Il no all’Europa ha vinto al referendum britannico. Con tutti i seggi scrutinati, il Leave ha vinto il referendum britannico sull’uscita dalla Ue con 17,41 milioni di voti, pari al 51,9%, contro i 16,14 milioni del Remain, pari a 48,1%. L’affluenza è stata del 72,1%.
In seguito al risultato referendario, il premier britannico David Cameron ha annunciato che si dimetterà, perché serve una “nuova leadership al Paese”.
Parlando a Downing Street dopo la sconfitta della sua campagna referendaria, Cameron ha detto di sperare che il Paese abbia un nuovo premier “entro ottobre”.
Immediati gli effetti sui mercati finanziari. Dalle Borse ai cambi, dal petrolio agli spread l’inattesa vittoria della Brexit ha avuto un effetto deflagrante. La sterlina è letteralmente collassata arrivando a cedere oltre l’11% fino a 1,32. la maglia nera se l’aggiudica Madrid, con un -12% in avvio, ma Milano non è stata da meno, arrivando a subire un -11%. A tarda mattina Londra segna un meno 4,69 per cento, Parigi un meno 7,44 per cento, Francoforte (partita al -10%) cede il 6,06 per cento e Milano conquista la sgradita maglia nera con un pesantissimo meno 9,26 per cento.
A picco anche l’euro, che è caduto fino a 1,09 dollari, per poi limare solo parzialmente le perdite a 1,1129 a metà mattina, sui minimi da marzo.
Il voto dei britannici, che hanno scelto di abbandonare l’Unione Europea, dà il via a una lunga e complessa procedura di addio, mai applicata finora, che porterà Bruxelles e Londra a costruire un nuovo rapporto su basi completamente diverse. Cameron, ha che sarà il prossimo premier di Londra a far scattare l’articolo 50 del trattato di Lisbona del 2009, che stabilisce le procedure per l’uscita di un Paese dall’Unione.
L’articolo 50 afferma che “qualunque stato membro può decidere di ritirarsi dall’Unione nel rispetto delle proprie norme costituzionali” e preparare la procedura per farlo.
Le norme europee dicono che servono due anni per sciogliere tutti gli obblighi contrattuali prima che un Paese possa ufficialmente uscire dall’Unione, al netto di possibili proroghe da concordare.
Ma il negoziato per stabilire un nuovo rapporto tra Bruxelles e Londra indipendente potrebbe durare molto di più. Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha però avvertito che per ottenere il via libera di tutti i 27 Stati restanti, più il Parlamento europeo, potrebbero volerci altri cinque anni, per un totale di sette.
Il campo ‘Leave’ mira a un negoziato veloce e a lasciare l’Unione entro fine 2019. Il sottosegretario Chris Grayling, favorevole all’uscita dalla Ue, prima del voto ha detto al Financial Times che la Gran Bretagna approverà leggi per limitare i movimenti dei cittadini Ue prima di lasciare l’Unione. Bruxelles starebbe studiando misure per escludere Londra dal mercato unico se prendesse una tale iniziativa.
L’opzione più semplice e più citata è che la Gran Bretagna si unisca a Norvegia e Islanda entrando nell’Area economica europea, che le consentirebbe di accedere al mercato unico. Questo significherebbe che Londra dovrebbe ancora obbedire alle norme Ue senza poter dire la sua sulle loro formazione, oltre a versare un contributo alla Ue.
Per il momento non cambia nulla, ma Londra dovrà negoziare lo status di due milioni di britannici che vivono nella Ue. Ciò potrebbe toccare in particolare i loro diritti pensionistici e sanitari e Londra ha già lanciato l’allarme: “i cittadini britannici che risiedono all’estero, tra loro i pensionati che vivono in Spagna, potrebbero non essere in condizione di presumere che questi diritti siano garantiti”.
Tutto da vedere sul fronte degli stranieri, italiani in primis, che vivono e lavorano nel Regno Unito. Sono tra 550mila e 600mila i nostri connazionali in Gran Bretagna, che ora temono di incappare in una serie di complicazioni e penalizzazioni, a partire dalla necessità di ottenere un permesso di soggiorno o il decadimento della copertura sanitaria garantita dalla reciprocità europea dei servizi.
Oggi è prevista una riunione straordinaria delle più alte cariche dell’Unione, il presidente Donald Tusk, il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, il presidente del Parlamento Ue. Martin Schulz, e il premier olandese, Mark Rutte, il cui Paese ha la presidenza di turno della Ue. Tusk ha detto che farà di tutto per preservare l’unità e la stabilità dell’Europa a Ventisette, fin da prossimo vertice Ue del 28-29 giugno, a margine del quale si terrà una riunione con l’esclusione d i Cameron. Domani i ministri degli Esteri dei sei Paesi fondatori dell’unione si vedranno a Berlino mentre il presidente francese Francois Hollande lunedì vedrà la cancelliera tedesca Angela Merkel.