L’Assemblea, a causa dell’emergenza Covid, si è tenuta interamente online, e ha collegato i 250 delegati delle 13 associazioni territoriali che a ottobre hanno scelto i loro rappresentanti nel consiglio direttivo, che resterà in carica per il prossimo quadriennio 2020-2024. Durante l’assemblea hanno espresso il loro voto attraverso una piattaforma di e-voting dedicata.
Ha aperto i lavori il presidente uscente Guido Carella e a seguire sono intervenuti i candidati ai vertici della Federazione Mario Mantovani, Antonella Portalupi e Roberto Beccari.
Carella cita l’Enciclica ‘Fratelli tutti’ di Papa Francesco per esaltare il lavoro come “dimensione irrinunciabile della vita sociale e mezzo per la crescita personale”. ‘Serve quindi sviluppare una crescita e un lavoro di qualità e in questo i manager hanno ruolo e responsabilità”.
Carella ha voluto congedarsi con un messaggio di bilancio ma anche di invito alla politica: “Lascio il mio incarico da presidente convinto di aver lavorato in continuità nella costruzione di un modello di ricambio della governance equo e sostenibile, in tutte le declinazioni della struttura organizzativa della nostra federazione, che potesse garantire nella continuità e per gli anni a venire la sostenibilità della nostra organizzazione. Ci aspetta una consiliatura importante. Tante e tanti dirigenti stanno lavorando tra mille difficoltà in un momento assai difficile, per gestire le conseguenze del Covid nelle aziende in cui lavorano. Manageritalia non li lascerà soli, visto che la sua mission è principalmente quella di tutelare e difendere la categoria’.
Per Mario Mantovani, vicepresidente di Manageritalia, il lavoro si è profondamente trasformato e la digitalizzazione accelererà ancora di più, “mettendo così ancora più in evidenza che quello del nostro Paese è un impianto normativo datato. Come manager – prosegue – ci focalizziamo, in particolare sulla distinzione tra lavoro autonomo e lavoro dipendente: categorie che avevano senso 10 anni fa, ma ora non più. E che vanno superate”.
Per Mantovani, si dovrebbe pensare ad una figura giuridica di ‘lavoro organizzato’ che metta insieme aspetti di flessibilità e di tutele. “Lo smart working ne è un esempio: un lavoro organizzato, ma in un modello di autonomia. In più -aggiunge Mantovani- dobbiamo pensare a quanto il lavoro autonomo sia stato usato nel nostro Paese per aggirare certe rigidità di regole: è il caso dell’uso improprio delle partite Iva”.
E.G.