Il Pil dell’area euro dovrebbe aumentare con una “intensità significativa” nel terzo trimestre (+8,2%) per poi registrare “impulsi più contenuti nel quarto trimestre e nel primo trimestre del 2021 (rispettivamente +2,2% e +1,5%). Considerando la media annua, nel 2020 il Pil destagionalizzato e corretto per i giorni lavorativi dovrebbe diminuire, nell’area euro, dell’8% rispetto all’anno precedente. Così ‘l’Euro zone economic outlook’, elaborato dall’Istituto di studi e previsione economica tedesco (Ifo), dall’Istituto nazionale di statistica italiano (Istat) e dall’Istituto svizzero (Kof).
Per quanto riguarda l’inflazione a livello annuale rimarrà bassa, con una moderata accelerazione nei primi tre mesi del 2021.
Nel rapporto in ogni caso si sottolinea come le previsioni siano caratterizzate da “elevata incertezza, con rischi sia al rialzo sia al ribasso strettamente condizionati dall’efficacia delle politiche economiche nei vari paesi dell’Eurozona e dall’evoluzione della pandemia”.
Nel rapporto si fa notare come la caduta dell’attività economica sia stata “senza precedenti”: nell’area dell’euro, nel secondo trimestre del 2020 il Pil si è contratto dell’11,8% rispetto al trimestre precedente. Il calo dell’attività economica è stato diffuso a tutte le componenti della domanda, che hanno segnato il maggior contributo negativo degli ultimi anni: la spesa per consumi è diminuita del 12,4% e gli investimenti fissi lordi del 17%. La caduta è stata diffusa tra i paesi ma con intensità differenziate.
In Germania il Pil è sceso del 9,7%, Italia e Francia hanno registrato riduzioni più accentuate (-12,8% e -13,8% rispettivamente) mentre in Spagna il calo è stato più marcato (-18,5%). I dati trimestrali della contabilità nazionale, tuttavia, sintetizzano forti fluttuazioni su base mensile, come segnalato dagli indici delle vendite al dettaglio e della produzione industriale, per i quali al forte calo di marzo e aprile si è associato un ampio rimbalzo in maggio e giugno.
La ripresa è confermata dall’andamento positivo dell’indicatore del clima economico (ESI), che si è esteso anche al mese di agosto. In particolare, la fiducia dei consumatori ha registrato un lieve miglioramento mentre quella delle imprese ha evidenziato segnali di maggiore tonicità in tutti i settori anche se il livello registrato nei servizi rimane decisamente più basso. Nell’area dell’euro, la crescita del settore manifatturiero è attesa trainare quella del Pil.
Nel terzo trimestre, anche i consumi privati segnerebbero un deciso rimbalzo (+9,2%) per poi continuare a migliorare nei trimestri successivi (+2,3% e +0,9% rispettivamente).
A causa dell’elevata incertezza che condizionerà le attese sia sulla domanda interna sia su quella estera, prosegue il dossier, il processo di recupero degli investimenti sarà graduale. Nel terzo trimestre gli investimenti fissi lordi aumenterebbero in misura meno accentuata (+10,2%) della produzione industriale mentre nei trimestri successivi la crescita comparata assumerebbe valori maggiori (+3,0% e +2,3% rispettivamente).