In audizione al Senato, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha ribadito la sua contrarietà al decreto lavoro approvato dal consiglio dei ministri il primo maggio, poiché “non risponde alle esigenze che il mondo del lavoro ha espresso in questi mesi”.
“Insieme a norme che peggioreranno le condizioni economiche e normative delle fasce più deboli, a partire da chi è in povertà assoluta – ha affermato -, ritroviamo delle risposte parziali alle nostre piattaforme unitarie, a partire da quella sul fisco. Infatti, si reputa assolutamente insufficiente l’intervento una tantum sul taglio del cuneo, alla luce del forte impatto che l’inflazione sta provocando sul lavoro dipendente. Soprattutto se lo si contrappone all’incremento dei salari”. Per queste ragioni “si ritengono necessarie delle modifiche volte da una parte a rendere strutturali alcune misure – ha aggiunto – dall’altra a cambiare radicalmente le misure sulla precarietà e sulla povertà”.
Quanto alla riforma del reddito di cittadinanza, Landini parla della”introduzione di una misura categoriale che discrimina le famiglie in condizione di bisogno in base a criteri che prescindono dalla situazione reddituale e patrimoniale” che apre “una nuova frontiera della disuguaglianza nel nostro Paese: l’adozione di politiche ineguali verso persone in uguale condizione di difficoltà economica”. Secondo Landini queste disposizioni “contraddicono” le raccomandazioni del consiglio dell’Ue e la risoluzione sul reddito minimo adottata a marzo dal Parlamento europeo. “La creazione di un doppio binario che distingue chi è ritenuto meritevole di ricevere un sostegno economico e di essere preso in carico per l’attivazione di percorsi di inclusione sociale e lavorativa da chi è ritenuto colpevole della propria condizione e, pertanto, è sostenuto in misura minore ed esclusivamente se partecipa ad attività di formazione e per un tempo limitato – ha sottolineato – non tiene in alcuna considerazione le caratteristiche della povertà come fenomeno complesso, che richiede una pluralità di risposte e di interventi né tiene in alcuna considerazione l’esistenza del lavoro povero”.
Inoltre, il numero uno della Cgil rileva che “il sistema delineato dalle due nuove misure esclude i lavoratori poveri, tra i 18 e i 59 anni che non appartengano a famiglie con minori, disabili o over 60. Un giovane precario di 30 anni, pur in possesso dei requisiti richiesti, non riceverà alcun sostegno. Non serviva abrogare il reddito di cittadinanza, ma correggerne le criticità per migliorarlo. Non si combatte la povertà crescente riducendo le risorse, ma stanziandone di aggiuntive per potenziare la rete dei servizi pubblici dei territori”.
In tema di sicurezza sul lavoro, le misure contenute del provvedimento sono “interventi minimi, ma del tutto insufficienti a dare risposte ai problemi. Non hanno avuto riscontro – ha detto Landini – le questioni che riguardano l’aggiornamento delle tabelle Inail di indennizzo del danno biologico in capitale e in rendita; la sorveglianza sanitaria dei lavoratori domestici; l’adeguamento dei limiti di età per l’assegno di incollocabilità erogato dall’Inail e le assunzioni di medici all’Inail. Senza un adeguato stanziamento di risorse e in assenza di stringenti interventi normativi non si sono fatti passi nella direzione necessaria”. Inoltre, “è assente una strategia di rafforzamento degli istituti che assicurano l’attività ispettiva, a partire dall’Inl. Sono assenti interventi utili al rispetto dell’applicazione dei contratti collettivi di lavoro anche attraverso l’estensione di alcune previsioni del codice dei contratti pubblici al settore privato. Nel nuovo codice appalti si persegue inoltre la logica del subappalto a cascata che determina riflessi sulla salute e sicurezza per la compressione dei costi. Lo stesso tema della precarietà per come incide sulla qualità del lavoro ha impatto sulla sicurezza e gli interventi previsti nel presente decreto sui contratti a termine e voucher vanno nella direzione contraria”.
Le misure in materia di lavoro, che sono “varie ed articolate”, “non costituiscono un intervento coerente e adeguato” rispetto alla necessità di contrasto alla precarizzazione del mercato. Per Landini, infatti, “si persegue invece la logica del lavoro a termine, di accondiscendenza alle richieste di flessibilità delle imprese, anziché pensare di operare una stretta sulle forme più precarie. Possono essere considerate positive le misure relative al fondo nuove competenze e l’intervento sui contratti di espansione, ma, per gli effetti che determineranno, costituiscono interventi gravi e pericolosi quelli sui contratti a termine, quelli in materia di semplificazione in materia di informazioni e obblighi sul rapporto di lavoro e l’intervento che amplia le possibilità di utilizzo del lavoro occasionale nel settore turistico e termale”.
e.m.