Qualcosa si muove in Europa, e non solo. Ad appena una settimana dalle elezioni in Grecia, l’effetto Tsipras arriva al di là dell’Oceano, con la sorprendente presa di posizione di Barack Obama a favore di un allentamento del rigore nella politica economica Ue. In parallelo, sulla sponda europea ormai Jean Claude Junker, capo della Ue, sembra convinto che “rottamare” la troika in Grecia sia la sola strada percorribile. Una manovra a tenaglia, insomma , che si stringe attorno all’odiata Troika, e che potrebbe presto costringerla a rivedere programmi e poteri.
Ma se davvero le Tre parche (come qualcuno ama chiamare l’insieme di Fmi, Bce e Ue) hanno le ore contate, lo si capirà nei prossimi giorni, scanditi da incontri piuttosto importanti: domani Alexis Tsipras incontrera’ a Roma il premier Matteo Renzi, che e’ notoriamente a favore di una maggiore flessibilita’ dei vincoli europei. Dopidiche’ sarà a Bruxelles, da Junker. Mentre lunedì 9 Angela Merkel incontrerà Obama alla Casa Bianca. Viaggio già programmato da tempo, quello della Cancelliera, ma che acquista un senso diverso alla luce di quanto dichiarato oggi dal presidente Usa alla Cnn: “Non è possibile continuare a spremere Paesi che sono nel mezzo della depressione -ha scandito Obama rispondendo a una domanda sulla Grecia – a un certo punto, deve esserci una strategia di crescita che consenta che consenta loro di pagare i debiti per eliminare alcuni dei loro disavanzi”.
Il presidente ha ammesso che l’economia della Grecia ha “disperato bisogno” di riforme, ma ha anche avvertito che cambiamenti drastici sono difficili da realizzare in un’economia che traballa: “E’ dura avviare questi cambiamenti se gli standard di vita delle persone stanno calando del 25 per cento. Con il passare del tempo, alla fine, il sistema politico – la società – non può sostenerli”, ha spiegato l’inquilino della Casa Bianca.
Insomma, Obama ha detto quello che ormai tutti gli economisti sensati, di qualunque nazionalità ( gli americani in primo luogo, a partire dal premio Nobel Paul Krugman) stanno sostenendo: e cioè che e’ impossibile aspettarsi una ripresa economica dalla Grecia (così come da qualunque altro paese, Italia compresa) a meno che non si “allentino” i programmi di austerità. E’ quello che hanno fatto gli Usa negli ultimi cinque anni, col risultato che oggi l’economia statunitense vola. Diversamente, si ottiene invece solo ciò che il neo ministro greco dell’Economia, Yannis Varoufakis, sintetizza riferendosi a un mito greco, quello di Sisifo: costretto a spingere eternamente il masso che porta sulle spalle, senza mai arrivare alla meta. “Per Sisifo – ha detto Varoufakis a Le Monde – la strategia giusta sarebbe quella di smettere di spingere il suo masso, non quella di riportarlo ogni volta sulla cima della collina”. E ha proseguito: “Si è accettato di prestare alla Grecia ampie somme di denaro perché potesse pagare i debiti e nel contempo le si è chiesto di ridurre i redditi: non è una buona idea, si deve agire in modo più intelligente trovando un piano che vada nell’interesse dell’Europa, non solo della Grecia”. L’Europa, del resto, sembra condividere questa tesi. Così si possono interpretare le parole di Junker, riportate dal settimanale tedesco Hasselblatt, secondo il quale il presidente Ue ritiene necessario “trovare al più presto una alternativa migliore alla troika”.
“Non se ne vede la necessità”, è stata la gelida replica del portavoce del governo tedesco, ma dal fronte della commissione Ue è arrivata invece una conferma: “in futuro sarà necessario sostituire la Troika con qualcosa di più legittimo e rappresentativo” delle istituzioni democratiche, ha ribadito infatti il portavoce dell’esecutivo comunitario Margaritis Schinas, ricordando che nelle affermazioni programmatiche di Juncker all’Europarlamento, prima della ratifica della sua nomina a capo dell’esecutivo Ue, questo messaggio era già contenuto con chiarezza.
Vero: la differenza e’ che all’epoca era pura teoria, spalmata per di più su tempi non precisati; oggi c’e’ Alexis Tsipras, che dall’alto del suo successo politico afferma: “L’abolizione della Troika sarebbe un importante passo istituzionale per tutta la Ue”. E questo ripeterà mercoledì, quando incontrerà Junker a Bruxelles: sapendo, o quanto meno sperando, di aver trovato orecchie sensibili.
N.P.