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Mafia, Cgil e Libera chiedono l’apertura di un tavolo sui beni confiscati

redazione
Maggio10/ 2023

In riferimento alle criticità evidenziate dalla Corte dei Conti sul riutilizzo dei beni confiscati, Cgil e Libera, l’Associazione contro le mafie, evidenziano l’urgenza “di aprire un tavolo di lavoro e di confronto fra i soggetti sociali e il Governo sulla gestione dei beni sequestrati e confiscati. Continua in nostro impegno per una mobilitazione forte: il riutilizzo dei beni confiscati rappresenta uno strumento formidabile di contrasto alle mafie e alla criminalità organizzata. A fronte di quanto evidenziato dalla Corte dei Conti – proseguono – è necessario accrescere il livello di trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni in materia di beni confiscati e garantire la piena conoscibilità dei dati e delle informazioni in modo che possa essere da stimolo per la partecipazione democratica dei cittadini e delle cittadine”.

Per Libera e Cgil “è necessario coinvolgere il terzo settore come presupposto per tutti gli interventi normativi pubblici e per gli interventi di sostegno finanziario pubblici e privati. Dobbiamo mettere a sistema tutti i finanziamenti pubblici (locali, nazionali e di derivazione europea) che possono trovare negli immobili confiscati strumenti di realizzazione delle politiche pubbliche e in particolare le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza Next Generation Eu”.

“La stessa valorizzazione dei beni confiscati – continuano – non dovrà riguardare soltanto opere di ristrutturazione e ri-funzionalizzazione, ma comprendere la fase di start up e di gestione delle esperienze di riutilizzo, così come gli interventi di sostegno dovranno interessare tutte le Regioni e non solo il Sud e le Isole”.

Per la Confederazione e l’associazione “il Codice Antimafia deve essere attuato in tutte le sue positive innovazioni quale strumento efficace di contrasto patrimoniale alle mafie, con l’effettiva estensione ai corrotti delle norme su sequestri e confische previste per gli appartenenti alle mafie. Dobbiamo garantire il diritto al lavoro, sostenendo le esperienze dei workers buyout e di cooperative di lavoro nate all’interno di aziende sequestrate e confiscate, tutelando i lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate e dando un supporto adeguato al fine della loro continuità imprenditoriale”.

“Inoltre – si legge ancora nella nota – va rivisto il sistema di riutilizzo delle risorse liquide (conti correnti, denaro liquido ecc.) sequestrate dedicando una parte di esso al sostegno dei beni confiscati e dei Comuni che quei beni li prendono in carico. L’ANBSC, ad esempio, che oggi si trova a fare il semplice passacarte, potrebbe andare nella direzione di implementare la sua autonomia finanziaria. Neppure quando c’è da demolire un bene perché abusivo l`Agenzia riesce ad intervenire, poiché la demolizione ha un costo. I benpensanti cavalcano questa situazione chiedendo a gran voce la vendita dei beni, dimenticando che in alcuni casi la vendita ad alcune categorie di soggetti è già possibile come extrema ratio, e come tale deve essere considerata.

“Noi – concludono Cgil e Libera – siamo nettamente contrari a questa sciagurata ipotesi e ci batteremo con tutte le nostre forze per evitarla. Sarebbe un regalo alle mafie e una resa incondizionata da parte dello Stato”.

e.m.

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