo di dialogo sociale che la Germania ritiene obbligatorio per 120.000 dipendenti del gruppo, che andrà avanti fino al raggiungimento di un accordo sulle misure e che arriva proprio durante la campagna per le elezioni anticipate in Germania. Appena un mese fa il responsabile distrettuale dell’Ig Metall, Thorsten Groger, aveva affermato: «Ci aspettiamo che Volkswagen e il suo consiglio di amministrazione delineino concetti validi per il futuro al tavolo delle trattative, invece di fantasie di tagli, dove la parte datoriale ha finora presentato poco più che frasi vuote».
Il gruppo ha affermato di “rispettare i diritti dei dipendenti” e di credere nel “dialogo costruttivo”, secondo il principio della cogestione, per “raggiungere una soluzione sostenibile e sostenuta collettivamente”, ma per il sindacato sono, appunto, “parole vuote”.
In Germania Volkswagen conta dieci stabilimenti in cui sono impiegati 300mila dipendenti, di cui 120mila legati direttamente al marchio VW. La crisi che sta attraversando è la più grave dalla sua fondazione, nel 1937, ed è la summa del terremoto che sta attraversando il settore nell’intera Europa. Ironia della sorte, lo sciopero a oltranza scatta in coincidenza con le dimissioni “a sorpresa” del ceo di Stellantis, Carlos Tavares, eventi che insieme misurano la temperatura bollente della crisi.