“È da molto tempo che ci battiamo perché in Europa venga attuata una politica di convergenza dei salari. Un’urgenza che parte dal bisogno di rispondere a delocalizzazioni e dumping derivanti da retribuzioni profondamente diseguali all’interno della stessa Unione. Un tema fondamentale per avanzare un programma di Europa sociale”. Così Susanna Camusso, responsabile Politiche europee e internazionali della Cgil, in occasione dell`iniziativa “Verso una direttiva europea su salari minimi e contrattazione. Quali prospettive per la convergenza con l`Unione”.
“L`Europa non può intervenire direttamente sulle retribuzioni ed i modelli contrattuali, ma – spiega la dirigente sindacale – può definire i riferimenti affinché i salari minimi siano frutto di accordo tra le parti e per diffondere la contrattazione collettiva settoriale”.
“Ragionare di una direttiva europea – sostiene – ci impone di articolare il pensiero proprio tenendo conto di tutte le differenze e mantenendo come obiettivo fondamentale e comune l’innalzamento dei salari”. Un obiettivo che, grazie al contributo del sindacato italiano poi assunto dalla Ces, come sottolinea Camusso riguarda “tutte le lavoratrici e i lavoratori indipendentemente dalla tipologia di lavoro o contratto che hanno”. “Tenendo ben presente – aggiunge – che la questione salariale è solo una parte del tutto e che è la contrattazione collettiva ad avere un più ampio raggio d`azione intervenendo non solo sui compensi ma anche su orari, diritti e condizioni di lavoro”.
E.G.