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Chi resta aperto e chi chiude

redazione
Marzo23/ 2020

Questo è il quadro generale delle attività in essere, settore per settore.

Legno e Arredo. Il settore occupa 450mila addetti, di questi solo il 6% dovrebbe rimanere in attività resteranno al lavoro gli addetti al settore imballaggi (per la produzione di pallet e casse e cassette per l’ortofrutta) e chi fabbrica casse funebri, in tutto 24mila persone.

Laterizi e manufatti. Il settore occupa 18mila persone, dovrebbero restare tutti a casa, tranne qualche centinaio di addetti, non più di 3-400, per assicurare la continuità delle fornaci, specie quelle vecchie che non possono essere fermate completamente.

Lapidei e materiali da cava. I 40mila addetti fermeranno tutti il lavoro, fatte salve le operazioni necessarie ad assicurare la continuità di materiali per cantieri e manutenzione strade, ma ogni caso verrà valutato isolatamente in accordo con i prefetti.

Cemento Calce, Calcestruzzo. Anche in questo caso tutti i 18mila addetti non lavoreranno, fatti salvi i casi di chi deve assicurare le forniture per le attività di manutenzione legate ad attività fondamentali, quali la sicurezza stradale, ferroviaria, delle reti idriche, dell’edilizia sanitaria e penitenziaria. In questi caso si valuterà caso per caso l’apertura ai minimi livelli degli stabilimenti più vicini ai luoghi in cui devono essere assicurate le forniture.

Edilizia. È questo il comparto più cospicuo con 1 milione di addetti. Resteranno chiuse tutte le attività legate all’ingegneria civile e alla costruzione di edifici residenziali e non, così sono sono spese tutte le aperture di nuovi cantieri. Mentre resteranno aperte tutte quelle attività legate alla manutenzione di impianti elettrici e di gas, alla manutenzione di strade, aeroporti e ferrovie.

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