Aumenta il congedo parentale, diminuisce la cassa integrazione. Sono alcune delle novità presenti nei decreti attuativi del Jobs act presentate dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, dopo il via libera del Consiglio dei ministri.
La durata massima della cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, viene fissata in 24 mesi, che possono salire a 36 mesi con il ricorso alla solidarietà, il cui assegno però non potrà ora superare l’80% della retribuzione. Ma il fondo di integrazione salariale che dovrà finanziare i nuovi ammortizzatori non sarà attivo prima del luglio 2016.
Le tutele vengono estese, spiega il governo, a “1.400.000 lavoratori sinora esclusi”. Sul fronte delle disposizioni che regolano i congedi parentali, come previsto già nella prima versione del testo, il tempo per fruire del congedo facoltativo viene allungato dai precedenti 3 anni di età del bambino a 6 per quello retribuito al 30% e a 12 per quanto riguarda i mesi di congedo non retribuito. Prevista anche la possibilità di trasformare il congedo parentale in part-time al 50%.
Poletti ha annunciato anche l’istituzione di un’agenzia dell’ispettorato del lavoro che ha la funzione di definire “la programmazione ispettiva e le modalità di accertamento” e di coordinare gli ispettori di Inps e Inail per evitare sovrapposizioni.
Inoltre, le aziende che usano di più la cig pagheranno un’addizionale più alta – Per il finanziamento della cig il decreto prevede anche l’introduzione, relativamente ai contributi pagati dalle imprese, di un meccanismo simile al bonus malus: in pratica più l’azienda utilizza la cassa più paga. In compenso ci sarà uno sconto del 10% sulle aliquote di base.
L’accesso alla cig sarà poi esteso, a pagamento, anche alle imprese da 6 a 15 dipendenti. Il decreto sulle politiche attive istituisce un’agenzia nazionale ad hoc (Anpal), sottoposta alla vigilanza del ministero del Lavoro, che stabilirà le prestazioni che poi le Regioni dovranno rendere disponibili tramite convenzioni con i centri per l’impiego. Nasce poi l’Agenzia ispettiva unica, che avrà il compito di unificare le funzioni di vigilanza oggi divise tra ministero del Lavoro, Inps e Inail. Nel provvedimento attuativo sulla semplificazione, infine, sono stabiliti obiettivi di razionalizzazione delle procedure di costituzione e gestione dei rapporti di lavoro per ridurre gli atti amministrativi relativi ai rapporti di lavoro.
Per quanto riguarda il “collocamento delle persone con disabilità” il governo ha “provato a sostituire la forma con la sostanza, per renderlo più efficace”. Nel decreto semplificazioni è poi previsto che tutte le comunicazioni sul rapporto di lavoro possano essere fatte “per via telematica in modo automatico”.
Infine arriva l’assegno di ricollocazione per i disoccupati e il salario minimo invece non entrerà nei decreti attuativi. L’ipotesi di dare il via a una sperimentazione per i lavoratori non coperti da contratto nazionale è stata accantonata vista “l’esiguità dell’area dei lavoratori” cui si rivolgeva. “Sarà ripresa legandolo alle norme sul contratto e alla rappresentanza sindacale”, ha detto il ministro. In compenso il decreto ha introdotto un “assegno di ricollocazione” per disoccupati.