Il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, ha ribadito oggi a Bruxelles la sua posizione fortemente contraria a qualsiasi ipotesi di ‘default’ di Atene e ha paragonato la situazione greca attuale a quella, peggiore, in cui all’inizio degli anni ’90 si trovava l’Italia, e da cui uscì conquistando la credibilità dei mercati. Parlando davanti agli eurodeputati, durante la sua audizione come candidato alla presidenza della Banca centrale europea, Draghi ha ricordato che “rispetto a 10-15 anni fa, oggi c’è un enorme mercato dei ‘Credit default swaps'”, che è un’incognita quanto alle sue possibili conseguenze in caso di default. Ribadendo la sua posizione coincidente con quella della Bce, secondo cui il default della Grecia creerebbe più problemi che vantaggi, il governatore di Bankitalia ha ricordato che “all’inizio degli anni ’90, l’Italia aveva un deficit pubblico all’11%, un debito al 120%, un’inflazione ben più alta di oggi e non c’era aiuto esterno” dall’Fmi o dall’Eurozona, e vennero emessi in tre anni titoli che valevano il triplo dell’esposizione attuale della Grecia. Eppure, “il governo propose un programma che fu ritenuto credibile dai mercati”. Oggi, ha sottolineato Draghi, “le condizioni generali sono più favorevoli di quelle italiane di allora”, e per salvare la Grecia “ci sono dei costi, ma dobbiamo crederci, dobbiamo credere che si possa fare”, ha concluso.
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