“Siamo fermamente convinti dell`importanza della libertà contrattuale e del pluralismo nelle relazioni industriali, che devono tuttavia fondarsi su una rappresentatività effettiva delle parti. Una rappresentatività che non può e non deve essere rigidamente imposta dalla legge ma che deve essere misurata attraverso un mix tra strumenti pattizi, come l’accordo interconfederale che dovrebbe riguardare tanto le organizzazioni dei lavoratori quanto quelle degli imprenditori, e strumenti amministrativi per monitorare i contratti effettivamente applicati attraverso dati oggettivi ed incontestabili. Così si potrà garantire la trasparenza senza compromettere l`autonomia delle parti”. Lo dichiara in una nota il Presidente di Confapi, Cristian Camisa.
“Non possiamo che essere fortemente critici – aggiunge – nei confronti di quelle organizzazioni sindacali e datoriali che, pur senza avere reale rappresentanza in determinati ambiti produttivi, pretendono di regolarli contrattualmente. Ancor più oggi, nei grandi cambiamenti in corso, le parti negoziali devono avere una reale e comprovata rappresentatività. Confapi sigla contratti collettivi da oltre 70 anni con CGIL CISL e UIL ed è peraltro aperta anche ad altre organizzazioni ove si rivelassero rappresentative nel settore o nell`azienda oggetto di negoziato”.
“Il cambiamento del modello contrattuale – sottolinea Camisa – deve partire da attori realmente rappresentativi, che abbiano la capacità di tradurre le istanze territoriali in contratti applicabili e realmente efficaci. Il rischio, altrimenti, è di avere soggetti che, non avendo un forte legame con il territorio e una reale capacità di rappresentanza, pretendano di regolare il lavoro con contenuti minimi e generalizzati”.
E.G.