A fine 2024 gli iscritti alla previdenza complementare sfiora i 10 milioni, in aumento del 4% rispetto all’anno precedente mentre le risorse accumulate dalle forme pensionistiche complementari si attestano a 243,4 miliardi di euro, in aumento dell’8,5% rispetto all’anno precedente, soprattutto per la dinamica positiva dei mercati finanziari. Le risorse accumulate sono pari all’11,1 % del Pil e al 4% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. E’ quanto rileva la relazione annuale della Covip, sottolineando che gli aderenti ai fondi risultano pari al 38,3% delle forze di lavoro.
I fondi negoziali e i fondi aperti registrano tassi di crescita superiori alla media. I primi contano 4,1 milioni di iscritti (+5,5%); i secondi superano i 2 milioni (+7%). I Pip (piani individuali pensionistici) nuovi registrano 3,7 milioni di aderenti (+2,5%), mentre i fondi pensione preesistenti 661mila.
Si conferma la presenza di un gender gap. Gli uomini rappresentano il 61,6% degli iscritti alla previdenza complementare, le donne il 38,4%. In base all’età, gli iscritti risultano concentrati nelle classi intermedie e più prossime al pensionamento. Il peso della componente più giovane (fino a 34 anni) è però salita dal 17,6% del 2019 al 19,9% del 2024.
Rispetto alle forze di lavoro, la partecipazione alla previdenza complementare cresce all’aumentare dell’età: tra i 15 e i 34 anni è più bassa della media generale (29,9%), tuttavia in crescita di 8,4 punti percentuali rispetto a cinque anni prima.
Quanto all’area geografica, il tasso di partecipazione supera la media nazionale nelle regioni settentrionali dove si concentra il 57,2% degli iscritti. Valori più bassi e di molto inferiori alla media si registrano in gran parte delle regioni meridionali.
Sul fronte dei contributi quelli incassati nell’anno sono pari a 20,5 miliardi di euro (+7%), in crescita in tutte le forme pensionistiche complementari: nei fondi negoziali sono stati raccolti 7,1 miliardi di euro (+9%); nei fondi aperti 3,3 miliardi di euro (+6,8%); nei Pip (piani individuali pensionistici) nuovi 5,3 miliardi di euro (+4,7%); nei fondi preesistenti sono confluiti 4,6 miliardi di euro (+7,4%).
Sulle posizioni dei lavoratori dipendenti sono stati versati 17 miliardi di euro di contributi, in crescita di 1,3 miliardi rispetto al 2023. Di questi 8,6 miliardi di euro riguardano quote di Tfr; 5,3 miliardi di euro sono contributi a carico dei lavoratori e 3,1 miliardi di euro contributi dei datori di lavoro. Per i lavoratori autonomi sono confluiti versamenti per 1,7 miliardi di euro, stabili rispetto al 2023.
Gli iscritti che hanno versato nel 2024, escludendo dal computo i Pip vecchi, sono 7 milioni pari al 72,3% del totale. La contribuzione media di questi iscritti è di 2.890 euro. E’ più alta per i lavoratori dipendenti (2.990 euro), che possono beneficiare anche dei flussi di Tfr, rispetto ai lavoratori autonomi (2.720 euro). Il gender gap si conferma anche guardando all’importo della contribuzione versata. I contributi medi degli uomini superano di circa un quinto quelli delle donne (3.080 contro 2.590 euro). Il divario tende ad allargarsi al crescere dell’età.
Nelle regioni del Nord e in alcune del Centro le contribuzioni medie sono più elevate, con punte che sfiorano i 3.600 euro, il doppio rispetto a molte regioni del Mezzogiorno. Gli iscritti non versanti, pari a circa 2,7 milioni, sono più frequentemente presenti nelle forme di mercato e tra i lavoratori autonomi.
Nello scorso anno le uscite per la gestione previdenziale ammontano complessivamente a 13,2 miliardi di euro. Le prestazioni pensionistiche sono state erogate in capitale per 5,2 miliardi di euro e in rendita per 361 milioni di euro. I riscatti sono stati pari a 2,1 miliardi di euro e le anticipazioni a 2,7 miliardi di euro. Nell’anno sono stati pagati circa 2,4 miliardi di euro di rendite integrative temporanee anticipate (Rita), per lo più dai fondi pensione preesistenti.