La notizia è di quelle che colpiscono. La Telecom assumerà quattromila giovani under 30. Erano sette anni che questa grande azienda non assumeva, un ciclo si è invertito. Merito del Jobs Act? E’ quanto certamente dirà Matteo Renzi, qualcun altro preferirà dire che è la ripresa che comincia a farsi sentire anche nel settore delle telecomunicazioni. Le interpretazioni dell’origine del fatto contano poco, quello che interessa è che nel campo del lavoro le cifre non continuino a scendere, appunto, che qualcosa si sia invertito in questo ciclo economico. L’Istat fino all’ultima rilevazione sull’occupazione ha continuato a riscontare cifre in ribasso, ma l’ultimo dato si riferiva al dicembre del 2014. Con il nuovo anno la musica è destinata a cambiare e ancora di più cambierà nei mesi successivi. Da gennaio e’ infatti è entrata in vigore la defiscalizzazione dei nuovi contratti a tempo indeterminato, e questo non potrà non portare una crescita delle assunzioni, perché lo sgravio è importante, in grado di fare la differenza. E i numeri saranno significativi, perché è da credere che in attesa di questo sgravio molte aziende abbiano posticipato le loro assunzioni proprio per assicurarsi i maggiori benefici. Poi, dopo un paio di mesi, si avranno gli effetti del Jobs Act. Capire quanti saranno è arte divinatoria, ma si può dare per scontato che ci saranno, perché le modifiche della legislazione sono state tante, forse non tutte positive, come sottolineano i sindacati, ma ci sono state e non potranno non sprigionare delle conseguenze positive. Tanto più che l’economia, piano, molto piano, ancora a macchia di leopardo, ma comincia a cambiare di segno. Si moltiplicano gli indicatori positivi e questo alla fine avrà un riscontro anche sul piano dell’occupazione. Non subito, certo, perché ci sono da sanare le ferite di questi anni, e perché le imprese andranno avanti con piedi di piombo, ma alla fine non potrà mancare uno sviluppo anche dell’occupazione. Del resto, all’inizio della crisi l’occupazione, per motivi inversi, ha tenuto, le aziende hanno cercato in tutti i modi di mantenere il personale, restie per natura a fare a meno delle persone che hanno assunte e formato e che lavorano con loro da anni. Poi, è stato fatale, sono cominciati i licenziamenti, ma adesso si spera di cambiare pagina, anche se lentamente. Si spera soprattutto che l’esempio della Telecom sia seguito da altre aziende e diventi una realtà del nostro mercato del lavoro.
Intanto si complica, o meglio non si dipana il nodo dei rinnovi contrattuali. La stagione contrattuale sta per prendere il via, entro dicembre scadono i contratti di tutta l’industria, ma ancora non si sa come muoversi. La caduta drastica dell’inflazione ha eliminato la prospettiva di aumenti salariali come abbiamo avuto in passato, dato che i contratti nazionali hanno il compito di salvaguardare il potere di acquisto dei salari recuperato quanto perso con l’inflazione. Ma se inflazione non ci sarà, non ci sarà nemmeno nulla da rifondere. In più, c’è da tener conto che i vecchi contratti per un motivo o l’altro, molto per assicurare pace sociale, hanno previsto aumenti superiori alla crescita che c’è poi stata dell’inflazione. E’ evidente che non ci saranno restituzioni da parte dei lavoratori, ma il problema sussiste.
Che fare, allora? Le riunioni delle associazioni imprenditoriali che si stanno avvicinando per prime al momento della scadenza contrattuale hanno espresso una posizione abbastanza negativa, nel senso che è emersa una forte tentazione di non rinnovare i contratti o di farlo a crescita salariale zero. Questo però si scontra con una volontà tutta contraria dei sindacati, che non vogliono rinunciare alla contrattazione. Anche perché l’inflazione sarà anche stata prossima allo zero in questi mesi, ma i salari hanno sofferto molto, la perdita del valore del salario c’è stata, c’è stata una crescita del livello di tassazione. Basta dire che cresce esponenzialmente il numero delle famiglie prossime alla soglia di povertà, con percentuali incredibili in un paese forte e sviluppato come l’Italia.
La via di uscita ci sarebbe, quella di distribuire una parte della produttività guadagnata. In fin dei conti gli industriali metalmeccanici tedeschi con il loro primo accordo contrattuale hanno deciso aumenti salariali del 4,2% nonostante l’inflazione in Germania sia negativa, al -0,4%. Imitare i tedeschi? Il punto è che loro stanno distribuendo proventi da una crescita di produttività che c’è già stata e che adesso dà i suoi frutti anche ai lavoratori. A casa nostra dovremmo distribuire invece produttività ancora da avere ed è difficile che ciò avvenga. Le confederazioni per ora stanno a guardare, si consultano al loro interno, ma per il momento nessuna decisione sembra presa. Qualcosa però occorre fare, si deve trovare una via di uscita, perché la contrattazione è importante e non può essere saltata senza che si siano conseguenze anche sul livello di democrazia nel nostro paese, già a rischio.
Contrattazione:
Settimana ricca di incontri. Al termine del tavolo che l’Ad Marco Patuano di Telecom ha tenuto con le organizzazioni sindacali per illustrare il nuovo piano strategico 2015-2017, ha assicurato che l’azienda assumerà fino a 4mila giovani nell’arco di 3-4 anni, utilizzando i nuovi strumenti normativi che il governo sta mettendo a punto. Il target dei futuri lavoratori saranno giovani tecnici e laureati tra i 20 e i 30 anni. Per quanto riguarda gli investimenti in Italia del gruppo, nel triennio 2015-2017 saranno pari a circa 10 miliardi di euro, di cui circa 5 miliardi dedicati esclusivamente alla componente innovativa. Buone notizie anche per Fca: è stato infatti siglato un accordo tra la direzione del Lingotto e le organizzazioni sindacali Fim-Cisl Uilm-Uil Fismic Ugl Aqcf e le rappresentanze sindacali aziendali per una nuova organizzazione della turnistica e la stabilizzazione di oltre 1.000 contratti a tempo indeterminato. Per i sindacati di categoria, l’accordo costruisce i presupposti per far diventare Melfi lo stabilimento Fca con il più alto numero di occupati in Europa. Sul fronte dei bancari, durante l’incontro tra Abi e i sindacati del credito è stata sfiorata la rottura della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale, per via delle posizioni dell’Abi sulla parte economica. Secondo i sindacati, grazie alla loro volontà di esplorare tutte le strade percorribili, si è potuta continuare la trattativa. Per quanto riguarda l’Ilva di Taranto, l’azienda e sindacati di categoria hanno siglato un accordo per il rinnovo dei contratti di solidarietà. Grazie all’intesa, il numero massimo di lavoratori in esubero scende a circa 4mila unità. Altro incontro, stavolta preliminare, per il gruppo Alenia: l’azienda ha fornito ai sindacati alcune indicazioni di tendenza, non definitive, relativamente all’anno 2014 e le linee guida degli interventi per il prossimo anno. Infine, presso il ministero dello Sviluppo economico, si è svolto il secondo incontro sulla cessione dello stabilimento Ericsson di Marcianise alla Jabil. Per i sindacati metalmeccanici, con la cessione non solo non ci sarà lavoro per tutti, ma addirittura diminuirà, a fronte della diminuzione dei volumi produttivi nel prossimo triennio da parte di Ericsson.
Opinioni:
Pubblichiamo questa settimana un pezzo di Fernando Liuzzi sulla tempesta mediatica che ha investito il leader della Fiom, Maurizio Landini, a proposito di una sua eventuale discesa in politica. Le reazioni scaturite dalla notizia non si sono fatte attendere, accentuando in particolare lo scontro con il premier Matteo Renzi. Ma Landini nega di avere simili ambizioni politiche personali e promette che la sua trincea resterà il sindacato.
Documentazione:
È possibile consultare nel nostro sito il rapporto Istat sul commercio al dettaglio, sul fatturato dei servizi del IV trimestre 2014 e la proposta di legge Cisl di iniziativa popolare sul fisco.