Il nodo centrale delle relazioni industriali del nostro paese è ormai il contratto nazionale. E’ attorno a questo concetto che gira sia la trattativa dei metalmeccanici, arenatasi proprio mentre sembrava corresse verso l’accordo, sia il negoziato interconfederale, che non è mai partito, forse proprio a causa di questo nodo. E il contratto nazionale è un nodo perché industriali e sindacati dei lavoratori hanno in merito idee piuttosto confliggenti.
Gli imprenditori non vogliono abolirlo, tutt’altro. Confindustria insiste per mantenerlo in vita, non fosse che per il fatto che la grandissima parte delle aziende aderenti è di piccole dimensioni, piccole imprese e imprese micro, che non vogliono contrattare, soprattutto non vogliono il sindacato in fabbrica. Ma non vogliono nemmeno il contratto nazionale così come è adesso. Pensano – e Federmeccanica lo pensa da un anno- che non si debbano più dare soldi a quel livello, se non per i casi border line, per chi guadagna davvero poco. I soldi in più – pensano sempre gli industriali- i lavoratori devono “guadagnarseli”: il che significa che prima deve venire un guadagno per l’azienda in termini di maggiore produttività, quindi di maggiore competitività, e poi si pensa a spartirli con i lavoratori, ma a quel punto a livello, appunto, aziendale.
Il punto è che gli imprenditori, quelli metalmeccanici per primi (ma c’è da credere che molti degli altri non la pensino diversamente) credono che i contratti non debbano nemmeno servire a mantenere il potere d’acquisto dei salari in essere. Cioè, non ritengono che i contratti debbano recuperare quanto perso per l’inflazione.
Questo significa tenere in vita i contratti nazionali? Per i sindacati no. In effetti c’è da dire che i contratti nazionali non servono solo a distribuire quattrini, più o meno legati all’inflazione, ma anche a tante altre cose, le classificazioni, la distribuzione del tempo di lavoro, i diritti dell’individuo, alla formazione, allo studio, al tempo libero, alla cura dei parenti malati e così via. Ma al sindacato interessa più di tutto il salario. Susanna Camusso, al comitato centrale della Fiom è stata chiara, come ha riferito su Il diario del lavoro Nunzia Penelope. Dobbiamo dimostrare ai lavoratori, ha detto, che il contratto nazionale è importante e per questo va salvaguardato il potere di acquisto dei salari.
Il problema è venuto alla luce per i metalmeccanici, bloccando nei fatti la trattativa sul rinnovo, ma è stato un freno anche per il dialogo interconfederale, che forse non viene fatto partire proprio perché le parti non sanno bene cosa dirsi su questo punto per tutti centrale. Se non si sa cosa chiedere, e soprattutto su cosa ci si può mettere d’accordo, è inutile avviare un negoziato, perché vederlo abortire indebolirebbe entrambe le parti. Meglio far finta di niente e aspettare di vedere se c’è qualcuno che spariglia le carte.
Questo “qualcuno” potrebbero essere anche gli attori delle trattative per il contratto dei metalmeccanici. Martedì è in programma una riunione ristretta di carattere “politico“, ossia tra i vertici delle due parti: potrebbe anche accadere che si trovi la quadra per un accordo. Ma è difficile, anche perché Federmeccanica, riferiscono i sindacati, ha avvertito le proprie controparti che potrebbe anche rinunciare a chiedere l’allentamento del rapporto tra inflazione e crescita dei salari, ma in questo caso cadrebbe la sua offerta in termini di welfare contrattuale, ossia sanità e previdenza integrativa. Un baratto che i sindacati difficilmente possono accettare perché i lavoratori sono molto interessati al welfare contrattuale. Per la sanità, per fare un esempio, ci sarebbe in ballo il versamento di 160 euro annui a testa, destinati a una assicurazione che garantisca una maggiore copertura sanitaria al lavoratore e ai suoi famigliari. Non è molto, certo, ma in un momento in cui in Italia sempre piu’ persone non possono permettersi di curarsi, anche da malattie gravi, un aiuto in tal senso diventa molto importante. Di qui l’attaccamento al welfare contrattuale, magari rinunciando al recupero totale dell’inflazione, tanto più che questa non c’è o non c’è quasi più. Ma allora, cosa fare? A cosa rinunciare? O forse è possibile non rinunciare a nulla e andare avanti con le lotte? Certamente c’è chi pensa anche a questa opzione. Può essere che martedì ne sapremo qualcosa in più, ma comunque il momento è difficile, le relazioni industriali deperiscono, i rapporti in fabbrica peggiorano.
Ma non c’è solo l’industria in questa partita. L’artigianato, per esempio, sta per chiudere l’accordo con Cgil, Cisl e Uil sul modello contrattuale: un accordo innovativo, che riduce il numero dei comparti contrattuali da nove a quattro, e con grandi novita’ anche sul salario. In un momento in cui la tendenza generale è quella di ridurre la portata politica dei contratti, gli artigiani hanno dunque scommesso in senso contrario. L’accordo, che dovrebbe essere firmato nel giro di un paio di settimane, prevede infatti che siano le pareti sociali a indicare quale potrebbe essere l’inflazione nei successivi tre anni e a scandire in tal senso il recupero salariale, tenendo conto dell’andamento dell’economia in senso generale, della congiuntura nel settore e così via. No all’Ipca degli ultimi anni, quindi, no a formule astruse, no soprattutto a gettare alle ortiche il meccanismo di recupero dell’inflazione con i contratti nazionali. Gli artigiani pensano che in tal modo si possa ridare forza e centralità alle parti sociali, e sono disposti a cavalcare questa opportunità senza aspettare di vedere come si conclude la trattativa con la Confindustria.
Contrattazione
Questa settimana non ci sono stati passi in avanti rispetto alla contrattazione nazionale soprattutto per quanto riguarda l’accordo nazionale dei metalmeccanici. Il leader della Fiom, Maurizio Landini infatti, smentisce i giornali che riportano la notizia di un accordo imminente. Quello che è certo è che sembra non esserci nessuna intesa sui livelli dei salari e di inquadramento. I sindacati di categoria, Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil hanno presentato una piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale artigiani accorpando il settore tessile e chimico. Inoltre, hanno avanzato una seconda novità: la richiesta di introduzione dell’elemento perequativo di garanzia retributiva di 300 euro per le aziende di quei territori in cui non è praticata la contrattazione di 2°livello
Analisi
Bruno Ugolini commenta il film “In bici senza sella”: una cavalcata ironica, esagerata, grottesca, nel mondo ormai prevalente dei precari. Protagonisti, un gruppo di giovani che bussano alle porte del mondo del lavoro senza mai riuscire a varcarle.
La nota
Fernando Liuzzi, analizza la trattativa dei metalmeccanici a partire dalla relazione del comitato centrale della Fiom durante il quale Maurizio Landini fa il punto sulle difficoltà impreviste del negoziato. Nunzia Penelope riporta l’intervento di Susanna Camusso al Comitato Centrale della Fiom: la strada da seguire, per il segretario della Cgil, è quella di difendere il contratto nazionale come strumento di tutela del salario.
Interviste
Alessia Pontoriero ha intervistato il direttore delle Relazioni Industriali del Gruppo Electrolux in Italia, Marco Mondini a proposito dell’incontro al Mise con sindacati e Governo del 26 Ottobre scorso. I sindacati accusano il Govenro di aver fatto dei passi indietro rispetto all’accordo del 2014.
Nunzia Penelope intervista il segretario generale degli Edili Cgil, Alessandro Genovesi, sull’emergenza terremoto e sulle soluzioni che il governo sta mettendo in campo.
Il diario della crisi
Questa settimana mobilitazione contro la privatizzazione di Poste Italiane. Sciopero nazionale e manifestazioni in tutta Italia. I sindacati di categoria Slp Cisl, Slc Cgil, Failp Cisal, Confasal e Ugl Com sono preoccupati per le ricadute occupazionali legate alla privatizzazione. Il Gruppo Deoleo ha deciso di chiudere lo stabilimento Carapelli di Inveruno, che porterà al licenziamento di 98 dipendenti.
Documentazione
Nella sezione dedicata è possibile visionare i testi di alcune importanti provvedimenti pubblicati nella Gazzetta Ufficiale: il testo di legge n°199 (“caporalato”) in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo del settore agricolo; il testo del decreto interministeriale su settori e professioni caratterizzati dal tasso di disparità uomo-donna; il testo della legge n. 198 del 26 ottobre 2016 sulla riforma dell’editoria. Come di consueto è possibile trovare i dati Istat di questa settimana: i dati sul mercato immobiliare del II trimestre 2016; la nota mensile sull’economia italiana di ottobre; i dati su occupazione e disoccupazione di settembre e infine i dati sulle misure di produttività 1995-2015. E ancora, nella sezione e’ possibile consultare il testo ‘’bollinato’’ del Decreto Fiscale del governo, e la sentenza dell’Alta Corte britannica che rinvia al Parlamento la decisione su Brexit (testo originale in inglese).