Il Governo prende un pò di tempo in più per l’approvazione della Nota di aggiornamento ad Def, rispetto alla scadenza del 27 settembre. Un termine non perentorio il cui slittamento darebbe all’esecutivo giallo-rosso la possibilità di disegnare al meglio il quadro di finanza pubblica per la manovra che sarà presentata entro il 20 ottobre (il Dpb dovrà essere inviato entro il 15 ottobre all’Europa). La macchina del ministero dell’Economia è al lavoro da giorni con l’obiettivo di rispettare la data di venerdì fissata dall’ordinamento italiano. Tuttavia, secondo quanto si apprende, non è escluso appunto un posticipo direttamente a dopo il weekend.
Intanto, il premier Giuseppe Conte ha convocato un vertice di governo a palazzo Chigi per fare il punto della situazione con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e il capo delegazione del Pd Dario Franceschini. Questa Nadef è particolarmente importante perché è il primo documento organico di politica economica del governo Conte-bis, quindi una sorta di ‘biglietto da visita’ del nuovo esecutivo che vuole sottolineare la discontinuità con il precedente.
L’esito del lavoro di Roma è legato inevitabilmente al negoziato informale in corso con Bruxelles sulla flessibilità sul deficit che dovrebbe portare il disavanzo verso il 2-2,1% secondo quanto trapelato dopo il vertice informale di Helsinki. Tuttavia, dal rush finale delle trattative non è escluso un innalzamento dell’asticella fino al 2,2% e addirittura 2,3% per avere maggiori margini per le misure della manovra, in particolare per scongiurare i maxi aumenti dell’Iva da 23,1 miliardi, il doppio delle risorse rispetto allo scorso anno.
Il deficit è un elemento cruciale da definire perché si porta dietro anche i possibili obiettivi di crescita e le prospettive per il debito pubblico. Le previsioni internazionali indicano per l’Italia nel 2020 un tasso di crescita tra lo 0,4 e lo 0,6% sempre che non si scivoli in recessione. Il governo sarebbe pronto a tagliare le previsioni dal +0,8% stimato in primavera dall’esecutivo giallo-verde al +0,5-0,6%, dopo un 2019 che dovrebbe chiudersi poco sopra lo zero. Quanto al debito pubblico, che resta l’incognita principale, la Nadef dovrà tener conto, oltre che delle revisioni dei calcoli chiesta da Eurostat, anche delle mancate privatizzazioni per 18 miliardi nel 2019 previste dal Def di aprile e mai realizzate. L’ultima previsione del 132,6% nel 2019 poggiava su una stima del Pil dello 0,2%, mentre quella del 131,3% per il 2020 su un Pil pari allo 0,8%.
Tornando alla legge di bilancio in via di definizione, anche un aumento del deficit fino al 2,3% non sarebbe sufficiente a coprire tutti gli interventi in cantiere per la legge di Bilancio che tra stop dell’Iva, cuneo fiscale, spese obbligatorie e altre misure parte già da oltre 30 miliardi di euro (di cui 23,1 impegnati per la sterilizzazione degli aumenti Iva, 2 miliardi per le spese indifferibili e circa 5 miliardi per l’avvio del taglio del cuneo fiscale). Un aiuto arriverà dal ‘tesoretto’ della minore spesa per interessi legata al calo dello spread ma l’esecutivo dovrà comunque andare a caccia di altre risorse attraverso la spending review, la revisione degli sgravi fiscali, la lotta al contante attraverso la massiccia operazione di incentivo all’uso delle carte di credito e tutti i sistemi di pagamento elettronici e digitali.
La Nota di aggiornamento al Def una volta approvata dal governo verrà inviata alle Camere per l’approvazione. L’Aula del Senato la esaminerà fra l’8 e il 10 ottobre mentre alla Camera sarà in Aula il 10 ottobre.
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TN